La Cgil sulla chiusura dei Cas di Bisceglie: «A rischio l'accoglienza e i posti di lavoro»

Abbascià: «Un patrimonio per la collettività da non disperdere»

martedì 4 giugno 2019 19.17
«Sono circa 50 gli operatori coinvolti dalla chiusura dei due Cas attivi sul territorio di Bisceglie e gestiti dalla Cooperativa Oasi2 e dalla Cooperativa Medihospes, operanti dal 2014. Anche questi sono gli effetti dei tagli contenuti nel Decreto sicurezza che oltre a mettere a rischio l'accoglienza creano incertezza sul futuro lavorativo di molti professionisti». Liana Abbascià, segretario generale della Fp Cgil Bat, ha commentato così la notizia del trasferimento nel Cara di Bari degli ospiti accolti in entrambi i Cas.

«Si tratta di figure che con il proprio impegno hanno garantito un valido supporto ai processi di accoglienza e integrazione che si sono avuti nella nostra provincia e che ora devono in qualche modo essere ricollocate perché è per la collettività un patrimonio da non disperdere. Già nei mesi scorsi la Fp Cgil nazionale aveva lanciato l'allarme su quello che si sarebbe verificato con il decreto sicurezza in termini di esubero di personale e di perdita di posti di lavoro oltre che naturalmente di annullamento di politiche finalizzate alla convivenza e all'integrazione generando sentimenti di xenofobia e razzismo» ha aggiunto.

«Il decreto ha svilito il ruolo stesso del servizio pubblico rappresentato nei Cas da educatori, infermieri, medici, assistenti sociali, psicologi e mediatori interculturali che con le nuove misure non vengono più messi nelle condizioni di poter lavorare. A Bisceglie, per esempio, questo gruppo di professionisti ha visto in cinque anni di lavoro passare quasi 500 persone di diverse nazionalità, molti anche minori non accompagnati che grazie ai progetti di accoglienza messi in campo sono riusciti ad inseriti in percorsi formativi con occasioni occupazionali. Una serie di possibilità ormai perse per molti. Oltre naturalmente ai cinquanta operatori che ora diventano risorse professionali da reinvestire, senza tentennamenti» ha concluso Abbascià.