Morte Alessia Ferrante, i tre fronti aperti dell'indagine

L'ipotesi dell'inchiesta è che l'intervento non si potesse svolgere a causa delle restrizioni imposte dal governo

sabato 18 aprile 2020 10.05
Oltre quattro ore. L'autopsia sul corpo della 37enne biscegliese Alessia Ferrante, eseguita nel pomeriggio di giovedì 16 aprile nell'obitorio del cimitero di Monopoli, si è protratta a lungo per consentire alla dottoressa Liliana Innamorato, incaricata di eseguire l'esame, di rilevare tutti i dati utili a ricostruire, per filo e per segno, cosa sia accaduto nel pomeriggio di venerdì 10 aprile nell'ambulatorio Reho Md.

La nota influencer era giunta all'appuntamento in auto, da sola, partendo da Bisceglie. Lo scopo del breve viaggio verso Monopoli era quello di sottoporsi a una liposuzione ai glutei, un intervento ritenuto non invasivo. La donna, promoter per alcune cliniche estetiche, non ultima la clinica del chirurgo plastico Francesco Reho, ha accusato un malore subito dopo l'iniezione dell'anestetico. Lo stesso medico ha cercato subito di prestarle soccorso e di rianimarla ma tutti i tentativi, compresi quelli effettuati dall'equipe di un'ambulanza del 118, sono risultati vani: Alessia Ferrante è deceduta per arresto cardiocircolatorio all'interno della struttura.

La complessità delle analisi eseguite, sia a livello tossicologico che dei tessuti sugli organi, renderà necessario attendere alcune settimane per un quadro completo della situazione. La chiave di volta, sotto il profilo puramente clinico, sarà definire se l'eventuale precedente assunzione di farmaci da parte della biscegliese possa aver interagito con la somministrazione dell'anestesia locale.

L'esame autoptico è stato effettuato alla presenza dei due consulenti di parte: il professor Luigi Cipolloni - dell'Università di Foggia - per la famiglia Ferrante e il professor Francesco Introna - dell'Università di Bari - per il titolare del centro estetico, che nelle scorse ore è stato iscritto nel registro degli indagati con l'ipotesi di reato di omicidio colposo. I Carabinieri di Monopoli, che indagano su disposizione della Procura di Bari, intendono accertare se la tipologia di intervento ricoprisse o meno il carattere d'urgenza rispetto alle misure di contenimento disposte dal governo per fronteggiare la diffusione del Covid-19.

Un altro aspetto da chiarire riguarda l'esatta tempistica d'arrivo dei soccorsi. I militari dell'Arma hanno provveduto subito a sequestrate sia il computer della clinica che il telefono del dottor Reho. Il legale del titolare della struttura privata non convenzionata, l'avvocato Gregorio Baldassarre, sostiene convintamente la tesi che il suo assistito potesse tenere l'ambulatorio aperto in quanto possessore di un codice Ateco compreso nell'elenco di quelli ammessi allo svolgimento dell'attività dai decreti della presidenza del consiglio dei ministri.

Le novità nelle indagini sulle dinamiche dell'accaduto saranno elementi utili per consentire di ricostruire i fatti, oltre, naturalmente, all'esito degli esami autoptici che contribuiranno in maniera forse decisiva a spiegare perché Alessia Ferrante sia morta a soli 37 anni.