La regola del 9. La ricetta per essere un antidivo felice
Lorenzo Bernardi si racconta a Libri nel borgo antico
domenica 25 agosto 2019
15.57
I giovani che lo hanno visto sbucare dal dietro le quinte di Piazza Castello durante la rassegna Libri nel borgo antico 2019 non hanno mai potuto immaginare di aver davanti a loro un monumento nazionale, un uomo capace di conquistare tutto nel mondo della pallavolo, specialmente l'affetto incondizionato di giornalisti ed addetti ai lavori. Eppure pochi come Lorenzo "Lollo" Bernardi si considerano ancora semplici ed umili ragazzi che hanno fatto nella vita quello che più piaceva loro, scevro da ogni mania di protagonismo.
Eppure il curriculum di questo atleta parla da sé: nove scudetti, cinque Coppe Italia, tre Supercoppe nazionali, quattro CEV Champions League, due Coppe delle coppe, tre Coppe CEV (attualmente Challenge cup), due Supercoppe europee, due titoli mondiali e tre titoli europei con la nazionale nonché medaglia d'argento alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Tanti onori e tanti trionfi che per Bernardi sono poco nella vita. Perché si guarda sempre avanti, alla prossima schiacciata, sempre al prossimo istante. Festeggiamenti archiviati in fretta per poter pensare a quello che verrà.
Questo è il messaggio che viene recepito dal suo libro "La regola del nove. Come sono diventato Mister secolo" edito da ROI edizioni e presentato in occasione della frizzante rassegna letteraria nella seconda serata di sabato 24. Incalzato dalle domande del cronista di Sky Giuseppe Simone, Mister Secolo ha spiegato al pubblico le fondamenta di questo lavoro scritto con la collaborazione di Serena Piazza: «Ho accettato di scrivere il libro dopo molti inviti di altre case editrici poiché non volevo riportare una biografia normale del classico atleta che si racconta. Sono cose, sì importanti, ma facilmente accessibili a tutti con le tecnologie moderne. La ROI voleva cercare invece andare a fondo, voleva raccontare come ho fatto determinate cose per raggiungere determinati risultati. Il come facciamo il nostro cambiamento fornisce un'impronta diversa e fa la differenza. Lo dico sempre ai ragazzi che alleno: bisogna decidere di vivere o di sopravvivere. E io ho scelto di vivere appieno».
Un libro didattico e quindi idoneo come testo scolastico, ha affermato Simone durante l'intervista all'attuale coach della Sir Safety Perugia. Un manuale che ti permette di diventare davvero grande non solo in campo sportivo ma nella vita. Ed è proprio per l'esempio dato dentro e fuori dal parquet Bernardi è stato insignito del titolo di miglior pallavolista del ventesimo secolo. Il traguardo più importante pur tuttavia ricevuto nel momento più triste della storia: «Il giorno in cui ho ricevuto quel riconoscimento ho vissuto sia un attimo di gioia che uno di dolore. Ero entusiasta del titolo di miglior pallavolista del secolo; ero agli allenamenti in vista del campionato europeo e un emissario della FIVB mi contattò per darmi l'annuncio. Poche ore dopo appresi invece una notizia dolorosa che aveva sconvolto tutto il mondo, non solo me. Quel giorno era l'11 settembre del 2001».
Una carriera fatta di successi ma nel percorso non sono mancati gli ostacoli quali difficoltà, sconfitte ed infortuni sempre serviti per riemergere. Anche se un piccolo cruccio indelebile Bernardi ce l'ha e sarà per tutta la vita. «Il mio rimpianto più grande è rappresentato dalle Olimpiadi, mai vinte. Quel giorno dell'estate 1996 lo ricordo ancora e non meritavamo la sconfitta in finale contro l'Olanda dopo tutto quello che era stato fatto, sia a livello individuale che di squadra. Adesso ho imparato meglio a metabolizzarlo, però all'impatto è stato difficile digerire quella sconfitta ed accettarla. Pensando che a Barcellona invece ci eravamo fermati ai quarti di finale affrontando squadre di livello sopraffino».
Eppure il curriculum di questo atleta parla da sé: nove scudetti, cinque Coppe Italia, tre Supercoppe nazionali, quattro CEV Champions League, due Coppe delle coppe, tre Coppe CEV (attualmente Challenge cup), due Supercoppe europee, due titoli mondiali e tre titoli europei con la nazionale nonché medaglia d'argento alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Tanti onori e tanti trionfi che per Bernardi sono poco nella vita. Perché si guarda sempre avanti, alla prossima schiacciata, sempre al prossimo istante. Festeggiamenti archiviati in fretta per poter pensare a quello che verrà.
Questo è il messaggio che viene recepito dal suo libro "La regola del nove. Come sono diventato Mister secolo" edito da ROI edizioni e presentato in occasione della frizzante rassegna letteraria nella seconda serata di sabato 24. Incalzato dalle domande del cronista di Sky Giuseppe Simone, Mister Secolo ha spiegato al pubblico le fondamenta di questo lavoro scritto con la collaborazione di Serena Piazza: «Ho accettato di scrivere il libro dopo molti inviti di altre case editrici poiché non volevo riportare una biografia normale del classico atleta che si racconta. Sono cose, sì importanti, ma facilmente accessibili a tutti con le tecnologie moderne. La ROI voleva cercare invece andare a fondo, voleva raccontare come ho fatto determinate cose per raggiungere determinati risultati. Il come facciamo il nostro cambiamento fornisce un'impronta diversa e fa la differenza. Lo dico sempre ai ragazzi che alleno: bisogna decidere di vivere o di sopravvivere. E io ho scelto di vivere appieno».
Un libro didattico e quindi idoneo come testo scolastico, ha affermato Simone durante l'intervista all'attuale coach della Sir Safety Perugia. Un manuale che ti permette di diventare davvero grande non solo in campo sportivo ma nella vita. Ed è proprio per l'esempio dato dentro e fuori dal parquet Bernardi è stato insignito del titolo di miglior pallavolista del ventesimo secolo. Il traguardo più importante pur tuttavia ricevuto nel momento più triste della storia: «Il giorno in cui ho ricevuto quel riconoscimento ho vissuto sia un attimo di gioia che uno di dolore. Ero entusiasta del titolo di miglior pallavolista del secolo; ero agli allenamenti in vista del campionato europeo e un emissario della FIVB mi contattò per darmi l'annuncio. Poche ore dopo appresi invece una notizia dolorosa che aveva sconvolto tutto il mondo, non solo me. Quel giorno era l'11 settembre del 2001».
Una carriera fatta di successi ma nel percorso non sono mancati gli ostacoli quali difficoltà, sconfitte ed infortuni sempre serviti per riemergere. Anche se un piccolo cruccio indelebile Bernardi ce l'ha e sarà per tutta la vita. «Il mio rimpianto più grande è rappresentato dalle Olimpiadi, mai vinte. Quel giorno dell'estate 1996 lo ricordo ancora e non meritavamo la sconfitta in finale contro l'Olanda dopo tutto quello che era stato fatto, sia a livello individuale che di squadra. Adesso ho imparato meglio a metabolizzarlo, però all'impatto è stato difficile digerire quella sconfitta ed accettarla. Pensando che a Barcellona invece ci eravamo fermati ai quarti di finale affrontando squadre di livello sopraffino».