Quanto avrebbe incassato il comune con l'imposta di soggiorno applicata nel 2024
Le considerazioni di Antonio Rana
sabato 1 febbraio 2025
16.59
«Ecco a quanto possono ammontare gli incassi previsti dall'imposta di soggiorno per il comune di Bisceglie. Prima di affrontare la questione, bisogna chiarire alcuni aspetti in proposito» le considerazioni del giornalista Antonio Rana.
«Va innanzitutto detto che la definizione esatta è "imposta di soggiorno" piuttosto che "tassa di soggiorno". Scambiare i due termini è infatti improprio. Le tasse vengono pagate dai cittadini privati allo Stato (o agli enti pubblici minori) in cambio di un determinato servizio, si provi a pensare alle concessioni governative, le tasse per l'occupazione del suolo pubblico o le tasse scolastiche. Le imposte sono un prelievo coattivo di ricchezza nei confronti di tutti i contribuenti. Il pagamento delle imposte non corrisponde a nessun particolare servizio concesso, erogato, prestato dallo Stato o dagli enti pubblici» è la precisazione che fa Rana.
«L'imposta è prelevata al cittadino in maniera corrispondente alla sua capacità contributiva, come per esempio l'Irpef, e serve in generale ai servizi volti alla collettività. Chiaro è che l'imposta di soggiorno non è da considerarsi "tassa" ma "imposta", in quanto è pagata dal turista al comune in cui si trova la struttura ricettiva in cui lui stesso ha deciso di soggiornare in base alle proprie preferenze ed esigenze e i cui proventi sono destinati al miglioramento del settore turistico locale, e non in cambio a determinati servizi particolari» ha proseguito.
«Chiarito ciò, possiamo effettuare un breve calcolo degli incassi derivanti dai turisti giunti a Bisceglie, basandoci sui flussi giunti in città negli ultimi due-tre anni. In particolare, in base agli open data diffusi dalla Regione Puglia, negli ultimi 11 mesi del 2024 le presenze totali ammontano a 98.005 unità, di cui il 56% derivante dalla permanenza negli alberghi (54.430 unità), un altro 29% dalle presenze negli esercizi extralberghieri (28.719 unità), ed il restante 15% dalle locazioni turistiche (14.856 unità). Da un breve confronto con i dati degli anni precedenti si rileva un aumento per gli alberghi e per le locazioni turistiche e ad una ripresa negli esercizi extralberghieri. Tendenzialmente, la crescita riguarda sia la clientela italiana che quella straniera. Ma su tutti questi aspetti di natura puramente statistica torneremo quando saranno disponibili i dati ufficiali, ovvero a metà anno. In teoria, dunque, le presenze ufficiali a Bisceglie ammontano intorno a 90 – 100 mila unità» ha analizzato.
«Va poi sottolineato che l'imposta di soggiorno sarà applicata nel periodo maggio – ottobre, ovvero nei mesi in cui si concentra la quota maggiore di flussi turistici, ovvero circa i due terzi del totale. Come è noto, infatti, a Bisceglie le presenze sono concentrate nel periodo estivo ed ammontano intorno a 60 – 65 mila unità (stando ai dati del 2024). Se moltiplichiamo tale cifra per l'imposta di soggiorno prevista (1 euro), l'introito generato è sulle 60 – 65 mila euro, che – come detto – dovrebbero essere destinati al miglioramento del settore turistico locale» ha concluso Antonio Rana.
«Va innanzitutto detto che la definizione esatta è "imposta di soggiorno" piuttosto che "tassa di soggiorno". Scambiare i due termini è infatti improprio. Le tasse vengono pagate dai cittadini privati allo Stato (o agli enti pubblici minori) in cambio di un determinato servizio, si provi a pensare alle concessioni governative, le tasse per l'occupazione del suolo pubblico o le tasse scolastiche. Le imposte sono un prelievo coattivo di ricchezza nei confronti di tutti i contribuenti. Il pagamento delle imposte non corrisponde a nessun particolare servizio concesso, erogato, prestato dallo Stato o dagli enti pubblici» è la precisazione che fa Rana.
«L'imposta è prelevata al cittadino in maniera corrispondente alla sua capacità contributiva, come per esempio l'Irpef, e serve in generale ai servizi volti alla collettività. Chiaro è che l'imposta di soggiorno non è da considerarsi "tassa" ma "imposta", in quanto è pagata dal turista al comune in cui si trova la struttura ricettiva in cui lui stesso ha deciso di soggiornare in base alle proprie preferenze ed esigenze e i cui proventi sono destinati al miglioramento del settore turistico locale, e non in cambio a determinati servizi particolari» ha proseguito.
«Chiarito ciò, possiamo effettuare un breve calcolo degli incassi derivanti dai turisti giunti a Bisceglie, basandoci sui flussi giunti in città negli ultimi due-tre anni. In particolare, in base agli open data diffusi dalla Regione Puglia, negli ultimi 11 mesi del 2024 le presenze totali ammontano a 98.005 unità, di cui il 56% derivante dalla permanenza negli alberghi (54.430 unità), un altro 29% dalle presenze negli esercizi extralberghieri (28.719 unità), ed il restante 15% dalle locazioni turistiche (14.856 unità). Da un breve confronto con i dati degli anni precedenti si rileva un aumento per gli alberghi e per le locazioni turistiche e ad una ripresa negli esercizi extralberghieri. Tendenzialmente, la crescita riguarda sia la clientela italiana che quella straniera. Ma su tutti questi aspetti di natura puramente statistica torneremo quando saranno disponibili i dati ufficiali, ovvero a metà anno. In teoria, dunque, le presenze ufficiali a Bisceglie ammontano intorno a 90 – 100 mila unità» ha analizzato.
«Va poi sottolineato che l'imposta di soggiorno sarà applicata nel periodo maggio – ottobre, ovvero nei mesi in cui si concentra la quota maggiore di flussi turistici, ovvero circa i due terzi del totale. Come è noto, infatti, a Bisceglie le presenze sono concentrate nel periodo estivo ed ammontano intorno a 60 – 65 mila unità (stando ai dati del 2024). Se moltiplichiamo tale cifra per l'imposta di soggiorno prevista (1 euro), l'introito generato è sulle 60 – 65 mila euro, che – come detto – dovrebbero essere destinati al miglioramento del settore turistico locale» ha concluso Antonio Rana.