Abbandono rifiuti, il biologo Mauro Sasso: «A Bisceglie si interviene tardi»
Considerazioni sulla raccolta differenziata a Bisceglie e il Piano Regionale dei rifiuti
lunedì 3 aprile 2017
11.41
L'inquietante numero di punti di abbandono incontrollato di rifiuti nell'agro circostante la zona Pantano – Ripalta individuati negli scorsi giorni dai volontari ambientalisti, non è pura conseguenza della differenziata spinta, né della mancata applicazione del Testo Unico Ambientale, che prevede sanzioni da 300 a 3000 euro (che vanno alla Provincia) per chi compie reato di abbandono.
Ne è convinto il biologo Mauro Sasso, che nel 2007 censì tutte le discariche abusive di Bisceglie e che oggi non ha dubbi: il peggioramento della situazione è evidente e preccupante.
I siti di abbandono, infatti, sono aumentati, in quanto quelli che esistevano non sono stati bonificati e l'inquinamento si è esteso su un territorio più ampio.
Questo significa che negli anni passati, in condizioni di gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti, l'azione preventiva e sanzionatoria non è stata sufficiente. E significa che ora, in piena emergenza abbandono e con un affaire rifiuti di portata regionale, l'intervento potrebbe non ottenere i risultati sperati.
La recentissima ordinanza sindacale che alza le sanzioni comunali comminate a chi abbandona illegalmente all'importo fisso di 500 euro, è dunque per Sasso tardiva e ancora insufficiente. Il biologo aveva chiesto sin dal 2006 l'applicazione della sanzione pecunuaria da 300 a 3000 euro ai sensi dell'art. 255 del Testo Unico Ambientale. Perché, dunque, comminare solo 500 euro e farlo oggi?
Problema a parte, quello dell'ARO, che prevedeva servizi di spazzamento raccolta e trasporto realizzato in comune con Barletta e Trani. Il "Progetto unitario del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani ed assimilati, servizio di spazzamento delle strade ed altri complementari" per l'ARO BT 1 Bisceglie – Trani – Barletta, presentato a Barletta nel 2015, non è invece mai partito. E quando partirà per Sasso sarà un problema. «Un'organizzazione di questo genere – spiega - se avesse funzionato, avrebbe potuto portare ad una razionalizzazione dei costi e dei servizi. Il vantaggio avrebbe potuto essere trasformato in una riduzione delle tasse (TARI) e una migliore pulizia delle aree pubbliche. Inoltre sarebbe partito sui tre comuni il sistema "Porta a Porta spinto", che è l'unico modo efficace di differenziare».
Le perplessità, a margine di questi vantaggi, però restano tante. «Il progetto – spiega Sasso – si basava sulla razionalizzazione dei servizi di AMIU, azienda in crisi, di BARSA, che ha notevoli problemi organizzativi, e di Bisceglie, che ha altrettanti problemi organizzativi. A fronte di un netto risparmio e di una realizzazione delle spese, non venivano risolti problemi legati agli impianti di smaltimento dei Rifiuti organici (FORSU) e del Secco Residuo non riciclabile . Si parlava inoltre di "trasporto e conferimento ad impianto di smaltimento autorizzati presenti nel territorio dell'OGA BT per la sola Frazione secca residua non differenziata", il che faceva supporre che tutto il differenziato sarebbe stato probabilmente conferito fuori dalla Provincia. Quindi il ritorno economico derivante dal commercio del differenziato sarebbe stato limitato o comunque ridotto. Quanto al porta a porta spinto, le esperienze in altri territori dimostrano che va bene in comuni non eccessivamente grandi e su territori limitati in estensione, per cui se il servizio sul territorio di tre comuni e per un bacino di utenza così elevato non avesse funzionato nei tempi e nei modi previsti, i costi avrebbero potuto essere maggiori del servizio di raccolta differenziata e di smaltimento ordinario dei rifiuti. La chiusura dell'impianto di Trani e il regime ridotto dell'impianto di Andria per il secco residuo avrebbe comportato poi un aggravio dei costi. Nella relazione presentata il 28 luglio 2015 non faceva menzione di questa emergenza rifiuti. L'ex ATO BA1 era dotata di due discariche per rifiuti urbani localizzate rispettivamente in agro di Andria e in agro di Trani che effettuavano una riduzione volumetrica del rifiuto mediante l'impiego di un trituratori mobili posti in testa alla discarica. Non esiste infine un impianto di compostaggio nella provincia e la situazione regionale è preoccupante. Sul territorio della BAT, infatti, non vi sono impianti di compostaggio realizzati, né autorizzati. A Bisceglie il progetto per un impianto di compostaggio con recupero biogas da 100.000 tonnellate all'anno è stato bocciato dal consiglio comunale nel 2014. In conclusione, restano forti perplessità su questa iniziativa che appariva, sin dalla sua genesi, un progetto con prospettive incerte».
Ne è convinto il biologo Mauro Sasso, che nel 2007 censì tutte le discariche abusive di Bisceglie e che oggi non ha dubbi: il peggioramento della situazione è evidente e preccupante.
I siti di abbandono, infatti, sono aumentati, in quanto quelli che esistevano non sono stati bonificati e l'inquinamento si è esteso su un territorio più ampio.
Questo significa che negli anni passati, in condizioni di gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti, l'azione preventiva e sanzionatoria non è stata sufficiente. E significa che ora, in piena emergenza abbandono e con un affaire rifiuti di portata regionale, l'intervento potrebbe non ottenere i risultati sperati.
La recentissima ordinanza sindacale che alza le sanzioni comunali comminate a chi abbandona illegalmente all'importo fisso di 500 euro, è dunque per Sasso tardiva e ancora insufficiente. Il biologo aveva chiesto sin dal 2006 l'applicazione della sanzione pecunuaria da 300 a 3000 euro ai sensi dell'art. 255 del Testo Unico Ambientale. Perché, dunque, comminare solo 500 euro e farlo oggi?
Problema a parte, quello dell'ARO, che prevedeva servizi di spazzamento raccolta e trasporto realizzato in comune con Barletta e Trani. Il "Progetto unitario del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani ed assimilati, servizio di spazzamento delle strade ed altri complementari" per l'ARO BT 1 Bisceglie – Trani – Barletta, presentato a Barletta nel 2015, non è invece mai partito. E quando partirà per Sasso sarà un problema. «Un'organizzazione di questo genere – spiega - se avesse funzionato, avrebbe potuto portare ad una razionalizzazione dei costi e dei servizi. Il vantaggio avrebbe potuto essere trasformato in una riduzione delle tasse (TARI) e una migliore pulizia delle aree pubbliche. Inoltre sarebbe partito sui tre comuni il sistema "Porta a Porta spinto", che è l'unico modo efficace di differenziare».
Le perplessità, a margine di questi vantaggi, però restano tante. «Il progetto – spiega Sasso – si basava sulla razionalizzazione dei servizi di AMIU, azienda in crisi, di BARSA, che ha notevoli problemi organizzativi, e di Bisceglie, che ha altrettanti problemi organizzativi. A fronte di un netto risparmio e di una realizzazione delle spese, non venivano risolti problemi legati agli impianti di smaltimento dei Rifiuti organici (FORSU) e del Secco Residuo non riciclabile . Si parlava inoltre di "trasporto e conferimento ad impianto di smaltimento autorizzati presenti nel territorio dell'OGA BT per la sola Frazione secca residua non differenziata", il che faceva supporre che tutto il differenziato sarebbe stato probabilmente conferito fuori dalla Provincia. Quindi il ritorno economico derivante dal commercio del differenziato sarebbe stato limitato o comunque ridotto. Quanto al porta a porta spinto, le esperienze in altri territori dimostrano che va bene in comuni non eccessivamente grandi e su territori limitati in estensione, per cui se il servizio sul territorio di tre comuni e per un bacino di utenza così elevato non avesse funzionato nei tempi e nei modi previsti, i costi avrebbero potuto essere maggiori del servizio di raccolta differenziata e di smaltimento ordinario dei rifiuti. La chiusura dell'impianto di Trani e il regime ridotto dell'impianto di Andria per il secco residuo avrebbe comportato poi un aggravio dei costi. Nella relazione presentata il 28 luglio 2015 non faceva menzione di questa emergenza rifiuti. L'ex ATO BA1 era dotata di due discariche per rifiuti urbani localizzate rispettivamente in agro di Andria e in agro di Trani che effettuavano una riduzione volumetrica del rifiuto mediante l'impiego di un trituratori mobili posti in testa alla discarica. Non esiste infine un impianto di compostaggio nella provincia e la situazione regionale è preoccupante. Sul territorio della BAT, infatti, non vi sono impianti di compostaggio realizzati, né autorizzati. A Bisceglie il progetto per un impianto di compostaggio con recupero biogas da 100.000 tonnellate all'anno è stato bocciato dal consiglio comunale nel 2014. In conclusione, restano forti perplessità su questa iniziativa che appariva, sin dalla sua genesi, un progetto con prospettive incerte».