La casa nuova della piccola Marianna e i troppi malintesi
Ecco come sono andati i fatti veramente
venerdì 1 dicembre 2017
07.00
Sono passati sei mesi da quando, con atto monocratico e foto di rito, veniva consegnata alla mamma della piccola Marianna un nuovo appartamento.
Una casa comunale che, dopo lunghi anni di difficile convivenza con un appartamento inadatto alle esigenze della ragazzina (disabile e non autosufficiente), avrebbe permesso alla piccola le cure necessarie ad una sopravvivenza dignitosa.
Mesi che, a chi deve affrontare nuovi problemi di salute ogni giorno e ha bisogno di ausili esterni, macchinari specifici e assistenza continua, pesano come secoli.
Affetta da una malattia cromosomica rara - la sindrome di Wolf Hirschhorn - Marianna ha un cuoricino che batte male, crisi diabetiche, convulsioni. Non parla, vede poco, si nutre come un neontato e soffre di infezioni ricorrenti delle vie respiratorie. Il quadro clinico è complesso.
Ultimamente ha preso a soffrire anche di crisi di apnea notturna, potenzialmente letali per il suo corpicino minato da troppi difetti. Le crisi - spiega la sua pediatra Pierangela Rana - potrebbero essere evitate con un respiratore, che nell'attuale casa, troppo piccola, troppo piena di scale e priva di ascensore, non entra.
Di qui la disperazione della famiglia e della dottoressa Rana, che ha fatto propria la causa da sempre: «Domani parto per l'India, che ogni anno raggiungo da medico volontario. Se mentre sono in missione la bambina muore, io denuncio l'intero comune di Bisceglie», dichiarava il 29 novembre.
Prima di spingersi a questo moto di rabbia, una serie di incontri: con il sindaco facente funzioni Vittorio Fata, l'assessore al centro storico Vincenzo Valente, l'assessore Paolo Ruggieri (che pur non essendo del ramo ha seguito sempre con molta dedizione il caso), diversi dipendenti e tecnici comunali. Obiettivo: rendere quanto prima possibile il trasferimento da via Armando Perotti a Largo Piazzetta, sede della nuova casa comunale assegnata alla famiglia.
La pediatra aveva scoperto che nella casa nuova, in cui la famiglia prevede di trasferirsi tra pochi giorni, non era possibile ancora stipulare un contratto con l'Italgas, perché il comune non aveva avviato le pratiche necessarie all'installazione dei contatori. Ecco così che la pediatra rimette in moto una macchina burocratica che pareva essersi arrestata da qualche tempo.
Gli amministratori hanno prontamente contattato l'Italgas: entro pochi giorni, assicurano, forniranno all'immobile un contatore. La procedura non era stata avviata perché gli appartamenti dello stabile di Largo Piazzetta non sono mai stati assegnati. In attesa del bando Iacp, era rimasto tutto congelato. La consegna delle chiavi alla famiglia Matteucci era stata perciò un'anticipazione, rischiosa dal momento in cui alla famiglia si offriva l'illusione di una soluzione immediata, che in realtà immediata non poteva essere.
Una banale concomitanza di eventi, poi, ha scatenato la bufera mediatica. È stato coinvolto nei fatti anche il comando della Polizia Locale, ignaro di quello che tra ufficio tecnico, famiglia Matteucci e assessorati vari stava accadendo.
La ripartizione economico - finanziaria, anch'essa all'oscuro di tutto il resto, nell'ambito di una campagna di accertamenti sull'occupazione abusiva degli immobili comunali, il 22 novembre aveva chiesto alla Polizia Locale di accertare se la casa di via Perotti 12, che all'ufficio risultava già sgomberata dalla famiglia Matteucci, fosse occupata da altri residenti. In vista di una riassegnazione, il controllo era imprescindibile.
Ecco così presentarsi due agenti, tra cui l'ispettore Nicola Di Lecce (da sempre vicino alla famiglia), a casa della piccola Marianna in data 30 novembre, per constatare che nel nuovo immobile di Largo Piazzetta 30 la famiglia non si è in realtà mai trasferita.
Qualcuno, nel panico generale del momento, ha creduto si trattasse di uno sfratto, anche perché la famiglia era stata più volte raggiunta dalla Polizia Locale per accertamenti. "Non puoi tenere i piedi in due case" le avevano fatto capire gli agenti, giustamente, nei ripetuti controlli. Ma, gioco forza, la famiglia si non era potuta trasferire.
Ora le valigie sono pronte e, a meno di nuovi intoppi, la casa sarà fruibile da qui a Natale. Con buona pace di tutti, verrà il momento del taglio di nastro. Sofferto come pochi ma più importante di mille altri.
Una casa comunale che, dopo lunghi anni di difficile convivenza con un appartamento inadatto alle esigenze della ragazzina (disabile e non autosufficiente), avrebbe permesso alla piccola le cure necessarie ad una sopravvivenza dignitosa.
Mesi che, a chi deve affrontare nuovi problemi di salute ogni giorno e ha bisogno di ausili esterni, macchinari specifici e assistenza continua, pesano come secoli.
Affetta da una malattia cromosomica rara - la sindrome di Wolf Hirschhorn - Marianna ha un cuoricino che batte male, crisi diabetiche, convulsioni. Non parla, vede poco, si nutre come un neontato e soffre di infezioni ricorrenti delle vie respiratorie. Il quadro clinico è complesso.
Ultimamente ha preso a soffrire anche di crisi di apnea notturna, potenzialmente letali per il suo corpicino minato da troppi difetti. Le crisi - spiega la sua pediatra Pierangela Rana - potrebbero essere evitate con un respiratore, che nell'attuale casa, troppo piccola, troppo piena di scale e priva di ascensore, non entra.
Di qui la disperazione della famiglia e della dottoressa Rana, che ha fatto propria la causa da sempre: «Domani parto per l'India, che ogni anno raggiungo da medico volontario. Se mentre sono in missione la bambina muore, io denuncio l'intero comune di Bisceglie», dichiarava il 29 novembre.
Prima di spingersi a questo moto di rabbia, una serie di incontri: con il sindaco facente funzioni Vittorio Fata, l'assessore al centro storico Vincenzo Valente, l'assessore Paolo Ruggieri (che pur non essendo del ramo ha seguito sempre con molta dedizione il caso), diversi dipendenti e tecnici comunali. Obiettivo: rendere quanto prima possibile il trasferimento da via Armando Perotti a Largo Piazzetta, sede della nuova casa comunale assegnata alla famiglia.
La pediatra aveva scoperto che nella casa nuova, in cui la famiglia prevede di trasferirsi tra pochi giorni, non era possibile ancora stipulare un contratto con l'Italgas, perché il comune non aveva avviato le pratiche necessarie all'installazione dei contatori. Ecco così che la pediatra rimette in moto una macchina burocratica che pareva essersi arrestata da qualche tempo.
Gli amministratori hanno prontamente contattato l'Italgas: entro pochi giorni, assicurano, forniranno all'immobile un contatore. La procedura non era stata avviata perché gli appartamenti dello stabile di Largo Piazzetta non sono mai stati assegnati. In attesa del bando Iacp, era rimasto tutto congelato. La consegna delle chiavi alla famiglia Matteucci era stata perciò un'anticipazione, rischiosa dal momento in cui alla famiglia si offriva l'illusione di una soluzione immediata, che in realtà immediata non poteva essere.
Una banale concomitanza di eventi, poi, ha scatenato la bufera mediatica. È stato coinvolto nei fatti anche il comando della Polizia Locale, ignaro di quello che tra ufficio tecnico, famiglia Matteucci e assessorati vari stava accadendo.
La ripartizione economico - finanziaria, anch'essa all'oscuro di tutto il resto, nell'ambito di una campagna di accertamenti sull'occupazione abusiva degli immobili comunali, il 22 novembre aveva chiesto alla Polizia Locale di accertare se la casa di via Perotti 12, che all'ufficio risultava già sgomberata dalla famiglia Matteucci, fosse occupata da altri residenti. In vista di una riassegnazione, il controllo era imprescindibile.
Ecco così presentarsi due agenti, tra cui l'ispettore Nicola Di Lecce (da sempre vicino alla famiglia), a casa della piccola Marianna in data 30 novembre, per constatare che nel nuovo immobile di Largo Piazzetta 30 la famiglia non si è in realtà mai trasferita.
Qualcuno, nel panico generale del momento, ha creduto si trattasse di uno sfratto, anche perché la famiglia era stata più volte raggiunta dalla Polizia Locale per accertamenti. "Non puoi tenere i piedi in due case" le avevano fatto capire gli agenti, giustamente, nei ripetuti controlli. Ma, gioco forza, la famiglia si non era potuta trasferire.
Ora le valigie sono pronte e, a meno di nuovi intoppi, la casa sarà fruibile da qui a Natale. Con buona pace di tutti, verrà il momento del taglio di nastro. Sofferto come pochi ma più importante di mille altri.