Referendum, le ragioni del sì e del no
Domenica e lunedì i cittadini italiani saranno chiamati al voto sul taglio del numero dei parlamentari
venerdì 18 settembre 2020
14.00
Domenica 20 e lunedì 21 settembre tutti i cittadini italiani aventi diritto saranno chiamati a esprimere il loro voto riguardo il referendum costituzionale inerente la proposta di taglio del numero dei parlamentari eletti (rispettivamente da 630 a 400 per la Camera e da 315 a 200 per il Senato).
«Ma davvero c'è qualcuno che pensa che Camera e Senato con meno parlamentari possano funzionare peggio? A parte che a smentire questa bislacca ipotesi ci sono fior di costituzionalisti, basterebbe citare Onida, ma anche senza, ci si può arrivare attraverso un ragionamento logico.
Oggi Senato e Camera, in regime di bicameralismo perfetto, svolgono esattamente le stesse funzioni e legiferano sugli stessi provvedimenti. Eppure il Senato ha 315 senatori e la Camera 630, il doppio. Il Senato, basta guardare calendari dei lavori, resoconti, sedute di aula e commissione, non va mai in affanno. Riesce benissimo nel suo lavoro. Dunque la tesi di chi pensa che ci sarebbero problemi è senza senso. È vero invece il contrario. Il processo legislativo verrebbe molto semplificato.
Da molte parti si legge poi che i regolamenti parlamentari sono obsoleti. È vero. Sono stati scritti quando non solo non esistevano web, cellulari e computer, ma non esisteva addirittura neanche il fax. Forse di un ammodernamento ci sarebbe bisogno, ma è una questione che non si lega in alcun modo al taglio dei parlamentari se non nel senso di una ulteriore semplificazione dei processi sia legislativo che ispettivo.
Infine la rappresentanza. Come spiegano bene Onida e altri costituzionalisti, questa non dipende dalla Costituzione ma dalla legge elettorale. E negli ultimi decenni la legge elettorale ha premiato più la governabilità fino a quello che, appena sette anni fa, fu un clamoroso esempio di distorsione della rappresentanza stessa, un vero e proprio paradosso. A causa di una legge elettorale, il porcellum del leghista Calderoli, che premiava chi si univa in coalizione, una forza politica che si presentò da sola prese quasi 800000 voti, il 2.2%, e non elesse nessuno. Un'altra che conquistò lo 0.5% e 167000 voti, per il solo fatto di essere coalizzata, portò alla Camera ben 6 deputati. Allora furono in pochi a gridare allo scandalo».
«È importante votare "no" perché:
1. Il nostro è un problema di qualità dei parlamentari, non di quantità.
2. Il nostro diritto di rappresentanza vale più di un caffè all'anno.
3. La rappresentatività si migliora cambiando la legge elettorale, non la Costituzione.
4. Indebolire il Parlamento significa impoverire la rappresentanza del pluralismo del popolo nel Parlamento.
5. Se si vuole ridurre i costi della politica si inizi dal taglio obbligatorio degli stipendi.
6. E' falso affermare che le leggi si faranno più velocemente quando invece l'iter legislativo rimane invariato;
7. I padri costituenti hanno trovato questo rapporto tra eletti ed elettori dopo un serio confronto e non andando a spanna come sta avvenendo ora; perché 600 e non 400 o 700 o 300? Non c'è nessuna spiegazione razionale.
8. Democrazia significa governo del popolo, e il popolo governa passando dal Parlamento, non indebolendolo.
9. Perché l'odio verso i politici non deve tramutarsi in una mutilazione dell'organo costituzionale di rappresentanza dei cittadini e scelta dell'indirizzo politico del Paese. Il voto di protesta abbiamo visto che effetti ha dato e non ha dato.
10. Realizzare ora una riforma costituzionale monca, irrazionale e illogica significa rinviare di almeno un ventennio una riforma costituzionale sensata, seria e organica.
Vota "no" ad una riforma populista, piena di vendetta e odio verso i politici.
Vota usando la ragione, non cedendo al voto di pancia, di istinto. È la Costituzione "più bella del mondo" che stai cambiando per lasciarla in eredità ai tuo figli».
Le ragioni del "sì"
Nota del Movimento 5 Stelle:«Ma davvero c'è qualcuno che pensa che Camera e Senato con meno parlamentari possano funzionare peggio? A parte che a smentire questa bislacca ipotesi ci sono fior di costituzionalisti, basterebbe citare Onida, ma anche senza, ci si può arrivare attraverso un ragionamento logico.
Oggi Senato e Camera, in regime di bicameralismo perfetto, svolgono esattamente le stesse funzioni e legiferano sugli stessi provvedimenti. Eppure il Senato ha 315 senatori e la Camera 630, il doppio. Il Senato, basta guardare calendari dei lavori, resoconti, sedute di aula e commissione, non va mai in affanno. Riesce benissimo nel suo lavoro. Dunque la tesi di chi pensa che ci sarebbero problemi è senza senso. È vero invece il contrario. Il processo legislativo verrebbe molto semplificato.
Da molte parti si legge poi che i regolamenti parlamentari sono obsoleti. È vero. Sono stati scritti quando non solo non esistevano web, cellulari e computer, ma non esisteva addirittura neanche il fax. Forse di un ammodernamento ci sarebbe bisogno, ma è una questione che non si lega in alcun modo al taglio dei parlamentari se non nel senso di una ulteriore semplificazione dei processi sia legislativo che ispettivo.
Infine la rappresentanza. Come spiegano bene Onida e altri costituzionalisti, questa non dipende dalla Costituzione ma dalla legge elettorale. E negli ultimi decenni la legge elettorale ha premiato più la governabilità fino a quello che, appena sette anni fa, fu un clamoroso esempio di distorsione della rappresentanza stessa, un vero e proprio paradosso. A causa di una legge elettorale, il porcellum del leghista Calderoli, che premiava chi si univa in coalizione, una forza politica che si presentò da sola prese quasi 800000 voti, il 2.2%, e non elesse nessuno. Un'altra che conquistò lo 0.5% e 167000 voti, per il solo fatto di essere coalizzata, portò alla Camera ben 6 deputati. Allora furono in pochi a gridare allo scandalo».
Le ragioni del "no"
Decalogo congiunto del comitato referendario di Bisceglie "21/9 #iovotoNo al taglio della rappresentanza", della sezione "Michele D'Addato" dell'Anpi e della sezione "Antonio Gramsci" del Pci di Bisceglie.«È importante votare "no" perché:
1. Il nostro è un problema di qualità dei parlamentari, non di quantità.
2. Il nostro diritto di rappresentanza vale più di un caffè all'anno.
3. La rappresentatività si migliora cambiando la legge elettorale, non la Costituzione.
4. Indebolire il Parlamento significa impoverire la rappresentanza del pluralismo del popolo nel Parlamento.
5. Se si vuole ridurre i costi della politica si inizi dal taglio obbligatorio degli stipendi.
6. E' falso affermare che le leggi si faranno più velocemente quando invece l'iter legislativo rimane invariato;
7. I padri costituenti hanno trovato questo rapporto tra eletti ed elettori dopo un serio confronto e non andando a spanna come sta avvenendo ora; perché 600 e non 400 o 700 o 300? Non c'è nessuna spiegazione razionale.
8. Democrazia significa governo del popolo, e il popolo governa passando dal Parlamento, non indebolendolo.
9. Perché l'odio verso i politici non deve tramutarsi in una mutilazione dell'organo costituzionale di rappresentanza dei cittadini e scelta dell'indirizzo politico del Paese. Il voto di protesta abbiamo visto che effetti ha dato e non ha dato.
10. Realizzare ora una riforma costituzionale monca, irrazionale e illogica significa rinviare di almeno un ventennio una riforma costituzionale sensata, seria e organica.
Vota "no" ad una riforma populista, piena di vendetta e odio verso i politici.
Vota usando la ragione, non cedendo al voto di pancia, di istinto. È la Costituzione "più bella del mondo" che stai cambiando per lasciarla in eredità ai tuo figli».