La testimonianza di Federica Angeli a Bisceglie: il giornalismo antimafia e la funzione sociale della denuncia pubblica

Le vicissitudini della cronista romana raccontate nella suo ultimo libro dal titolo "A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta"

sabato 10 novembre 2018 16.53
A cura di Mauro Angarano
Venerdì 9 novembre, nelle sale del Bookstore Mondadori, dinanzi a un folto pubblico e alle rappresentanze istituzionali locali, la Fidapa, in collaborazione col comune di Bisceglie, ha presentato l'evento dal titolo "Legalità e Verità. Quando il giornalismo è donna".
Oggetto dell'incontro il libro autobiografico "A mano disarmata" della cronista di Repubblica Federica Angeli, nel quale l'autrice racconta in prima persona le peripezie sorte a seguito delle indagini sul clan Spada di Ostia Lido.
Un lavoro di indagine certosino che ha portato la giornalista a vivere perennemente sotto scorta a discapito della sua vita familiare e di libera cittadina.

La genesi di questa vicenda ha luogo nel 2013, precisamente sui lidi di Ostia, quando la cronista, con telecamera al seguito, ha cominciato a indagare su un chiosco in odor di mafia. La struttura si rivelerà gestita dal clan Spada. Non senza difficoltà Federica Angeli è riuscita a intervistare il responsabile dell'attività commerciale ricevendo minacce esplicite degne di un'organizzazione mafiosa.
L'omertà tra la gente e la complicità del municipio hanno costituito un sottobosco all'indagine che è però proseguita, svelando la ragnatela di contatti tra il clan e alcune figure dello Stato.

Una battaglia combattuta su ogni lato, quella di Angeli, che dopo la denuncia per una sparatoria avvenuta sotto casa è stata oggetto di minacce di morte. Serie intimidazioni che l'hanno condotta alla scorta permanente.

Il clima creatosi ha dato il via, per pardosso, all'eterogenesi dei fini, cioè a dare grande risalto al clima mafioso imperante ad Ostia. Le luci della ribalta e gli interventi dello Stato dopo il pericolo di morte attestatosi hanno permesso di alzare quel velo di complicità e silenzio che covava tra la popolazione.

Le innumerevoli denunce contro il clan Spada di singoli cittadini ostiensi hanno ribaltato il destino del municipio romano, così come la raffica di sequestri effettuati dalla magistratura e la presenza massiccia dello Stato ha dato un colpo mortale alle famiglie mafiose. Una vittoria della gente e della legalità partita da una donna e dalla sua penna, ancora da combattere ma in fase avanzata verso la vittoria finale. Come disse Falcone, il magistrato vittima di CosaNostra, la mafia essendo un fenomeno umano avrà una suo termine nel mondo.