Presunti assenteisti all'ospedale di Molfetta, non ci fu danno erariale

Lo ha stabilito la Corte dei Conti in riferimento all'indagine nella quale sono stati coinvolti anche biscegliesi

lunedì 1 giugno 2020 16.21
L'operazione "Quinto piano", portata a termine lo scorso mese di luglio, suscitò clamore anche a Bisceglie a causa del coinvolgimento di residenti in città nell'inchiesta su un presunto fenomeno di assenteismo all'ospedale "Don Tonino Bello" di Molfetta coordinata dal sostituto procuratore della repubblica di Trani Silvia Curione e condotta dalle Fiamme Gialle (link all'articolo). In quei giorni furono eseguite 12 ordinanze di custodia cautelare e iscritte 30 persone nel registro degli indagati (link all'articolo), con accuse a vario titolo di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, abuso d'ufficio e peculato.

La Procura regionale presso la sezione giurisdizionale per la Puglia della Corte dei Conti ha disposto l'archiviazione delle contestazioni, formulate nei confronti di alcuni medici operanti sia nel presidio ospedaliero di Molfetta che in quello di Monopoli, relative a presunti danni erariali arrecati per le assenze dal servizio. Gli stessi erano stati sottoposti a procedimento disciplinare e in gran parte licenziati dall'Azienda sanitaria locale di Bari nonostante la disciplina contrattuale non prevedesse un orario di servizio.

Gli indagati avevano già provveduto spontaneamente alla restituzione dei maggiori importi percepiti a titolo di retribuzione, in taluni casi per poche ore, maggiorati del danno non patrimoniale.

Nonostante l'impugnazione dei licenziamenti al cospetto del competente giudice del lavoro, la Procura regionale della Corte dei Conti aveva contestato l'ulteriore danno all'immagine commisurato, per tutti, a 6 mensilità dell'ultimo stipendio in applicazione della riforma Madia, introdotta nel 2016, prima ancora dell'accertamento della responsabilità in sede penale e indipendentemente dal numero e dalle ragioni delle assenze.

La Corte Costituzionale, con la sentenza n° 61 del 10 aprile 2020, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di parte della norma e, sulla base di questa pronuncia della Consulta, la Procura Regionale della Corte dei Conti ha archiviato le contestazioni.

Alcuni dei dirigenti medici coinvolti nel procedimento, assistiti dagli avvocati Michele Laforgia e Saverio Nitti (Polis avvocati), avevano eccepito l'infondatezza delle contestazioni, in assenza di un accertamento in ordine alla responsabilità penale e per l'incostituzionalità della norma.

«Rilevato - si legge nel decreto di archiviazione - che avevano già provveduto a risarcire il danno patrimoniale patito dall'amministrazione danneggiata», la Corte dei Conti ha ritenuto che «non sussistano elementi tali da consentire il proficuo esperimento dell'azione di responsabilità amministrativa, per difetto di danno erariale».