Paolo Mieli a Libri nel Borgo Antico: «Un popolo non può avere paura della propria storia»
Il giornalista ha presentato il suo saggio "In guerra con il passato" di fronte ad una gremita piazza castello
lunedì 28 agosto 2017
10.03
Perché essere in guerra con il proprio passato? Perché raccontarsi una storia diversa dal reale corso degli eventi? Sono queste le domande a cui ha cercato di dare una risposta Paolo Mieli, giornalista e storico, durante la penultima conversazione dell'ottava edizione di Libri nel Borgo Antico di fronte ad una piazza castello straripante. Moderato dal giornalista Michele De Feudis, Mieli ha provato ad individuare i meccanismi che si nascono dietro la trasmissione degli accadimenti e la manipolazione degli stessi. «Raccontiamo la storia semplificandola, spesso manipolandola - ha spiegato Mieli - La storia è scritta dai vincitori che sono solo una delle parti in causa e che la tramandano solo dal proprio punto di vista. Un paese civile è importante tramandare anche la memoria dei vinti». L'autore ha anche affermato che il mestiere di storico e quello di giornalista sono spesso sovrapposti, ed entrambi hanno un senso solo se si riesce a cambiare qualcosa dell'idea di partenza: «Se cerchiamo solo conferme alle nostre idee non progrediremo mai».
L'idea di abbattere le statue, istituire giornate della memoria e rinominare vie e piazze è alquanto ridicola a detta del giornalista che lo ritiene un gesto di inciviltà: «Non ha senso mettere in discussione avvenimenti e valutarli con il metro di giudizio di oggi, perché è un qualcosa che cambia e cambierà sempre». Ricordare questo o quell'evento storico è certamente un dovere dei cittadini di oggi ma secondo l'autore è possibile farlo senza istituire ulteriori giornate della memoria. Piuttosto sarebbe auspicabile analizzare più approfonditamente dei temi che vengono ricondotti a termini errati a causa di un riduzionismo dilagante. Un buon punto di partenza per ricostruire il passato è secondo Mieli ammettere gli errori commessi da tutte le forze in campo: «Un popolo non può avere paura della propria storia, non può avere paura della verità. Non esistono verità assolute e vanno cercate con onestà intellettuale».
L'incontro, a dir la verità poco incentrato sul libro, ha offerto parecchi spunti interessanti per analizzare a più stretto giro il presente: dal terrorismo alla politica, Mieli ha brillantemente illustrato come per affrontare il presente bisogni partire dalla conoscenza del passato: «Io sono convinto che per vincere le guerre del presente sia necessario fare i conti con il proprio passato» ha spiegato l'ospite facendo riferimento alla nostra ignoranza, nel senso latino del termine, nei confronti della storia delle popolazioni islamiche che oggi seminano terrore in Europa e nel mondo.
L'idea di abbattere le statue, istituire giornate della memoria e rinominare vie e piazze è alquanto ridicola a detta del giornalista che lo ritiene un gesto di inciviltà: «Non ha senso mettere in discussione avvenimenti e valutarli con il metro di giudizio di oggi, perché è un qualcosa che cambia e cambierà sempre». Ricordare questo o quell'evento storico è certamente un dovere dei cittadini di oggi ma secondo l'autore è possibile farlo senza istituire ulteriori giornate della memoria. Piuttosto sarebbe auspicabile analizzare più approfonditamente dei temi che vengono ricondotti a termini errati a causa di un riduzionismo dilagante. Un buon punto di partenza per ricostruire il passato è secondo Mieli ammettere gli errori commessi da tutte le forze in campo: «Un popolo non può avere paura della propria storia, non può avere paura della verità. Non esistono verità assolute e vanno cercate con onestà intellettuale».
L'incontro, a dir la verità poco incentrato sul libro, ha offerto parecchi spunti interessanti per analizzare a più stretto giro il presente: dal terrorismo alla politica, Mieli ha brillantemente illustrato come per affrontare il presente bisogni partire dalla conoscenza del passato: «Io sono convinto che per vincere le guerre del presente sia necessario fare i conti con il proprio passato» ha spiegato l'ospite facendo riferimento alla nostra ignoranza, nel senso latino del termine, nei confronti della storia delle popolazioni islamiche che oggi seminano terrore in Europa e nel mondo.