«Le nostre vite non saranno più le stesse»
Intervista a Diletta Di Leo, insegnante biscegliese a Bergamo, a oltre un mese di distanza dalla partecipazione a Speciale BisceglieViva
lunedì 4 maggio 2020
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La diffusione del Coronavirus sta pian piano rallentando in tutte le zone d'Italia, compresa la Lombardia, senza dubbio la regione più colpita, sotto tutti gli aspetti, dall'emergenza. Lo ha spiegato, in un'intervista, la biscegliese Diletta Di Leo, insegnante che risiede a Bergamo, raccontando come la situazione si sia evoluta a distanza di più un mese dal suo intervento nel corso di Speciale BisceglieViva (link alla puntata del 22 marzo).
Cos'è cambiato a Bergamo e più in generale in Lombardia rispetto al periodo in cui ti abbiamo ospitato in trasmissione?
Sotto il profilo sanitario, alcuni pazienti sono stati trasferiti nell'ospedale da campo che hanno allestito in fiera, al fine di liberare alcuni posti in terapia intensiva e subintensiva. Il numero dei ricoveri è sceso, la situazione si è alleggerita. Mio marito, per esempio, ha ripreso a lavorare solo al mattino da circa una settimana ma dal 4 maggio tornerà all'attività a tempo pieno. Sentiamo molte meno sirene di ambulanze. La gente comincia a uscire, ovviamente col dovuto distanziamento sociale.
Cosa ne pensi della possibilità di diversificare le aperture nelle diverse regioni d'Italia?
Credo possa essere una buona soluzione, considerato che in alcune regioni i contagi, per fortuna, sono scesi quasi a zero. Sono dell'opinione, però, che le precauzioni, in linea di massima, debbano restare identiche per tutta la nazione.
A Speciale BisceglieViva hai raccontato la tua storia: cosa cambierà, al termine dell'emergenza sanitaria, nella professione che svolgi?
Cambierà qualcosa, è inevitabile. La scuola in cui insegno è stata una delle prime ad adottare la modalità di smart working a domicilio (già dal 27 febbraio eravamo operativi). La didattica a distanza sarà una delle possibili modalità, in futuro, per stare vicino a quei ragazzi che, per esempio, dovranno recuperare lezioni o costruire percorsi individualizzati. Grazie alla tecnologia, inoltre, stiamo lavorando meglio con ragazzi affetti da autismo.
Quando questa situazione difficile terminerà, credi che anche il tuo stile di vita possa subire dei cambiamenti importanti?
Suppongo di sì. Credo che le nostre vite non saranno più le stesse. Questo tempo sospeso ci sta insegnando a riflettere e a essere ogni giorno grati di ciò che abbiamo. Credo che sarà opportuno, ogni tanto, fermarsi a riflettere. Io personalmente smetterò di correre contro il tempo perché ci sono mille cose da fare sul lavoro. Ho capito quanto sia fondamentale ritagliare degli spazi importanti per me e la mia famiglia.
Cosa si prova a vivere a mille chilometri di distanza dalla città in cui sei nata, soprattutto in questa emergenza?
Si prova un certo senso di impotenza, soprattutto adesso che non sono libera di spostarmi come vorrei. Non vedo i miei genitori da Capodanno e lo stesso vale per mio fratello, che risiede a Torino. Si prova purtroppo tristezza a stare lontani dagli affetti e nessuna videochiamata sostituirà mai il potere consolatorio e terapeutico di un abbraccio. Non vedo l'ora di poter riabbracciare i miei cari!
Cos'è cambiato a Bergamo e più in generale in Lombardia rispetto al periodo in cui ti abbiamo ospitato in trasmissione?
Sotto il profilo sanitario, alcuni pazienti sono stati trasferiti nell'ospedale da campo che hanno allestito in fiera, al fine di liberare alcuni posti in terapia intensiva e subintensiva. Il numero dei ricoveri è sceso, la situazione si è alleggerita. Mio marito, per esempio, ha ripreso a lavorare solo al mattino da circa una settimana ma dal 4 maggio tornerà all'attività a tempo pieno. Sentiamo molte meno sirene di ambulanze. La gente comincia a uscire, ovviamente col dovuto distanziamento sociale.
Cosa ne pensi della possibilità di diversificare le aperture nelle diverse regioni d'Italia?
Credo possa essere una buona soluzione, considerato che in alcune regioni i contagi, per fortuna, sono scesi quasi a zero. Sono dell'opinione, però, che le precauzioni, in linea di massima, debbano restare identiche per tutta la nazione.
A Speciale BisceglieViva hai raccontato la tua storia: cosa cambierà, al termine dell'emergenza sanitaria, nella professione che svolgi?
Cambierà qualcosa, è inevitabile. La scuola in cui insegno è stata una delle prime ad adottare la modalità di smart working a domicilio (già dal 27 febbraio eravamo operativi). La didattica a distanza sarà una delle possibili modalità, in futuro, per stare vicino a quei ragazzi che, per esempio, dovranno recuperare lezioni o costruire percorsi individualizzati. Grazie alla tecnologia, inoltre, stiamo lavorando meglio con ragazzi affetti da autismo.
Quando questa situazione difficile terminerà, credi che anche il tuo stile di vita possa subire dei cambiamenti importanti?
Suppongo di sì. Credo che le nostre vite non saranno più le stesse. Questo tempo sospeso ci sta insegnando a riflettere e a essere ogni giorno grati di ciò che abbiamo. Credo che sarà opportuno, ogni tanto, fermarsi a riflettere. Io personalmente smetterò di correre contro il tempo perché ci sono mille cose da fare sul lavoro. Ho capito quanto sia fondamentale ritagliare degli spazi importanti per me e la mia famiglia.
Cosa si prova a vivere a mille chilometri di distanza dalla città in cui sei nata, soprattutto in questa emergenza?
Si prova un certo senso di impotenza, soprattutto adesso che non sono libera di spostarmi come vorrei. Non vedo i miei genitori da Capodanno e lo stesso vale per mio fratello, che risiede a Torino. Si prova purtroppo tristezza a stare lontani dagli affetti e nessuna videochiamata sostituirà mai il potere consolatorio e terapeutico di un abbraccio. Non vedo l'ora di poter riabbracciare i miei cari!