Pannelli di plexiglas in classe, insegnanti contrari
L'ipotesi di creare divisori tra gli studenti continua a far discutere
mercoledì 10 giugno 2020
9.53
La contestatissima ipotesi di creare divisori tra gli studenti nelle classi ha occupato la scena del dibattito politico negli ultimi giorni. Il ministro dell'istruzione Lucia Azzolina, oggetto di pesantissime critiche, ha infine affermato: «Nessuno del Comitato tecnico-scientifico, e tanto meno qui al ministero, ha mai immaginato di chiudere gli studenti dentro cabine di sicurezza, come è stato invece raccontato in queste ore, in maniera quanto meno superficiale. Ho visto immagini surreali di ragazzi chiusi dentro a strutture simili a gabbie.
Questa è disinformazione. Nessuno ha mai pensato a cose del genere.
Semmai sono due anni che parlo del problema delle classi pollaio. E oggi finalmente tutti si accorgono del numero di alunni nelle classi delle scuole italiane.
Siamo al lavoro, giorno e notte, per riportare gli studenti a scuola con le giuste misure di sicurezza. Senza eccessi, senza forzature. Vogliamo tornare alla normalità e lo faremo trovando il giusto bilanciamento tra due diritti sacrosanti, quello all'istruzione e quello alla salute».
Un dato è certo: l'idea di posizionare pannelli in plexiglas nelle aule per distanziare i banchi è stata bocciata dalla stragrande maggioranza dei lavoratori del comparto scuola e dei genitori. Bisceglieviva ha raccolto sull'argomento i pareri di alcuni insegnanti, garantendone l'anonimato per questioni di opportunità.
«Il rientro auspicabile è un rientro a misura di bambino» ha spiegato un'insegnante di scuola primaria. «Ho seguito le proposte altalenanti di questi giorni e tutte sono state presentate senza una reale conoscenza del mondo infantile. Rientrare nello spazio aula con i banchi individuali è già una proposta di chi non sa che i banchi possono essere predisposti a gruppi per facilitare le attività collaborative e di gruppo. Si pensa al gruppo classe come a un sistema di relazioni dove il toccarsi, il contatto corporeo è fondamentale. Nel mio caso ci sono stati momenti, nella vita scolastica, di abbracci collettivi anche con noi insegnanti. Queste persone hanno mai sentito dire "Maestra, mi fai le coccole?"
Cosa si risponderà a questi bambini? Sono contraria a qualsiasi impedimento. Ho immaginato bambini irrequieti, che potrebbero far cadere i divisori. E se ci fossero danni provocati dalla caduta, di chi sarebbe la responsabilità?».
Un'altra docente ha osservato: «La scuola è "tutto" in" poco". È allegria, condivisione, scherzi, riflessioni, paura, amicizia, sostegno, coraggio, sorrisi, sguardi tra bambini e tra adulti e bambini. Ci si aiuta con poco: una parola, un gesto, un sorriso, una pacca sulla spalla. È un grande mondo in un'aula dove si condividono sentimenti diversi. Chiusi tra pareti di plastica quanto di tutto questo sopravvivrà? Cerchiamo soluzioni che ci permettano di continuare a vivere "tutto il nostro piccolo mondo"».
Per un'altra insegnante «tutte le soluzioni proposte per la ripresa della scuola a settembre sono abbastanza fantasiose e nessuna ci soddisfa, per quanto ogni idea sia giustificata dalle necessità sanitarie ma immaginare questi schermi tra un banco e l'altro è davvero impossibile, tenendo conto anche della capienza limitata, in media, delle nostre aule.
Qualunque soluzione ha i suoi lati irrealizzabili o svantaggiosi, sappiamo benissimo che anche tenere fermi i banchi nel punto in cui si è stabilito sembra difficile, i bambini si muovono e con essi anche i banchi come per esempio il sole che picchia e quindi ci si sposta alla ricerca della zona d'ombra o per altri svariati motivi. Ipotizzare questi banchi fissi con la barriera e i ragazzi con le mascherine… Beh, ci duole il cuore al solo pensiero.
Di certo in due mesi sarà difficile pensare ad un'idea di scuola nuova. La didattica a distanza è stata una soluzione d'emergenza senza alternativa: ciascuno di noi ha fatto del proprio meglio per continuare a vivere la scuola con un minimo di serenità. Ci auguriamo che la situazione epidemiologica sia tale da consentirci di tornare a scuola a settembre senza barriere».
Dichiarazioni raccolte da Cinzia Montedoro
Questa è disinformazione. Nessuno ha mai pensato a cose del genere.
Semmai sono due anni che parlo del problema delle classi pollaio. E oggi finalmente tutti si accorgono del numero di alunni nelle classi delle scuole italiane.
Siamo al lavoro, giorno e notte, per riportare gli studenti a scuola con le giuste misure di sicurezza. Senza eccessi, senza forzature. Vogliamo tornare alla normalità e lo faremo trovando il giusto bilanciamento tra due diritti sacrosanti, quello all'istruzione e quello alla salute».
Un dato è certo: l'idea di posizionare pannelli in plexiglas nelle aule per distanziare i banchi è stata bocciata dalla stragrande maggioranza dei lavoratori del comparto scuola e dei genitori. Bisceglieviva ha raccolto sull'argomento i pareri di alcuni insegnanti, garantendone l'anonimato per questioni di opportunità.
«Il rientro auspicabile è un rientro a misura di bambino» ha spiegato un'insegnante di scuola primaria. «Ho seguito le proposte altalenanti di questi giorni e tutte sono state presentate senza una reale conoscenza del mondo infantile. Rientrare nello spazio aula con i banchi individuali è già una proposta di chi non sa che i banchi possono essere predisposti a gruppi per facilitare le attività collaborative e di gruppo. Si pensa al gruppo classe come a un sistema di relazioni dove il toccarsi, il contatto corporeo è fondamentale. Nel mio caso ci sono stati momenti, nella vita scolastica, di abbracci collettivi anche con noi insegnanti. Queste persone hanno mai sentito dire "Maestra, mi fai le coccole?"
Cosa si risponderà a questi bambini? Sono contraria a qualsiasi impedimento. Ho immaginato bambini irrequieti, che potrebbero far cadere i divisori. E se ci fossero danni provocati dalla caduta, di chi sarebbe la responsabilità?».
Un'altra docente ha osservato: «La scuola è "tutto" in" poco". È allegria, condivisione, scherzi, riflessioni, paura, amicizia, sostegno, coraggio, sorrisi, sguardi tra bambini e tra adulti e bambini. Ci si aiuta con poco: una parola, un gesto, un sorriso, una pacca sulla spalla. È un grande mondo in un'aula dove si condividono sentimenti diversi. Chiusi tra pareti di plastica quanto di tutto questo sopravvivrà? Cerchiamo soluzioni che ci permettano di continuare a vivere "tutto il nostro piccolo mondo"».
Per un'altra insegnante «tutte le soluzioni proposte per la ripresa della scuola a settembre sono abbastanza fantasiose e nessuna ci soddisfa, per quanto ogni idea sia giustificata dalle necessità sanitarie ma immaginare questi schermi tra un banco e l'altro è davvero impossibile, tenendo conto anche della capienza limitata, in media, delle nostre aule.
Qualunque soluzione ha i suoi lati irrealizzabili o svantaggiosi, sappiamo benissimo che anche tenere fermi i banchi nel punto in cui si è stabilito sembra difficile, i bambini si muovono e con essi anche i banchi come per esempio il sole che picchia e quindi ci si sposta alla ricerca della zona d'ombra o per altri svariati motivi. Ipotizzare questi banchi fissi con la barriera e i ragazzi con le mascherine… Beh, ci duole il cuore al solo pensiero.
Di certo in due mesi sarà difficile pensare ad un'idea di scuola nuova. La didattica a distanza è stata una soluzione d'emergenza senza alternativa: ciascuno di noi ha fatto del proprio meglio per continuare a vivere la scuola con un minimo di serenità. Ci auguriamo che la situazione epidemiologica sia tale da consentirci di tornare a scuola a settembre senza barriere».
Dichiarazioni raccolte da Cinzia Montedoro