La rivincita di padre Onofrio Cannato
Ad Altipiani di Arcinazzo, nel Lazio, il 'prete buono' accoglie i profughi in parrocchia
mercoledì 24 gennaio 2018
8.45
Che padre Onofrio Cannato fosse un uomo di fede speciale, se n'erano accorti tutti.
Se n'erano accorti i parrocchiani di San Vincenzo de Paoli, che il 16 settembre 2015 lo salutarono con i lucciconi agli occhi a seguito del suo forzato e mai motivato allontanamento da Bisceglie. Se n'erano accorti i referenti Caritas parrocchiali, che aveva guidato egregiamente da coordinatore cittadino, avviando le premesse a tante iniziative successive.
Se ne accorgono, ora, anche i cittadini di Altipiani di Arcinazzo (nei pressi di Fiuggi), dove padre Onofrio si prende cura ogni giorno dei profughi inviati in massa dalla prefettura al Cara del posto.
A tutti, come riportano le cronache nazionali degli ultimi giorno, padre Onofrio offre accoglienza in parrocchia, in quella chiesetta silenziosa a 900 metri di altezza tra la Ciociaria e la provincia di Roma in cui era stato spedito come un pacco, all'improvviso.
La sua rivincita, padre Onofrio continua a prendersela ogni giorno, costruendo quelle storie di quotidiana bellezza che gli hanno meritato il titolo di 'prete buono'.
Ad Altipiani di Arcinazzo, che conta appena 200 anime residenti, una unica strada e un solo bar, sono stati destinati ben 100 richiedenti asilo. Nonostante le resistenze del primo cittadino, non c'è stato verso: il piccolo comune laziale era destinato a battere ogni record di sproporzione tra residenti ed immigrati.
Ospiti di un complesso residenziale gestito da una cooperativa romana di solida esperienza, i migranti vivono tutto il giorno nell'attesa della commissione interprovinciale.
Bighellonano, guardano il cielo. O stanno con lui, con quel vincenziano mandato a svernare nel Lazio più remoto, che invece sta attirando l'attenzione della stampa italiana per l'esempio di solidarietà cristiana che sta offrendo alla comunità locale e a chi vive il purgatorio dell'attesa di una nuova cittadinanza.
Se n'erano accorti i parrocchiani di San Vincenzo de Paoli, che il 16 settembre 2015 lo salutarono con i lucciconi agli occhi a seguito del suo forzato e mai motivato allontanamento da Bisceglie. Se n'erano accorti i referenti Caritas parrocchiali, che aveva guidato egregiamente da coordinatore cittadino, avviando le premesse a tante iniziative successive.
Se ne accorgono, ora, anche i cittadini di Altipiani di Arcinazzo (nei pressi di Fiuggi), dove padre Onofrio si prende cura ogni giorno dei profughi inviati in massa dalla prefettura al Cara del posto.
A tutti, come riportano le cronache nazionali degli ultimi giorno, padre Onofrio offre accoglienza in parrocchia, in quella chiesetta silenziosa a 900 metri di altezza tra la Ciociaria e la provincia di Roma in cui era stato spedito come un pacco, all'improvviso.
La sua rivincita, padre Onofrio continua a prendersela ogni giorno, costruendo quelle storie di quotidiana bellezza che gli hanno meritato il titolo di 'prete buono'.
Ad Altipiani di Arcinazzo, che conta appena 200 anime residenti, una unica strada e un solo bar, sono stati destinati ben 100 richiedenti asilo. Nonostante le resistenze del primo cittadino, non c'è stato verso: il piccolo comune laziale era destinato a battere ogni record di sproporzione tra residenti ed immigrati.
Ospiti di un complesso residenziale gestito da una cooperativa romana di solida esperienza, i migranti vivono tutto il giorno nell'attesa della commissione interprovinciale.
Bighellonano, guardano il cielo. O stanno con lui, con quel vincenziano mandato a svernare nel Lazio più remoto, che invece sta attirando l'attenzione della stampa italiana per l'esempio di solidarietà cristiana che sta offrendo alla comunità locale e a chi vive il purgatorio dell'attesa di una nuova cittadinanza.