Maggialetti al Governo: «Ci avete abbandonato a una fine certa»
L'amaro sfogo dell'imprenditore, titolare del Df disco
«"Caro" Presidente Conte,
oramai sono passati più di due mesi da quel 16 agosto quando con un Dpcm annunciaste l'immediata chiusura delle discoteche in Italia -come se il Covid albergasse esclusivamente nelle nostre attività - a poco più di un mese da quando avevamo potuto riaprire dal lockdown di marzo.
Contestualmente annunciaste anche che avreste messo in campo degli aiuti affinché le aziende occupate in quel settore potessero continuare a sopravvivere. Beh, come tante belle parole che avete speso in questi mesi, non si è visto un centesimo, perché in Italia prima si chiudono le aziende e poi si pensa alla fine che potrebbero fare.
L'aspetto peggiore è che per voi siamo considerati "i sacrificabili". Come se le nostre aziende non fossero formate da tante persone, non avessimo dei dipendenti da pagare, fornitori, tasse da versare e investimenti già compiuti. Sfortunatamente noi non abbiamo la fortuna di ricevere uno stipendio sicuro a fine mese come voi, anzi, la nostra preoccupazione è quella di pagare gli stipendi ai collaboratori.
Immaginate per un attimo se un bel giorno vi svegliaste e qualcuno vi dicesse "Da domani non puoi più lavorare", senza sapere quando poter ricominciare. In questo momento la cosa più brutta è non sapere che fine sarà di noi. Ci sono già tante aziende nel nostro comparto che hanno chiuso e che non riapriranno più.
Se dovesse perdurare questo stato di crisi, tra qualche mese assisteremmo alla scomparsa del nostro settore con un danno enorme a livello occupazionale e turistico. Sì, turistico, perché ci sono nazioni in Europa come la Spagna che considerano il nostro settore strategico e trainante per il ritorno turistico, per i grandi festival e le rassegne con ospiti internazionali capaci di attirare migliaia di giovani. Mesi fa avevamo anche avanzato delle proposte affinché le nostre attività diventassero dei presidi sicuri per il controllo del virus, tramite i test rapidi da effettuare su tutti i clienti e in più l'obbligatorietà dell'app immuni per controllare in toto i frequentatori.
E ora avete anche bloccato il comparto del wedding mettendo il limite dei 30 invitati. Poi spiegatemi la differenza tra un banchetto con massimo 30 partecipanti e un teatro dove possono entrare anche 200 persone, senza contare quello che avviene quotidianamente nelle città, nei centri commerciali, sui mezzi pubblici...
Ma il problema era la discoteca, che ad oggi è l'unica tipologia di attività chiusa in Italia. La cosa più sconfortante è sentirsi inermi senza poter far nulla non per il proprio volere ma per quello del governo. Oggi ci sentiamo come se non fossimo neanche italiani in quanto completamente snobbati da questo esecutivo. Probabilmente, se destinassimo le nostre strutture a centri di accoglienza per migranti, allora si ricorderebbero di noi, tanto oramai non sappiamo più che farcene delle nostre attività».