Legge elettorale, cambiano ancora i collegi: Bisceglie ora è con Molfetta

Le ultime novità del testo in dirittura d'arrivo a Montecitorio

martedì 6 giugno 2017 13.05
A cura di Vito Troilo
S'intravede lo striscione del traguardo per la nuova legge elettorale: il D-day è fissato per giovedì 8 giugno alla Camera, quindi si passerà all'esame in Senato, con tempi di approvazione piuttosto stretti (entro il 9 luglio). L'obiettivo dichiarato è riportare il paese al voto il 17 o al massimo il 24 settembre. Il testo del maxi-emendamento presentato da Emanuele Fiano del Partito Democratico (i cui meccanismi abbiamo spiegato in questo articolo del 1 giugno) è stato modificato con correttivi tutt'altro che trascurabili.

Lo schema dei collegi uninominali è stato stravolto a causa della riduzione rispetto alla quota inizialmente prevista sia per la Camera (da 303 a 225) che per il Senato (da 150 a 112). La conseguenza di questo taglio riguarda anche la nostra regione: non saranno più 21 ma 16 i collegi per Montecitorio e scenderanno da 10 a 8 quelli per Palazzo Madama.

Il differente orientamento di Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord è presto spiegato: la riduzione è una soluzione ponte che accontenterà sia i puledri che dovranno scatenarsi sul territorio per conseguire percentuali importanti nei singoli collegi uninominali che i componenti dei listini bloccati, in merito ai quali è stata introdotta un'altra sensibile novità.

Ciascuna lista potrà scegliere, secondo la circoscrizione elettorale (che corrisponde alle regioni con alcune eccezioni riguardanti quelle più popolose come Lombardia, Piemonte e Sicilia, suddivise a loro volta in due circoscrizioni), un numero variabile di nominativi da includere nel listino, da due a sei. Un'opzione che condizionerà, inevitabilmente, la corsa al seggio dei diversi competitors.

I cambiamenti riguarderanno anche la Puglia, che esprimerà complessivamente 44 deputati e 22 senatori. Le intenzioni di voto non lasciano molto spazio all'interpretazione: Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Forza Italia sono le uniche tre liste destinate a dividersi tutti i seggi (5 Stelle 17+9, Pd 16+8, Forza Italia 11+5 azzardano gli esperti ed è difficile che i dati reali, in Puglia, si discostino da questo schema).

La partita per le candidature è apertissima: il collegio numero 3 per la Camera comprenderà Bisceglie, Molfetta, Ruvo, Terlizzi, Corato e Giovinazzo. Ben tre di questi sei comuni (Molfetta, Terlizzi e Giovinazzo) sono sotto elezioni amministrative (il primo turno è in programma domenica 11 giugno). Il Partito Democratico esprime già due deputati fra queste città: il biscegliese Francesco Boccia e il terlizzese Gero Grassi. Boccia, personalità di rilievo nazionale, potrebbe essere inserito nel listino. La composizione del collegio non sembrerebbe molto favorevole al sindaco di Bisceglie Francesco Spina, in scadenza di mandato e indicato dai più tra i candidati ideali per Montecitorio ma le qualità dell'attuale primo cittadino e le sue capacità di movimento nel complesso agone politico inducono a non sottovalutarne le chances. Molto interessante è anche la composizione del collegio 4 per la Camera, con, fra gli altri, Andria, Barletta, Trani e Canosa.

Il collegio di Bisceglie per il Senato sarà il numero 2, formato dai comuni che compongono i collegi 3 e 5 per la Camera: oltre a Bisceglie, Molfetta, Ruvo, Terlizzi, Corato e Giovinazzo bisognerà perciò includere Acquaviva delle Fonti, Altamura, Binetto, Bitetto, Cassano delle Murge, Gravina, Grumo Appula, Minervino, Palo del Colle, Poggiorsini, Sammichele di Bari, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto, Turi.

Modificato anche il criterio per l'assegnazione dei seggi: sarà data priorità ai primi classificati di ciascun collegio uninominale, quindi saranno assegnati i posti in ordine di listino circoscrizionale. Nel caso in cui una lista dovesse conseguire un numero di seggi per circoscrizione superiore alla somma dei vincitori di collegio e dei componenti del listino si procederà al "ripescaggio" di quei candidati nell'uninominale non risultati vincitori ma con le migliori percentuali conseguite nel singolo collegio. Questa particolare condizione riguarderà essenzialmente la Lega al nord e Forza Italia, che molto difficilmente riusciranno a prevalere sia sul Movimento 5 Stelle che nei confronti del Pd nell'uninominale. Molti candidati potranno giocarsi l'elezione sul filo di lana e per pochi decimi di punto.