Movida sotto accusa, l'associazione Abbcp: «Non puniteci per colpe non nostre»

I gestori dei locali: «Situazione bizzarra e ingiusta, rischiamo sanzioni per i comportamenti dei singoli clienti»

domenica 24 maggio 2020 0.47
Tiene banco, in questi primi giorni di Fase 2, il tema della gestione di potenziali (e talvolta fantomatici) assembramenti nelle vicinanze delle attività di somministrazione al pubblico, specie quelle dal target giovanile.

L'associazione bar bistrot club pugliesi (Abbcp), costituitasi da pochi giorni, ha diffuso una nota per presentarsi al pubblico ed esporre l'opinione dei propri componenti in merito alla questione. «Erano prevedibili disposizioni stringenti in materia di distanziamento sociale e strutturale, misure di sicurezza e sanificazione dei locali. Non era preventivato, invece, che i gestori sarebbero stati investiti anche di compiti di polizia sanitaria senza averne i poteri» ha spiegato Antonio Quarto, referente dell'Abbcp i cui soci sono titolari di attività nei comuni della Bat e dell'Area Metropolitana di Bari.
«Le norme imposte dalle autorità politiche e amministrative per la riapertura dei locali prevedono cospicue sanzioni pecuniarie per arrivare fino a quelle che dispongono la chiusura delle strutture in caso di violazione delle stesse. Queste sanzioni sono applicabili non solo nel caso di accertate violazioni dei protocolli sanitari per la parte che riguarda la predisposizione di misure di sicurezza, bensì paradossalmente anche per quella che riguarda il comportamento individuale dei singoli clienti. I gestori, cioè, possono essere puniti non solo se le autorità accertano delle violazioni proprie degli esercenti, ma anche se, per esempio, alcuni clienti non rispettano le misure di distanziamento fra loro, non indossano la mascherina una volta fuori dal locale o creano assembramenti all'esterno. In pratica, a causa dei comportamenti dei propri clienti, i gestori rischiano di essere puniti severamente senza avere neanche la possibilità di poter intervenire» ha sottolineato.

«È ovvio che i gestori dei locali non posseggono alcuna autorità di pubblica sicurezza e quand'anche accertassero che alcuni clienti violano le norme di distanziamento non avrebbero alcun potere di farle rispettare. Possono costringerli a indossare le mascherine, così come non possono costringere i clienti a spostarsi sul suolo pubblico. La situazione è emblematica nel caso degli american bar, laddove gli avventori generalmente consumano la bevanda all'esterno. L'unica cosa che possono fare è segnalare la violazione alle autorità competenti. Ma così facendo si cade nel paradosso che le autorità, una volta accertate le violazioni denunciate dal gestore, potrebbero costringerlo a chiudere il locale» ha aggiunto Quarto.

La situazione è stata definita «bizzarra e ingiusta» da uno dei gestori associati, Angelo Panegos. «Chiediamo di poter lavorare serenamente e che, pertanto, le autorità puniscano i colpevoli dei comportamenti irresponsabili, anziché penalizzare ulteriormente delle attività, già duramente provate dal lockdown. Che si multino i trasgressori, così da dissuaderli dal porre in essere comportamenti in violazione delle norme di distanziamento individuale».