La storia di Ringo non finisce qui: ora è caccia al colpevole

Volontari sul piede di guerra, chiedono la certezza della pena per gli autori di crimini contro gli animali

venerdì 19 gennaio 2018 8.19
A cura di Serena Ferrara
L'incredibile vicenda di Ringo, il cane "di tutti e di nessuno" diventato simbolo della lotta al randagismo e della libera convivenza tra uomo e cane nel rispetto delle reciproche differenze, ha scatenato una giusta bufera social tra i biscegliesi che lo conoscevano e lo amavano.

Ringo era un simbolo, distrutto per l'incoscienza - aggravata o meno da preterintenzionalità non fa alcuna differenza - di qualcuno. Nel suo ultimo viaggio, dalle cliniche Einaudi e Pingry di Bari a Bisceglie, ha lasciato in tanti con il filo sospeso.

Chi è andato a salutarlo "al garage", a dargli un'ultima carezza, ha capito di aver perso un amico, un punto di riferimento affettuoso, un modello di libertà. E ha capito di averlo perso perché ancora non esiste una puntuale presa di coscienza del vero problema: chi maltratta gli animali non è punito a dovere.

Il maltrattamento di animali, in diritto penale, è il reato previsto dall'articolo 544-ter del codice penale ai sensi del quale "chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5000 a 30 mila euro".
La pena è aumentata della metà se dai fatti cui al primo comma deriva la morte dell'animale.

Sebbene le telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso la scena non siano riuscite ad inquadrare la targa della vettura che avrebbe investito l'animale, i volontari del parco solidale "Noi" che hanno assistito il cane in tutta la lunga agonia, non si danno per vinti.

Cercheranno ogni traccia per smascherare il colpevole e far sì che, anche nella disgrazia, Ringo possa restare un simbolo. Questa volta, simbolo della certezza della pena nei confronti di chi commette un reato grave come gli altri.

LE REGOLE PER DENUNCIARE UN REATO COMMESSO NEI CONFRONTI DI UN ANIMALE


ESPOSTO: è una richiesta di intervento, di controllo da parte degli organi di Polizia Giudiziaria (Polizia Locale, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale) o di avvio di un'indagine: l'autore dell'esposto si limita a segnalare il fatto, poi la polizia decide che tipo di misure prendere - se indagare, se applicare una multa, o se esistano i presupposti per un reato passabile di querela, o di denuncia.

DENUNCIA: consiste in un'esposizione di fatti di cui si è stati testimoni e può essere effettuata da chiunque abbia notizia di un reato perseguibile anche in assenza al momento di colpevoli identificabili

Denunce e querele possono essere depositate presso cancelleria della Procura, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo forestale dello stato, Polizia Locale, Polizia provinciale. Anche in assenza di guardie zoofile sul territorio, è possibile sollecitare l'intervento di un qualsiasi organo di polizia.

I reati relativi al maltrattamento e all'abbandono di animali sono reati perseguibili d'ufficio: l'autorità competente, una volta venuta a conoscenza del fatto (tramite denuncia o relazione) ha quindi il dovere di indagare anche in assenza di altro impulso da parte di terzi eventualmente offesi.