«Pasqua è vita nuova»

Il messaggio dell'Arcivescovo Leonardo D'Ascenzo alla comunità della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie

mercoledì 31 marzo 2021
Sua Eccellenza Monsignor Leonardo D'Ascenzo, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, ha diffuso un messaggio rivolto alla comunità ecclesiale in occasione della Santa Pasqua.

All'inizio della Veglia pasquale, nella notte santa, dopo la benedizione del fuoco e l'accensione del cero, quando le nostre chiese passano dall'oscurità alla luce che tutto rischiara, risuonano nel canto le parole dell'Exsultet: "Wsulti il coro degli angeli, esulti l'assemblea celeste, gioisca la terra, gioisca la madre chiesa!".

Perché mai dovremmo gioire? Quale motivo di gioia ci permette di superare le angosce, le paure e preoccupazioni, le incertezze e le sofferenze di questo tempo? E poi, di quale gioia si tratta? Lasciamoci accompagnare dalle parole di questo magnifico inno, che annuncia il Mistero pasquale e predispone a celebrarlo: "Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla schiavitù dell'Egitto e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso. Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato con lo splendore della colonna di fuoco. Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall'oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all'amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi. Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro".

Nelle tenebre della notte, le nostre chiese illuminate ci ricordano che è Pasqua e ci viene donata la salvezza dal peccato, la consacrazione all'amore del Padre, l'unione nella comunione dei santi, la vittoria di Cristo sulla morte. Auguro a tutti di poter vivere questa gioia!

Per il popolo d'Israele, Pasqua è il passaggio, ad opera dell'intervento di Dio, dalla schiavitù dell'Egitto alla libertà della terra promessa. Il termine Pasqua, in ebraico pasha', rimanda al verbo pasah (passare, saltare-danzare) da cui deriva passaggio, festa. Il Signore ci aiuti a passare da questo periodo così lungo e difficile, delle tante restrizioni ed emergenze sanitarie, economiche e sociali conseguenze della pandemia, alla festa, alla danza, allo stare vicini, al poterci abbracciare. La speranza è quella di vivere questo passaggio in tempi brevi, ma soprattutto senza sprecarlo, apprezzando di più il valore della vita, accogliendo gli elementi più preziosi che la caratterizzano, vivendola come un dono immenso che abbiamo ricevuto senza merito e, per questo, donandola come un bene da condividere specialmente con chi è più povero, bisognoso, fragile.

Pasqua, per noi cristiani, è la morte e risurrezione di Gesù. Mi rivolgo a voi, con le stesse parole di San Paolo: "Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova … anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù" (Rom 6, 3-4.11). Il battesimo che ci è stato donato, ci ha inseriti nel corpo di Cristo, che è la Chiesa, ed è per tutti noi la possibilità di camminare in una vita nuova, la vita di chi, risorto con Cristo, cerca le cose di lassù (cf. Col 3,1).
Ecco, Pasqua è vita nuova! Pasqua è primavera nel creato, nella storia e nella chiesa. Tutto rifiorisce, si colora, si riveste di bellezza. Pasqua è percepire un buon odore nell'aria, è respirare il profumo del Risorto. Anche la nostra vita è chiamata a rinascere a vita nuova.

Vita nuova è cercare e trovare Gesù nel fratello povero attraverso le opere di misericordia (avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete ospitato…). Vita nuova è rispettare e accogliere l'altro riconoscendone la dignità sacra.
Vita nuova è convinzione che ogni persona, in Gesù, è mio fratello e insieme siamo parte di una stessa famiglia, la famiglia dei figli di Dio!
Vita nuova, come ricordavo nell'omelia pronunciata lo scorso ottobre in occasione della Festa diocesana, è quanto ci ha detto Papa Francesco nel terzo capitolo della sua ultima enciclica "Fratelli tutti" …
"Se qualcuno possiede acqua in avanzo, e tuttavia la conserva pensando all'umanità, è perché ha raggiunto un livello morale che gli permette di andare oltre se stesso e il proprio gruppo di appartenenza. Ciò è meravigliosamente umano!". E noi, desideriamo realizzare qualcosa di meravigliosamente umano? Per esempio, una maggiore presenza dei giovani nelle caritas e nei gruppi di volontariato, oppure la costituzione delle antenne condominiali così come chiedono i nostri Orientamenti pastorali? Per esempio, qualche parrocchia con maggiori possibilità economiche o maggiori risorse umane per le attività pastorali che si prenda cura di un'altra comunità che si trovasse in condizioni peggiori?

Sforziamoci di essere chiesa povera. Una chiesa fatta di persone che si prendono vicendevolmente cura le une delle altre… Realizziamo qualcosa di meravigliosamente umano!
I nostri beni materiali non sono un tesoro da conservare gelosamente; non sono una ricchezza da utilizzare per mostrare la propria grandezza o il proprio potere; non sono da utilizzare per superare gli altri nella inutile gara dello spreco e della visibilità; sono beni da condividere perché ci appartengono, come ci ricorda ancora Papa Francesco, in modo relativo: ci appartengono perché possiamo utilizzarli al fine di prenderci cura di chi è nel bisogno… Orientiamo il nostro sguardo verso il medesimo orizzonte: Gesù povero. Chiesa povera per i poveri.
Camminiamo verso questo obiettivo insieme, tutti protagonisti senza protagonismi.

Il dono di grazia del Risorto, possa essere da noi espresso in qualcosa di meravigliosamente umano! Allora, a Gesù che, sconfitta la morte e ribaltato il pesante masso che chiudeva il sepolcro, vive in eterno, chiediamo di aiutarci a vincere le situazioni di morte in cui ci troviamo a causa dei nostri peccati, e a rimuovere le pesanti pietre che ostacolano, a volte impediscono, alla nostra chiesa e a ciascuno di noi, di vivere in pienezza la gioia e tutti i doni che il Signore desidera offrirci.
Sono pietre che non vogliamo togliere, o forse non abbiamo la forza per farlo? Oppure non ci accorgiamo ancora che sono impedimenti da rimuovere?

Possa, questa Pasqua, segnare un passaggio deciso, per tutti noi, dal sepolcro alla luce della vita che proviene dal Signore. Impegniamoci ad alleggerire la chiesa, corpo di Cristo, dai pesi e dalle barriere quali l'indifferenza che porta a non prendersi cura degli altri, a rimanere chiusi in se stessi pensando solo al proprio interesse; l'arroganza che fa dimenticare la necessità di camminare insieme e porta a credere che sia giusto seguire la strada dell'isolamento, della resistenza passiva che crea confusione e diventa sottrazione ai propri doveri di discepoli del Signore; la mancanza di umiltà che ci fa credere di essere i migliori, possessori unici della verità, la nostra, da imporre agli altri; le immaturità che ci lasciano nei tanti infantilismi del chiacchiericcio, della lamentela, della indisponibilità di fatto all'accoglienza di ciò che Dio ci chiede.

Come ci ricordano i nostri orientamenti pastorali, sono tanti i semi e i profumi di risurrezione che, in questo tempo, abbiamo imparato a riconoscere e apprezzare. Possano rimanere impressi nella memoria, nel cuore e nel comportamento di noi tutti per portare frutto: sapore di casa in chiesa, profumo di chiesa in casa. Essi hanno dei nomi precisi: apprezzamento per la vita, consapevolezza del limite e della fragilità che ci caratterizza, essenzialità, solidarietà, riconoscenza e gratitudine per chi si spende per gli altri, relazioni oltre il virtuale, riappropriazione della fede nel quotidiano, desiderio di chiese aperte e di spiritualità, dono di sé, fino a dare la propria vita per il prossimo.

Sia questo l'augurio che ci scambiamo e l'impegno che prendiamo:
celebriamo il mistero pasquale ricordandolo e attualizzandolo nella liturgia, annunciandolo con le parole e con il cuore nel quotidiano della vita, attendendo la venuta di Gesù nella gloria quando farà risorgere i nostri corpi e sarà piena e definitiva la sua vittoria sulla nostra morte.

Buona Pasqua a tutti!»