Lavoro di cura: nel 2024 il 75% è stato svolto solo da donne

Dopo le feste natalizie necessario interrogarsi sulle soluzioni al lavoro domestico non retribuito. Le riflessioni dell’Assessora alle Pari Opportunità Rigante e del Collettivo Ziwanda

giovedì 9 gennaio 2025 10.45
A cura di Serena De Musso
Il lavoro di cura affidato tacitamente alle donne durante le feste natalizie rappresenta una consuetudine, uno stereotipo culturale che primo tra tutti ancora è duro a smantellarsi. Terminate le feste natalizie è ora di riflessioni aperte da parte della comunità biscegliese: sono vacanze davvero per tutte?

Pranzi infiniti, cene abbondanti, momenti di convivialità organizzati nei minimi dettagli in cui tutta la famiglia si riunisce attorno ad un tavolo: le diseguaglianze strutturali legate al lavoro di cura non retribuito sono amplificate. Ma sulle spalle di chi grava la responsabilità domestica di organizzazione? Chi svolge il lavoro sommerso preparativo non riconosciuto e quindi, ovviamente, non retribuito? A questa domanda purtroppo la risposta continua ad essere una e una sola: le figure femminili.

«Le festività, spesso idealizzate come momenti di gioia e convivialità, rappresentano per molte donne un ulteriore aggravio di responsabilità legate all'organizzazione e gestione di pranzi, cene e attività familiari. Questo fenomeno si inserisce in un contesto più ampio e sistemico, dove il 75% del lavoro di cura non retribuito in Italia è svolto da donne (fonte Indagine per la valorizzazione del lavoro di cura in Italia) - ha commentato il gruppo Ziwanda, collettivo transfemminista cittadino -. La svalutazione di questo lavoro, alimentata dalla percezione che non richieda particolari competenze, si traduce in una cronica invisibilità economica e sociale». «È fondamentale ricordare che il lavoro di cura costituisce il pilastro invisibile delle nostre economie, garantendo il funzionamento delle famiglie e, in ultima analisi, del sistema produttivo stesso. Tuttavia, la disparità di genere resta evidente: a livello globale, le donne dedicano quasi tre volte più tempo al lavoro di cura non retribuito rispetto agli uomini».

Pensare globale agire locale: fondamentale, per il collettivo, che la vertenza venga declinata sulla comunità biscegliese tutta in modo tale da garantire una maggiore equità partendo dalle donne della città. «In un momento storico in cui il dibattito internazionale sul valore del lavoro di cura sta acquisendo rilevanza, è necessario che anche a livello locale e comunitario si promuova una revisione culturale e politica. Le cinque "R" proposte dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro "riconoscere, ridurre, ridistribuire, ricompensare e rappresentare" il lavoro di cura costituiscono un modello da seguire per superare la disparità attuale».

«Si tratta di una consuetudine che limita le possibilità di emancipazione femminile riducendo la libertà di scelta ed autodeterminazione in campo professionale e lavorativo e non viene neppure riconosciuto come bagaglio esperienziale – ha raccontato l'Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Bisceglie, Roberta Rigante -. Gli strumenti per sostenere, per supportare le famiglie nel lavoro di cura esistono, però purtroppo c'è ancora un retaggio culturale molto forte che vede le donne destinate al lavoro di cura familiare, siano essi i minori che gli anziani o i componenti del nucleo con disabilità». «Ne abbiamo avuto conferma durante l'emergenza Covid – ha proseguito l'Assessora -, quando il peso della cura familiare si è fatto prepotentemente grave e pesante sulle donne, e continua così, specie durante periodi particolari come quelli festivi. La via per alleggerire questo fardello è incrementare gli strumenti di conciliazione vita/lavoro»

Molte le strategie attuate dal Comune di Bisceglie per fronteggiare le necessità della comunità locale: «Abbiamo intercettato i fondi PNRR per la realizzazione sul territorio di nuovi asili nido e nuove mense con l'intento di aiutare le donne che decidono di voler lavorare a coniugare il proprio lavoro, il proprio impegno professionale o lavorativo con la vita personale e il desiderio di maternità legittimo. Inoltre, esistono diversi strumenti per sostenere la cura degli over 65 e delle persone con disabilità, servizi ai quali si accede tramite la PUA comunale». Dietro tali scelte strategiche ben calibrate, ha raccontato Rigante, vi è una precisa volontà politica condivisa: sollecitare la crescita economica della comunità biscegliese, offrendo alle donne l'opportunità di autodeterminarsi.

«Ribadiamo la necessità di redistribuire equamente il carico del lavoro di cura e di riconoscerne il valore economico e sociale – le parole del collettivo Ziwanda -. Questa battaglia non riguarda solo la parità di genere, ma è una questione di giustizia e sostenibilità per l'intera società. Invitiamo tuttɜ a riflettere, specie in questo periodo dopo le festività, su come possiamo riorganizzare le nostre vite e comunità affinché il lavoro di cura non resti un fardello individuale, ma diventi una responsabilità condivisa». «Vogliamo offrire alle donne biscegliesi la possibilità di scegliere, che purtroppo ancora oggi non è del tutto scontata. Vogliamo che lavorare, studiare o fare "solo" la mamma non sia una decisione scontata o imposta dall'alto, ma una scelta presa consapevolmente dalle singole identità» ha poi concluso Rigante.