Reddito di cittadinanza, Ciliento: «Scelte del Governo a svantaggio delle fasce più deboli»
«È una risorsa importantissima per le città. Trovare lavoro per tutti i beneficiari non è semplice»
martedì 20 giugno 2023
«Vedere sabato a Roma 20 mila persone scendere in piazza è un segnale di speranza. Non è solo il popolo del Movimento 5 Stelle, ma di tutti coloro che stanno dimostrando il proprio dissenso alle scelte del governo centrale. Bene ha fatto il segretario del Partito Democratico Elly Schlein a esserci. Ritengo che una manifestazione del genere dovrebbe vedere la presenza di tutti coloro che a breve pagheranno le conseguenze delle scelte che si stanno prendendo». È il commento del consigliere regionale Debora Ciliento, che ha annunciato di aver «convocato in terza commissione un'audizione con l'assessore al welfare Rosa Barone e con l'assessore alle politiche abitative Anna Grazia Maraschio, al fine di far conoscere ciò che sta accadendo e provare a trovare soluzioni per sostenere i comuni che vivono questi problemi in prima linea».
«Il governo Meloni ha detto no al reddito di cittadinanza, meno fondi al welfare e ha detto no al contributo del fitto casa: queste sono alcune delle scelte che sono state messe in atto sempre più a svantaggio delle fasce più deboli. In tanti dicono no al reddito di cittadinanza, ma effettivamente non hanno ben chiara la grande rivoluzione che questa misura ha portato nel nostro Paese e cosa accadrà tra qualche mese. I percettori di tale misura sono per la maggior parte padri di famiglia che hanno perso il lavoro e che vivono il dramma di non riuscire più a trovarne un altro. Se non ci fosse stato il Rdc durante la pandemia, ci sarebbe stata una rivoluzione sociale. È stata una misura che ha sostenuto i servizi sociali dei comuni e soprattutto ha ridato una dignità a tante famiglie» ha dichiarato l'esponente del Pd.
«Certamente c'è chi ne ha approfittato ma a causa loro non possono pagare tutti. Di certo il Rdc è nato come misura di inserimento lavorativo ma in realtà è un sostegno al reddito. Trovare lavoro per tutti i beneficiari non è semplice, ma sono una risorsa importantissima per le nostre città. Ci sono diversi Comuni che hanno messo in piedi progetti Puc inserendo molti beneficiari della misura in progetti di tutela del patrimonio. Nessuno si è mai tirato indietro ma tutti vogliono sentirsi utili per le proprie comunità. In alcuni casi con 400 euro al mese di Rdc danno la propria disponibilità per tre ore al giorno 6 giorni su 7 senza mai dire no in diverse mansioni che certamente avrebbero visto costi per l'ente pubblico o privato molto più alti. Mai nessuno si è lamentato. Questa è l'altra faccia del reddito che ha visto una ricaduta sociale importante. Tocca alle istituzioni vigilare sull'equità dei progetti messi in piedi. Potrei scrivere tante storie di coloro che oggi hanno paura di cadere nel buio più totale» ha aggiunto.
Ciliento ha concluso sottolineando: «I Puc sono un valido strumento che vedrebbe una rivoluzione in diversi settori dalla sanità, alla cultura, alla vigilanza, alle piccole manutenzioni, una forza di persone che l'ente pubblico a tutti i livelli dovrebbe gestire e che purtroppo fino ad oggi non sempre lo ha fatto. Quindi il problema non è togliere il Rdc ma creare opportunità per inserire i beneficiari in maniera dignitosa ed equa a servizio della comunità. Dunque, dobbiamo comprendere che tipo di politica si sta mettendo in atto nel settore del lavoro. Probabilmente i corsi di formazione professionale non bastano per un effettivo reimpiego lavorativo. Su questo servono tavoli di confronto a tutti i livelli per rispondere concretamente a questa problematica».
«Il governo Meloni ha detto no al reddito di cittadinanza, meno fondi al welfare e ha detto no al contributo del fitto casa: queste sono alcune delle scelte che sono state messe in atto sempre più a svantaggio delle fasce più deboli. In tanti dicono no al reddito di cittadinanza, ma effettivamente non hanno ben chiara la grande rivoluzione che questa misura ha portato nel nostro Paese e cosa accadrà tra qualche mese. I percettori di tale misura sono per la maggior parte padri di famiglia che hanno perso il lavoro e che vivono il dramma di non riuscire più a trovarne un altro. Se non ci fosse stato il Rdc durante la pandemia, ci sarebbe stata una rivoluzione sociale. È stata una misura che ha sostenuto i servizi sociali dei comuni e soprattutto ha ridato una dignità a tante famiglie» ha dichiarato l'esponente del Pd.
«Certamente c'è chi ne ha approfittato ma a causa loro non possono pagare tutti. Di certo il Rdc è nato come misura di inserimento lavorativo ma in realtà è un sostegno al reddito. Trovare lavoro per tutti i beneficiari non è semplice, ma sono una risorsa importantissima per le nostre città. Ci sono diversi Comuni che hanno messo in piedi progetti Puc inserendo molti beneficiari della misura in progetti di tutela del patrimonio. Nessuno si è mai tirato indietro ma tutti vogliono sentirsi utili per le proprie comunità. In alcuni casi con 400 euro al mese di Rdc danno la propria disponibilità per tre ore al giorno 6 giorni su 7 senza mai dire no in diverse mansioni che certamente avrebbero visto costi per l'ente pubblico o privato molto più alti. Mai nessuno si è lamentato. Questa è l'altra faccia del reddito che ha visto una ricaduta sociale importante. Tocca alle istituzioni vigilare sull'equità dei progetti messi in piedi. Potrei scrivere tante storie di coloro che oggi hanno paura di cadere nel buio più totale» ha aggiunto.
Ciliento ha concluso sottolineando: «I Puc sono un valido strumento che vedrebbe una rivoluzione in diversi settori dalla sanità, alla cultura, alla vigilanza, alle piccole manutenzioni, una forza di persone che l'ente pubblico a tutti i livelli dovrebbe gestire e che purtroppo fino ad oggi non sempre lo ha fatto. Quindi il problema non è togliere il Rdc ma creare opportunità per inserire i beneficiari in maniera dignitosa ed equa a servizio della comunità. Dunque, dobbiamo comprendere che tipo di politica si sta mettendo in atto nel settore del lavoro. Probabilmente i corsi di formazione professionale non bastano per un effettivo reimpiego lavorativo. Su questo servono tavoli di confronto a tutti i livelli per rispondere concretamente a questa problematica».