«Mi gira la testa», poi la perdita di conoscenza
Operata quattro giorni prima a San Giovanni Rotondo per la sostituzione di una valvola aortica, la 46enne biscegliese Lucrezia Mastrodonato è deceduta il 27 novembre
lunedì 27 dicembre 2021
14.21
Vogliono conoscere le dinamiche che hanno causato il tragico decesso della loro familiare. Il marito e i due figli di Lucrezia Mastrodonato, la donna di Bisceglie morta lo scorso 27 novembre all'ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo, hanno intenzione di appurare fino in fondo cosa sia accaduto all'interno della casa di cura in cui la 46enne era stata ricoverata qualche giorno prima per sottoporsi a un intervento di sostituzione della valvola aortica.
Secondo la ricostruzione dei fatti, affidata ai legali dello Studio 3A ai quali la famiglia Mastrodonato si è rivolta, la donna era affetta dalla nascita da un'insufficienza aortica, soffrendo della patologia in forma moderata, al punto da aver condotto un'esistenza normale, sposandosi e mettendo al mondo dei figli. Un successivo aggravamento della situazione l'avrebbe convinta a rivolgersi a un cardiochirurgo coratino, di 51 anni, che le avrebbe perciò consigliato l'operazione. Nel corso dell'intervento del 23 novembre, durato sei ore, erano insorte alcune complicanze: «La paziente aveva subìto un'emorragia e le erano state trasfuse due sacche di sangue, e la valvola di cui era dotata "naturalmente" era più piccola di quella artificiale da innestare, ragion per cui si era dovuta allargare la zona d'innesto ma tutto era stato superato» è quanto contenuto nella nota diffusa dai familiari attraverso lo studio legale.
«La signora Mastrodonato è rimasta, come da prassi, per tre giorni in terapia intensiva: il 26 novembre è stata ritrasferita nel reparto di cardiochirurgia e, a suo dire ma anche secondo i sanitari, stava bene: accusava solo un affaticamento nel respirare, qualche difficoltà a parlare e alcuni giramenti di testa, considerati però fisiologici e passeggeri postumi dell'operazione appena subita.
Sabato 27 novembre le erano stati tolti anche ossigeno e drenaggio, non era più allettata e i sanitari le avevano detto che avrebbe dovuto iniziare a passeggiare. Ed è proprio mentre la donna, con l'ausilio di un girello, assieme al marito stava facendo due passi in reparto e stava tornando nella sua stanza, che ha fatto appena a tempo a dire "Mi gira la testa" e si è accasciata: fatalità, nel breve tragitto la coppia aveva incontrato il cardiochirurgo di Corato, che aveva annunciato loro che il martedì o mercoledì successivi la paziente sarebbe stata dimessa.
E invece Lucrezia Mastrodonato nella sua casa non è più tornata. Il coniuge, che l'ha trattenuta evitando che crollasse a terra, ha subito chiesto aiuto, il suo medico e due infermieri l'hanno immediatamente soccorsa, sono stati allertati un rianimatore e un anestesista, ma nonostante tutti i tentativi, 40 iniezioni di adrenalina, e persino un massaggio cardiaco a cuore aperto, "il suo cuore non è più ripartito" per usare le parole pronunciate con grande sconforto dal medico che l'aveva in cura, e che per primo non riusciva a capacitarsi di cosa potesse essere accaduto».
La successiva denuncia presentata alla Tenenza dei Carabinieri di Bisceglie ha fatto partire le indagini, condotte dal pm della Procura di Foggia Pietro Iannotta, che ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati otto medici della struttura. Quanto all'esame autoptico sul corpo della biscegliese, mercoledì 5 gennaio sarà conferito l'incarico allo specialista che se ne occuperà.
Secondo la ricostruzione dei fatti, affidata ai legali dello Studio 3A ai quali la famiglia Mastrodonato si è rivolta, la donna era affetta dalla nascita da un'insufficienza aortica, soffrendo della patologia in forma moderata, al punto da aver condotto un'esistenza normale, sposandosi e mettendo al mondo dei figli. Un successivo aggravamento della situazione l'avrebbe convinta a rivolgersi a un cardiochirurgo coratino, di 51 anni, che le avrebbe perciò consigliato l'operazione. Nel corso dell'intervento del 23 novembre, durato sei ore, erano insorte alcune complicanze: «La paziente aveva subìto un'emorragia e le erano state trasfuse due sacche di sangue, e la valvola di cui era dotata "naturalmente" era più piccola di quella artificiale da innestare, ragion per cui si era dovuta allargare la zona d'innesto ma tutto era stato superato» è quanto contenuto nella nota diffusa dai familiari attraverso lo studio legale.
«La signora Mastrodonato è rimasta, come da prassi, per tre giorni in terapia intensiva: il 26 novembre è stata ritrasferita nel reparto di cardiochirurgia e, a suo dire ma anche secondo i sanitari, stava bene: accusava solo un affaticamento nel respirare, qualche difficoltà a parlare e alcuni giramenti di testa, considerati però fisiologici e passeggeri postumi dell'operazione appena subita.
Sabato 27 novembre le erano stati tolti anche ossigeno e drenaggio, non era più allettata e i sanitari le avevano detto che avrebbe dovuto iniziare a passeggiare. Ed è proprio mentre la donna, con l'ausilio di un girello, assieme al marito stava facendo due passi in reparto e stava tornando nella sua stanza, che ha fatto appena a tempo a dire "Mi gira la testa" e si è accasciata: fatalità, nel breve tragitto la coppia aveva incontrato il cardiochirurgo di Corato, che aveva annunciato loro che il martedì o mercoledì successivi la paziente sarebbe stata dimessa.
E invece Lucrezia Mastrodonato nella sua casa non è più tornata. Il coniuge, che l'ha trattenuta evitando che crollasse a terra, ha subito chiesto aiuto, il suo medico e due infermieri l'hanno immediatamente soccorsa, sono stati allertati un rianimatore e un anestesista, ma nonostante tutti i tentativi, 40 iniezioni di adrenalina, e persino un massaggio cardiaco a cuore aperto, "il suo cuore non è più ripartito" per usare le parole pronunciate con grande sconforto dal medico che l'aveva in cura, e che per primo non riusciva a capacitarsi di cosa potesse essere accaduto».
La successiva denuncia presentata alla Tenenza dei Carabinieri di Bisceglie ha fatto partire le indagini, condotte dal pm della Procura di Foggia Pietro Iannotta, che ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati otto medici della struttura. Quanto all'esame autoptico sul corpo della biscegliese, mercoledì 5 gennaio sarà conferito l'incarico allo specialista che se ne occuperà.