Pro Natura: «Il dialogo istituzionale sul verde pubblico non è mai partito»
«Siamo contrari alla lottizzazione della Bimarmi perché è una scelta insostenibile»
giovedì 11 febbraio 2021
9.22
Il rispetto e la valorizzazione dell'ambiente sono i capisaldi dell'azione di Pro Natura Bisceglie-Trani e Gruppo Ripalta area protetta, secondo i cui componenti è necessario mantenere alta la guardia a proposito del tema della programmazione e della pianificazione di interventi volti alla protezione e all'incremento del patrimonio verde pubblico sul territorio.
«La lottizzazione della maglia 165 in zona Bimarmi nega alla città un parco sulla costa mentre Bari candida il progetto proprio per un parco costiero ai finanziamenti del Recovery plan» hanno osservato, ribadendo la richiesta di sostegno al ricorso presentato davanti al Tar per l'annullamento degli atti relativi a quella ripartizione dei terreni per l'edificazione (link).
«Bisceglie oggi deve affrontare sfide comuni a molte città italiane, tra cui le "isole di calore", gli allagamenti e l'inquinamento dell'aria. Per questo è necessario porre massima attenzione all'importante funzione del verde urbano nei processi di purificazione dell'aria, nella riduzione del rumore, nella ritenzione delle piogge, nel raffreddamento del suolo e anche nell'ambito ricreativo. Questi cosiddetti "servizi ecosistemici" devono far parte di una programmazione urbanistica che porti benessere e benefici per tutti i cittadini» hanno spiegato da Pro Natura.
«Per questo è necessario effettuare una mappatura dei diversi tipi di spazi verde in ambito urbano (alberi, aree verdi, arbusti alti, arbusti bassi, prati, giardini, aree con acqua e altri, come orti e campi sportivi), per poi procedere alla realizzazione di "infrastrutture verdi" con un approccio conservativo dello spazio aperto. Ciò si ottiene quando le comunità locali, i proprietari terrieri e i costruttori lavorano insieme per stabilire come conservare il network di elementi naturali e artificiali al fine di promuovere un sano funzionamento ecologico. In sostanza, lo scopo delle infrastrutture verdi è quello di garantire uno sviluppo, necessario per garantire servizi in una società che si evolve economicamente, socialmente, culturalmente, ma che lo deve fare in armonia con la natura, preservando le risorse ambientali esistenti e, laddove possibile, creane di nuove» hanno rimarcato.
Quanto alla cementificazione della zona Bimarmi: «Il limite di una politica del verde, in generale, risiede nell'assenza di una cultura specifica non solo nei cittadini ma, cosa ancor più sconcertante, in tutti i livelli della pubblica amministrazione e questo provoca errori anche negli enti locali più sensibili all'arredo delle loro città.
Nella nostra città, mentre Bari candida 6 km di parco costiero da Punta Perotti a Lama San Giorgio al finanziamento coi fondi del Recovery plan, l'amministrazione di Bisceglie ha approvato la lottizzazione della costa sud di Bisceglie, dove il nuovo Piano urbanistico generale aveva previsto un parco costiero. Questa è una scelta insostenibile in quanto priverà la città di un nuovo parco urbano e causerà la costruzione di palazzi che si affacceranno sulla futura Area Marina Protetta e sulla zona di Ripalta, quando invece in quei luoghi sarebbe necessario prevedere infrastruttre verdi».
La valutazione dei componenti dell'associazione ambientalista circa la gestione del verde pubblico è molto critica: «Assistiamo a un vuoto gestionale. Malgrado a Bisceglie sia stato effettuato un censimento di tutti gli elementi arborei, in seguito si è persa la grande occasione di aggiornarlo e di utilizzare tutti i dati raccolti. Oggi assistiamo all'incremento del numero di esemplari di nuova messa a dimora senza cognizione aggiornata degli esemplari esistenti e di nuovo impianto. Altro aspetto fondamentale della programmazione dei nuovi impianti è la bioddiversità delle specie utilizzate, sia da un punto di vista ecologico sia per contenere la perdita di esemplari in caso di attacco parassitario verso un genere botanico, che difficilmente potrà essere contrastato, vista la scarsità di risorse ecomiche. Ma non ci ha insegnato nulla la vicenda del punteruolo rosso che ha fatto seccare 200 dei 300 esemplari delle palme cittadine?» hanno evidenziato.
I margini per una diversa pianificazione urbanistica, a tutela del verde, ci sarebbero: «Viviamo un momento difficile per l'emergenza sanitaria e sarebbe utile iniziare ora a programmare un piano del verde. La città di Bisceglie ha subito, come tante altre, un brusco stop alle politiche ambientali e dobbiamo purtroppo rimarcare che il dialogo istituzionale sul verde pubblico non è mai partito e, sottolineiamo, non si intravede all'orizzonte un barlume di speranza. Eppure, in epoca di social interaction è estremamente semplice, oggi più che in passato, condividere documenti ed organizzare una riunione, sia pur virtuale. Questa situazione penalizza il terzo settore, sempre più emarginato dalla vita amministrativa pubblica, similmente ad epoche che pensavamo oramai alle spalle. Paradgmatico è il caso dell'Orto Schinosa che verrà ristrutturato con un progetto esecutivo di cui non conosciamo i contenuti.
L'auspicio è che questa situazione cambi ben presto e che ai cittadini e alle associazioni possa essere restituito quel ruolo cruciale che spetta perché è improponibile, nel XXI secolo, ritornare a una gestione burocratica del patrimonio verde della città».
«La lottizzazione della maglia 165 in zona Bimarmi nega alla città un parco sulla costa mentre Bari candida il progetto proprio per un parco costiero ai finanziamenti del Recovery plan» hanno osservato, ribadendo la richiesta di sostegno al ricorso presentato davanti al Tar per l'annullamento degli atti relativi a quella ripartizione dei terreni per l'edificazione (link).
«Bisceglie oggi deve affrontare sfide comuni a molte città italiane, tra cui le "isole di calore", gli allagamenti e l'inquinamento dell'aria. Per questo è necessario porre massima attenzione all'importante funzione del verde urbano nei processi di purificazione dell'aria, nella riduzione del rumore, nella ritenzione delle piogge, nel raffreddamento del suolo e anche nell'ambito ricreativo. Questi cosiddetti "servizi ecosistemici" devono far parte di una programmazione urbanistica che porti benessere e benefici per tutti i cittadini» hanno spiegato da Pro Natura.
«Per questo è necessario effettuare una mappatura dei diversi tipi di spazi verde in ambito urbano (alberi, aree verdi, arbusti alti, arbusti bassi, prati, giardini, aree con acqua e altri, come orti e campi sportivi), per poi procedere alla realizzazione di "infrastrutture verdi" con un approccio conservativo dello spazio aperto. Ciò si ottiene quando le comunità locali, i proprietari terrieri e i costruttori lavorano insieme per stabilire come conservare il network di elementi naturali e artificiali al fine di promuovere un sano funzionamento ecologico. In sostanza, lo scopo delle infrastrutture verdi è quello di garantire uno sviluppo, necessario per garantire servizi in una società che si evolve economicamente, socialmente, culturalmente, ma che lo deve fare in armonia con la natura, preservando le risorse ambientali esistenti e, laddove possibile, creane di nuove» hanno rimarcato.
Quanto alla cementificazione della zona Bimarmi: «Il limite di una politica del verde, in generale, risiede nell'assenza di una cultura specifica non solo nei cittadini ma, cosa ancor più sconcertante, in tutti i livelli della pubblica amministrazione e questo provoca errori anche negli enti locali più sensibili all'arredo delle loro città.
Nella nostra città, mentre Bari candida 6 km di parco costiero da Punta Perotti a Lama San Giorgio al finanziamento coi fondi del Recovery plan, l'amministrazione di Bisceglie ha approvato la lottizzazione della costa sud di Bisceglie, dove il nuovo Piano urbanistico generale aveva previsto un parco costiero. Questa è una scelta insostenibile in quanto priverà la città di un nuovo parco urbano e causerà la costruzione di palazzi che si affacceranno sulla futura Area Marina Protetta e sulla zona di Ripalta, quando invece in quei luoghi sarebbe necessario prevedere infrastruttre verdi».
La valutazione dei componenti dell'associazione ambientalista circa la gestione del verde pubblico è molto critica: «Assistiamo a un vuoto gestionale. Malgrado a Bisceglie sia stato effettuato un censimento di tutti gli elementi arborei, in seguito si è persa la grande occasione di aggiornarlo e di utilizzare tutti i dati raccolti. Oggi assistiamo all'incremento del numero di esemplari di nuova messa a dimora senza cognizione aggiornata degli esemplari esistenti e di nuovo impianto. Altro aspetto fondamentale della programmazione dei nuovi impianti è la bioddiversità delle specie utilizzate, sia da un punto di vista ecologico sia per contenere la perdita di esemplari in caso di attacco parassitario verso un genere botanico, che difficilmente potrà essere contrastato, vista la scarsità di risorse ecomiche. Ma non ci ha insegnato nulla la vicenda del punteruolo rosso che ha fatto seccare 200 dei 300 esemplari delle palme cittadine?» hanno evidenziato.
I margini per una diversa pianificazione urbanistica, a tutela del verde, ci sarebbero: «Viviamo un momento difficile per l'emergenza sanitaria e sarebbe utile iniziare ora a programmare un piano del verde. La città di Bisceglie ha subito, come tante altre, un brusco stop alle politiche ambientali e dobbiamo purtroppo rimarcare che il dialogo istituzionale sul verde pubblico non è mai partito e, sottolineiamo, non si intravede all'orizzonte un barlume di speranza. Eppure, in epoca di social interaction è estremamente semplice, oggi più che in passato, condividere documenti ed organizzare una riunione, sia pur virtuale. Questa situazione penalizza il terzo settore, sempre più emarginato dalla vita amministrativa pubblica, similmente ad epoche che pensavamo oramai alle spalle. Paradgmatico è il caso dell'Orto Schinosa che verrà ristrutturato con un progetto esecutivo di cui non conosciamo i contenuti.
L'auspicio è che questa situazione cambi ben presto e che ai cittadini e alle associazioni possa essere restituito quel ruolo cruciale che spetta perché è improponibile, nel XXI secolo, ritornare a una gestione burocratica del patrimonio verde della città».