La campagna Pro vita & famiglia contro l'aborto approda a Bisceglie

«Prenderesti mai del veleno?» lo slogan a supporto delle argomentazioni dell'associazione

giovedì 10 dicembre 2020
Lo slogan è di quelli destinati a far discutere: "Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva Ru486: mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo". La campagna nazionale #dallapartedelledonne, promossa da Pro vita & famiglia e partita lunedì 7 dicembre, ha fatto tappa anche a Bisceglie.

«Ora la pillola Ru486 si può assumere fino alla nona settimana e in day hospital senza ricovero per una decisione assunta dal ministro della salute Roberto Speranza con le nuove linee guida diffuse alla chetichella in agosto» è quanto sostenuto dall'associazione.

«Tutti si sono messi a festeggiare. Ma questa o è ignoranza o è frutto di una vergognosa manipolazione mediatica!» hanno denunciato. «Sapete che la Ru486 può causare emorragie, gravidanze extra uterine, infezioni, setticemie, distruzione del sistema immunitario, depressione e anche la morte? Per approfondimenti telefonare a Renate Klein, attivista pro-choice e femminista radicale.
Bisogna sapere che assumere la pillola Ru486 è dolorosissimo: sai quando inizi ma non sai quando finirà, possono passare tantissime ore, anche giornate intere prima che inizi il travaglio che provoca l'espulsione del bambino. Il 56% delle donne riconosce poi il figlio innegabilmente formato sulla propria mano o nel wc. E allora sì che il dolore è atroce, si è spesso da sole, in bagno, con la più grande bugia» hanno rimarcato i referenti biscegliesi di Pro vita & famiglia.

«È per questo che vogliamo risvegliare la conoscenza e le coscienze delle persone, perché non vengano raccontate falsità su questo farmaco tanto dannoso per le donne. Infine è da considerare che l'introduzione dell'aborto chimico ha aumentato il numero di abusi di donne costrette da uomini ad abortire. E a casa, con l'aborto fai da te, i casi cresceranno ancora. Le donne meritano una politica che davvero si occupi di loro. Noi saremo divulgatori culturali di quella controinformazione che racconta questa profonda ingiustizia sul corpo delle donne» hanno concluso.