Operazione Gran Bazar, dieci biscegliesi condannati
Sentenza emessa con rito abbreviato dal Gup di Bari
sabato 1 luglio 2017
20.16
Il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Bari Francesco Agnino ha emesso sentenza di condanna per venti persone coinvolte nell'operazione antidroga "Gran Bazar", frutto delle indagini condotte dai Carabinieri della Tenenza di Bisceglie tra il 2014 e il 2015, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Bari. Il blitz del 16 marzo 2016 portò a 13 ordinanze di custodia cautelare. L'inchiesta ha fatto luce su una ramificata organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti (eroina, cocaina, hashish e marijuana) tra Bisceglie, Molfetta, Trani, Terlizzi e Corato.
Il giudizio con rito abbreviato ha riguardato 24 dei 27 imputati: quattro sono stati assolti con formula piena, altri sette hanno scelto la procedura ordinaria. Le pene più elevate sono state comminate a Michele Migliaccio, di Corato (denominato "Il napoletano", 15 anni e due mesi), Domenico Amoruso di Bisceglie (soprannominato "Mimmo il biondo", 14 anni e quattro mesi), considerati a capo dell'associazione criminale. Sette anni e due mesi di reclusione alle terlizzesi Assunta Larmino e Maria Luisa Migliaccio, rispettivamente madre e sorella di Michele Migliaccio, mentre al barlettano Antonio Angiullo sette anni sono stati inflitti. Due fratelli terlizzesi, Gioacchino e Vincenzo Baldassarre, sono stati condannati a 6 anni e dieci mesi al pari dei biscegliesi Emanuele Di Liddo, Vincenzo Sasso e Vincenzo Ventura e dei coratini Filippo Di Pinto e Antonio Di Stefano; sei anni e otto mesi per altri due biscegliesi, Vincenzo Di Liddo ("U buc") e Luigi Amarante, oltre che per il coratino Maurizio Di Trani.
Il tranese Luigi Colangelo, successivamente divenuto collaboratore di giustizia, dovrà scontare quattro anni e sei mesi, i biscegliesi Anna Zingarelli e Antonio Salerno quattro anni e due mesi, Leonardo Todisco e Vincenza Ferrante due anni e otto mesi.
Il giudizio con rito abbreviato ha riguardato 24 dei 27 imputati: quattro sono stati assolti con formula piena, altri sette hanno scelto la procedura ordinaria. Le pene più elevate sono state comminate a Michele Migliaccio, di Corato (denominato "Il napoletano", 15 anni e due mesi), Domenico Amoruso di Bisceglie (soprannominato "Mimmo il biondo", 14 anni e quattro mesi), considerati a capo dell'associazione criminale. Sette anni e due mesi di reclusione alle terlizzesi Assunta Larmino e Maria Luisa Migliaccio, rispettivamente madre e sorella di Michele Migliaccio, mentre al barlettano Antonio Angiullo sette anni sono stati inflitti. Due fratelli terlizzesi, Gioacchino e Vincenzo Baldassarre, sono stati condannati a 6 anni e dieci mesi al pari dei biscegliesi Emanuele Di Liddo, Vincenzo Sasso e Vincenzo Ventura e dei coratini Filippo Di Pinto e Antonio Di Stefano; sei anni e otto mesi per altri due biscegliesi, Vincenzo Di Liddo ("U buc") e Luigi Amarante, oltre che per il coratino Maurizio Di Trani.
Il tranese Luigi Colangelo, successivamente divenuto collaboratore di giustizia, dovrà scontare quattro anni e sei mesi, i biscegliesi Anna Zingarelli e Antonio Salerno quattro anni e due mesi, Leonardo Todisco e Vincenza Ferrante due anni e otto mesi.