Operazione "Macchia nera", otto patteggiamenti
L'inchiesta ha coinvolto un'azienda agricola biscegliese
venerdì 24 maggio 2019
8.25
Le otto persone coinvolte nell'operazione "Macchia nera" effettuata lo scorso 24 luglio dalla Guardia di Finanza di Bari hanno patteggiato pene comprese tra i due anni di reclusione e i mille euro di multa.
Gli imputati hanno risposto, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato), estorsione, omissione di soccorso, auto-riciclaggio e truffa ai danni dell'Inps. Secondo l'accusa, gli otto, con ruoli differenti, avrebbero sfruttato per anni circa duemila braccianti agricoli, tutti italiani e prevalentemente donne, reclutati nei territori di Mola di Bari, Noicattaro, Conversano e Rutigliano e impiegati in diversi campi di uva e ciliegie della regione, fino ad Andria e Trinitapoli.
Nella quantificazione delle pene sono state riconosciute prevalenti le attenuanti generiche e concessa la sospensione condizionale delle pene. Dopo alcuni mesi di controllo giudiziario dell'azienda agricola biscegliese coinvolta, l'attività è tornata in mano agli originari amministratori che hanno regolarizzato la posizione di tutti i lavoratori impiegati. Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura di Bari, gli imputati fino a un anno fa sottoponevano i braccianti a condizioni di sfruttamento approfittando del loro stato di bisogno, pagandoli circa 2 euro e 50 all'ora, facendoli lavorare fino a 14 ore consecutive sotto i teloni con temperature altissime e senza adeguate provviste di acqua, e costringendoli anche a restituire al caporale 2 euro per ogni giornata lavorativa.
Gli imputati hanno risposto, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato), estorsione, omissione di soccorso, auto-riciclaggio e truffa ai danni dell'Inps. Secondo l'accusa, gli otto, con ruoli differenti, avrebbero sfruttato per anni circa duemila braccianti agricoli, tutti italiani e prevalentemente donne, reclutati nei territori di Mola di Bari, Noicattaro, Conversano e Rutigliano e impiegati in diversi campi di uva e ciliegie della regione, fino ad Andria e Trinitapoli.
Nella quantificazione delle pene sono state riconosciute prevalenti le attenuanti generiche e concessa la sospensione condizionale delle pene. Dopo alcuni mesi di controllo giudiziario dell'azienda agricola biscegliese coinvolta, l'attività è tornata in mano agli originari amministratori che hanno regolarizzato la posizione di tutti i lavoratori impiegati. Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura di Bari, gli imputati fino a un anno fa sottoponevano i braccianti a condizioni di sfruttamento approfittando del loro stato di bisogno, pagandoli circa 2 euro e 50 all'ora, facendoli lavorare fino a 14 ore consecutive sotto i teloni con temperature altissime e senza adeguate provviste di acqua, e costringendoli anche a restituire al caporale 2 euro per ogni giornata lavorativa.