Patuelli a Digithon respinge l'idea di un'uscita dall'euro e lancia frecciate a Apple
Il presidente dell'Abi a Bisceglie alza il livello del dibattito politico e finanziario
sabato 8 settembre 2018
20.37
Toni perentori, persino solenni a voler esagerare. Antonio Patuelli non le ha certo mandate a dire, ancora una volta. Ospite della terza edizione di DigithON in largo Castello a Bisceglie, il presidente dell'Abi, l'associazione bancaria italiana, ha espresso un punto di vista netto sui temi più caldi del dibattito politico e finanziario.
«Negli ultimi dieci anni, in Italia, siamo passati da 700 a 110 gruppi bancari» ha affermato, in risposta alla prima domanda rivoltagli dal giornalista e scrittore Roberto Sommella a proposito degli effetti della crisi economica.
Quanto alla mentalità dell'utente, l'auspicio di Patuelli è che finalmente si comprenda la necessità «di accedere in banca con lo stesso spirito critico col quale si entra in un'agenzia immobiliare».
Parole chiarissime e prive di fronzoli riguardo un altro aspetto tutt'altro che trascurabile: «Le banche sono state sottomesse, in ogni parte d'Europa, a una serie di regole che prevedono la disponibilità di ingenti capitali per prevenire le crisi ma è sconfortante immaginare di non riuscire a prevedere le crisi» ha dichiarato, riferendosi alle normative sempre più stringenti che condizionano il lavoro degli istituti di credito.
Sui "Cigni neri" e la "rievocazione" di un'uscita dell'Italia dall'Eurozona: «Non mi misuro sul peggio, cerco il meglio. Ho memoria storica della fragilità della lira, una moneta debole che non ha tutelato i meno abbienti. Non si può sottovalutare la portata di questo dibattito» ha avvertito il presidente dell'Abi. «Il passatismo è impossibile. Le tecnologie sono più forti dei muri e delle dittature più bieche. Bisogna ragionare coi canoni attuali, non del '900» ha aggiunto.
Valutazioni molto severe, quelle di Patuelli, nei confronti di Apple («Chi vuole svolgere attività bancaria lo faccia pure ma seguendo le regole che valgono per tutti gli altri, inoltrando domanda») e bitcoin («Sono uno strumento rischiosissimo tramite il quale è possibile anche l'aggiramento delle norme antiriciclaggio»).
«Negli ultimi dieci anni, in Italia, siamo passati da 700 a 110 gruppi bancari» ha affermato, in risposta alla prima domanda rivoltagli dal giornalista e scrittore Roberto Sommella a proposito degli effetti della crisi economica.
Quanto alla mentalità dell'utente, l'auspicio di Patuelli è che finalmente si comprenda la necessità «di accedere in banca con lo stesso spirito critico col quale si entra in un'agenzia immobiliare».
Parole chiarissime e prive di fronzoli riguardo un altro aspetto tutt'altro che trascurabile: «Le banche sono state sottomesse, in ogni parte d'Europa, a una serie di regole che prevedono la disponibilità di ingenti capitali per prevenire le crisi ma è sconfortante immaginare di non riuscire a prevedere le crisi» ha dichiarato, riferendosi alle normative sempre più stringenti che condizionano il lavoro degli istituti di credito.
Sui "Cigni neri" e la "rievocazione" di un'uscita dell'Italia dall'Eurozona: «Non mi misuro sul peggio, cerco il meglio. Ho memoria storica della fragilità della lira, una moneta debole che non ha tutelato i meno abbienti. Non si può sottovalutare la portata di questo dibattito» ha avvertito il presidente dell'Abi. «Il passatismo è impossibile. Le tecnologie sono più forti dei muri e delle dittature più bieche. Bisogna ragionare coi canoni attuali, non del '900» ha aggiunto.
Valutazioni molto severe, quelle di Patuelli, nei confronti di Apple («Chi vuole svolgere attività bancaria lo faccia pure ma seguendo le regole che valgono per tutti gli altri, inoltrando domanda») e bitcoin («Sono uno strumento rischiosissimo tramite il quale è possibile anche l'aggiramento delle norme antiriciclaggio»).