LBA, Luciano Lapadula ricostruisce la storia del costume degli ultimi trecento anni
Inedita la chiave di lettura utilizzata dall'autore per legare la moda alla sfera del grottesco e del macabro
domenica 27 agosto 2017
16.45
Quello della moda è sempre stato giudicato un argomento futile, da "salotto", per donne e uomini altrettanto frivoli.
Coloro i quali non comprendono che il modo di vestire non è solo adornarsi di orpelli e imbellettarsi le guance ma chiara affermazione della propria identità, non riescono ad andare oltre il pezzo di stoffa colorato che si osserva nelle vetrine dei negozi.
Un meraviglioso libro, quello di Luciano Lapadula, presentato per la seconda giornata di Libri nel Borgo Antico nella location delle Vecchie Segherie; un lavoro in cui l'analisi storica e antropologica dei modelli comportamentali viaggia di pari passo con l'analisi degli aspetti più oscuri, macabri e controversi della moda dal '700 alla seconda meta degli anni '90.
La regina Maria Antonietta, la diva vampiro Theda Bara e la filiforme Edie Sedgwick sono gli esempi delle molteplici le forme che il grottesco assume in relazione ad un determinato periodo storico, modelli comportamentali e stilistici quasi al limite dell'assurdo ma incredibilmente rivoluzionari, perché hanno contribuito a liberare le donne da quel ruolo che la società fortemente maschilista aveva imposto, relegandole in casa, adornandole con fiocchi, ninnoli e paccottiglie, imponendo loro di essere soltanto madri e mogli.
L'Indagine che fa Luciano è scientifica e dettagliata.
Poetico invece il modo in cui guida il lettore alla scoperta dei segreti dei salotti dell'élite Italiana di inizio secolo.
Descrive così Theda Bara, Lyda Borelli e la Marchesa Casati…
«Le donne fatali, struggenti in perenne stato di ansia e di patos, occhi grandi col trucco cinerino, deliranti come in preda ad istinti omicidi, avvolte in tuniche che ricordavano di un tempo le antiche vestali, pallidissime in volto anche grazie al cerone e alla cipria, si esibivano con artificialità gestuale postura vacillante.
Ricercavano l' equilibrio interiore e afferravano tende e porte, come se l'onda della perdizione stesse sopraggiungendo per trascinarle all'inferno».
Gli stili di vestiti concepiti per stupire, sedurre, castigare, tracciano un insolito percorso che si snoda tra lustrini e lacrime.
Ostentati in pubblico, o celati al di sotto di altre vesti, gli indumenti divengono un feticcio utile a descrivere una recondita e irrazionale parte di noi, misteriosa e quasi invisibile, ma non per questo meno bisognosa di essere esibita.
Un libro diverso, innovativo, rivoluzionario.
Utile per capire meglio la società di cui facciamo parte perché in fondo, la vita non è altro che un insieme di corsi e ricorsi storici.
Citando la stilista di Maria Antonietta, «Di nuovo non v'è ciò che si è dimenticato».
Coloro i quali non comprendono che il modo di vestire non è solo adornarsi di orpelli e imbellettarsi le guance ma chiara affermazione della propria identità, non riescono ad andare oltre il pezzo di stoffa colorato che si osserva nelle vetrine dei negozi.
Un meraviglioso libro, quello di Luciano Lapadula, presentato per la seconda giornata di Libri nel Borgo Antico nella location delle Vecchie Segherie; un lavoro in cui l'analisi storica e antropologica dei modelli comportamentali viaggia di pari passo con l'analisi degli aspetti più oscuri, macabri e controversi della moda dal '700 alla seconda meta degli anni '90.
La regina Maria Antonietta, la diva vampiro Theda Bara e la filiforme Edie Sedgwick sono gli esempi delle molteplici le forme che il grottesco assume in relazione ad un determinato periodo storico, modelli comportamentali e stilistici quasi al limite dell'assurdo ma incredibilmente rivoluzionari, perché hanno contribuito a liberare le donne da quel ruolo che la società fortemente maschilista aveva imposto, relegandole in casa, adornandole con fiocchi, ninnoli e paccottiglie, imponendo loro di essere soltanto madri e mogli.
L'Indagine che fa Luciano è scientifica e dettagliata.
Poetico invece il modo in cui guida il lettore alla scoperta dei segreti dei salotti dell'élite Italiana di inizio secolo.
Descrive così Theda Bara, Lyda Borelli e la Marchesa Casati…
«Le donne fatali, struggenti in perenne stato di ansia e di patos, occhi grandi col trucco cinerino, deliranti come in preda ad istinti omicidi, avvolte in tuniche che ricordavano di un tempo le antiche vestali, pallidissime in volto anche grazie al cerone e alla cipria, si esibivano con artificialità gestuale postura vacillante.
Ricercavano l' equilibrio interiore e afferravano tende e porte, come se l'onda della perdizione stesse sopraggiungendo per trascinarle all'inferno».
Gli stili di vestiti concepiti per stupire, sedurre, castigare, tracciano un insolito percorso che si snoda tra lustrini e lacrime.
Ostentati in pubblico, o celati al di sotto di altre vesti, gli indumenti divengono un feticcio utile a descrivere una recondita e irrazionale parte di noi, misteriosa e quasi invisibile, ma non per questo meno bisognosa di essere esibita.
Un libro diverso, innovativo, rivoluzionario.
Utile per capire meglio la società di cui facciamo parte perché in fondo, la vita non è altro che un insieme di corsi e ricorsi storici.
Citando la stilista di Maria Antonietta, «Di nuovo non v'è ciò che si è dimenticato».