Legge svuota province: educatrici a partita Iva, competenti ma senza stipendio

Dall’inizio dell’anno senza alcuna retribuzione, oltre centro educatrici chiedono risposte. Silenzio tombale della Bat

giovedì 29 giugno 2017 11.09
A cura di Francesca Di Ceglie
Ad oltre un centinaio di educatrici, specializzate e competenti viene negato lo stipendio da gennaio. Nonostante svolgano il loro lavoro con dedizione e non neghino il supporto educativo ai ragazzi che necessitano maggiore assistenza durante le ore di lezione, chiedono alla Bat delle risposte.

La provincia, chiusa in un silenzio tombale, evade ogni forma di comunicazione e giustifica il mancato pagamento degli arretrati attribuendo la colpa a fantomatici problemi tecnici che impedirebbero l'adeguato svolgimento del protocollo. È alquanto bizzarra la latitanza dell'Ente che, negando ogni forma di confronto, sceglie volontariamente di chiudere le orecchie. Le educatrici, dopo aver garantito la prestazione lavorativa per 6 mesi, non ricevono nemmeno un compenso che permetterebbe loro di vivere dignitosamente.

Ciò che però delude maggiormente è che ai ragazzi con problemi di disabilità non sarà garantito il sostegno per il nuovo anno scolastico, perché gli insegnanti, stanchi di lavorare gratuitamente, non potranno ignorare l'esigenza di un futuro stabile e dell'indipendenza economica, diritti vitali dei lavoratori. Il 10 settembre le scuole riapriranno ma per effetto della legge Delrio, la cosiddetta "svuota province", non sarà più chiaro a quali enti toccherà prendere alcune decisioni. I dirigenti forti della confusione generale, si passano questa patata bollente posponendo un problema che non si risolverà da solo.

«L'intesa raggiunta col presidente della provincia Nicola Giorgino era quella di sederci attorno ad un tavolo per fare il punto della situazione e studiare modalità contrattuali alternative alle partite Iva che di fatto si configurano come false partite Iva!» ha affermato Daniela Fortunato, segretario generale Nidil Cgil Bat, aggiungendo: «Vorremmo discutere anche del futuro del servizio alla luce delle decisioni della regione prima della pausa estiva per farci trovare preparati al suono della campanella del prossimo anno scolastico. Se non ci sarà a breve un riscontro alle nostre lettere di incontro, nei prossimi giorni ci riuniremo in assemblea con queste lavoratrici per valutare iniziative da mettere in campo affinché dall'Ente ci facciano sapere qualcosa».

La situazione kafkiana in cui si trovano queste lavoratrici è paradossale. Divise tra la necessità di far valere i loro diritti e garantire ai ragazzi che hanno bisogno di assistenza specialistica una adeguata educazione, non possono più tollerare il silenzio delle istituzioni. «Speriamo che il presidente Giorgino non procrastini troppo a lungo, per concludere un passaggio fondamentale de "La buona scuola". «Una scuola aperta è una scuola inclusiva anzitutto con coloro che hanno più difficoltà. Per questo sarà importante prestare una particolare attenzione alle politiche di sostegno ai ragazzi che presentano delle disabilità» ha concluso Daniela Fortunato.