«La mia vita è cambiata ma rifarei tutto». Parla il buttafuori ferito a Bisceglie nel 2016
Savio Caccavo si racconta in un'intervista. L'appello: «Chiedo solo di lavorare e poter vivere dignitosamente»
venerdì 8 ottobre 2021
10.00
Fu suo malgrado protagonista di uno dei più cruenti fatti di sangue avvenuti a Bisceglie nell'ultimo decennio. La sua vita, da quel 12 agosto del 2016, è cambiata in modo radicale. Savio Caccavo, l'ex buttafuori originario di Andria e residente a Corato ferito gravemente a colpi di pistola nei pressi dell'ingresso di un locale della movida biscegliese da alcuni individui che aveva allontanato poco prima ritenendoli degli spacciatori ha deciso di raccontare la sua vicenda rilasciando un'intervista al portale Fanpage.it (clic per saperne di più).
L'uomo, impegnato nel servizio d'ordine al "Toma la luna", sulla panoramica Umberto Paternostro, fu raggiunto da quattro proiettili a bruciapelo: colpito al polmone, all'intestino, alla gamba sinistra e al fegato, Caccavo finì in coma. Una situazione dalla quale ha faticato parecchio per ristabilirsi e le cui conseguenze sono tangibili: per camminare indossa un tutore e sconta dei problemi respiratori.
Tre dei quattro soggetti (tutti biscegliesi) indagati per quell'agguato sono stati condannati in primo grado fra rito ordinario e abbreviato mentre un altro è stato ritenuto estraneo ai fatti benché presente fisicamente nel luogo dell'aggressione, frutto secondo quanto ricostruito di una rivalsa per la precedente cacciata dal locale.
«Non ho più trovato lavoro e non riesco a trovarlo. C'è stato un processo, ci sono state delle condanne ma io non ho ricevuto alcun risarcimento. Nessuno mi ha aiutato» ha spiegato Caccavo con voce ferma e grande compostezza.
«Vivo di una rendita di 500 euro al mese derivante dall'invalidità e non posso mantenere la mia famiglia. Chiedo alle istituzioni di non essere dimenticato. Rifarei ciò che ho fatto ma vorrei che qualcuno mi dia una mano per riconquistare la mia libertà, il mio orgoglio, e per evitare che questa mia condizione si ripercuota su mio figlio» ha aggiunto.
L'auspicio è che l'intervista possa dare risalto alla storia dell'uomo e consentirgli di reperire un impiego sulla base delle qualità umane e dei valori dimostrati. Definito "eroe" nel 2016, Savio Caccavo è oggi una persona che chiede solo di poter lavorare e vivere dignitosamente. Sarebbe emblematico e molto significativo se questo lavoro lo trovasse grazie a un imprenditore biscegliese.
Immagine da Fanpage.it
L'uomo, impegnato nel servizio d'ordine al "Toma la luna", sulla panoramica Umberto Paternostro, fu raggiunto da quattro proiettili a bruciapelo: colpito al polmone, all'intestino, alla gamba sinistra e al fegato, Caccavo finì in coma. Una situazione dalla quale ha faticato parecchio per ristabilirsi e le cui conseguenze sono tangibili: per camminare indossa un tutore e sconta dei problemi respiratori.
Tre dei quattro soggetti (tutti biscegliesi) indagati per quell'agguato sono stati condannati in primo grado fra rito ordinario e abbreviato mentre un altro è stato ritenuto estraneo ai fatti benché presente fisicamente nel luogo dell'aggressione, frutto secondo quanto ricostruito di una rivalsa per la precedente cacciata dal locale.
«Non ho più trovato lavoro e non riesco a trovarlo. C'è stato un processo, ci sono state delle condanne ma io non ho ricevuto alcun risarcimento. Nessuno mi ha aiutato» ha spiegato Caccavo con voce ferma e grande compostezza.
«Vivo di una rendita di 500 euro al mese derivante dall'invalidità e non posso mantenere la mia famiglia. Chiedo alle istituzioni di non essere dimenticato. Rifarei ciò che ho fatto ma vorrei che qualcuno mi dia una mano per riconquistare la mia libertà, il mio orgoglio, e per evitare che questa mia condizione si ripercuota su mio figlio» ha aggiunto.
L'auspicio è che l'intervista possa dare risalto alla storia dell'uomo e consentirgli di reperire un impiego sulla base delle qualità umane e dei valori dimostrati. Definito "eroe" nel 2016, Savio Caccavo è oggi una persona che chiede solo di poter lavorare e vivere dignitosamente. Sarebbe emblematico e molto significativo se questo lavoro lo trovasse grazie a un imprenditore biscegliese.
Immagine da Fanpage.it