«Pressione fiscale penalizzante, imprese del Sud tra le più sfavorite»
L'analisi di Antonello Soldani, presidente dell'Ordine dei commercialisti di Trani
mercoledì 14 ottobre 2020
«Mentre in queste ore il Fisco farà ripartire 9 milioni di cartelle esattoriali nei confronti di cittadini e imprese, dopo la moratoria da pandemia, uno studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti mostra che l'Italia è uno dei Paesi europei con la maggiore pressione fiscale. Una tassazione che blocca ogni velleità di rilancio competitivo dell'Italia sullo scacchiere mondiale. Una tassazione che penalizza proprio le imprese meridionali. Già alle prese con la stretta creditizia che rende difficoltoso il rapporto con gli istituti di credito».
Questa l'analisi del biscegliese Antonello Soldani, presidente dell'Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Trani, che parte proprio dai dati contenuti nello studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti "Analisi della pressione fiscale in Italia, in Europa e nel mondo. Struttura ed evoluzione dei principali indicatori di politica sociale".
Dopo cinque anni di ininterrotto calo della pressione fiscale in Italia, nel 2019 si è verificato un brusco incremento di 0.7 punti che ha riportato il suo livello complessivo indietro di quattro anni. Ma al netto del sommerso e dell'economia illegale, pari al 12% del Pil, ovvero 215 miliardi di euro, raggiunge il 48.2% (+5-8% rispetto a quella ufficiale), la posizione più alta fra i paesi europei.
Nonostante gli interventi sul cuneo fiscale degli ultimi anni, l'indicatore Ocse che misura il cuneo pone l'Italia ai primi posti in Europa: terzo posto per dipendente single con il 48% e primo posto per dipendente sposato con due figli con il 39.2%.
La pressione fiscale sulle famiglie invece – secondo i commercialisti -, è risultata nel 2019 pari al 18.0%, in crescita di 0,3 punti rispetto al 2018.
Nel confronto internazionale, la pressione fiscale si mostra sbilanciata dal lato del lavoro rispetto al consumo. Infatti, nell'ultimo anno con dati disponibili per un confronto, il 2018, l'Italia si pone al 7° posto nel primo caso e al 21° posto nel secondo. In particolare, per il gettito Iva in rapporto al Pil, l'Italia si colloca al 26° posto nella graduatoria EU27, mentre per il gettito dell'imposta personale sul reddito, l'Italia si colloca al 5° posto.
«L'obiettivo di questo studio è quello di scattare una fotografia reale della pressione fiscale in Italia per consentire a chi ha la responsabilità di Governo di decidere con cognizione di causa, senza condizionamenti ideologici» ha spiegato Soldani. «I commercialisti e gli esperti contabili, ancora una volta, sono al fianco delle imprese e dei cittadini e ricordano che una fiscalità equa è il primo passo verso l'emersione del sommerso che sottrae Pil e risorse al Paese».
Questa l'analisi del biscegliese Antonello Soldani, presidente dell'Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Trani, che parte proprio dai dati contenuti nello studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti "Analisi della pressione fiscale in Italia, in Europa e nel mondo. Struttura ed evoluzione dei principali indicatori di politica sociale".
Dopo cinque anni di ininterrotto calo della pressione fiscale in Italia, nel 2019 si è verificato un brusco incremento di 0.7 punti che ha riportato il suo livello complessivo indietro di quattro anni. Ma al netto del sommerso e dell'economia illegale, pari al 12% del Pil, ovvero 215 miliardi di euro, raggiunge il 48.2% (+5-8% rispetto a quella ufficiale), la posizione più alta fra i paesi europei.
Nonostante gli interventi sul cuneo fiscale degli ultimi anni, l'indicatore Ocse che misura il cuneo pone l'Italia ai primi posti in Europa: terzo posto per dipendente single con il 48% e primo posto per dipendente sposato con due figli con il 39.2%.
La pressione fiscale sulle famiglie invece – secondo i commercialisti -, è risultata nel 2019 pari al 18.0%, in crescita di 0,3 punti rispetto al 2018.
Nel confronto internazionale, la pressione fiscale si mostra sbilanciata dal lato del lavoro rispetto al consumo. Infatti, nell'ultimo anno con dati disponibili per un confronto, il 2018, l'Italia si pone al 7° posto nel primo caso e al 21° posto nel secondo. In particolare, per il gettito Iva in rapporto al Pil, l'Italia si colloca al 26° posto nella graduatoria EU27, mentre per il gettito dell'imposta personale sul reddito, l'Italia si colloca al 5° posto.
«L'obiettivo di questo studio è quello di scattare una fotografia reale della pressione fiscale in Italia per consentire a chi ha la responsabilità di Governo di decidere con cognizione di causa, senza condizionamenti ideologici» ha spiegato Soldani. «I commercialisti e gli esperti contabili, ancora una volta, sono al fianco delle imprese e dei cittadini e ricordano che una fiscalità equa è il primo passo verso l'emersione del sommerso che sottrae Pil e risorse al Paese».