Relazione semestrale Dia, Bisceglie è una "terra di mezzo" che fa gola ai clan
Preoccupa la recrudescenza dei furti d'auto e negli appartamenti
venerdì 8 aprile 2022
8.40
La criminalità organizzata ha smesso da tempo di considerare Bisceglie "zona franca". Le avvisaglie dell'inversione di tendenza, divenute eloquenti nel 2017 - anno caratterizzato dal compimento di ben due omicidi - non sembrano aver indotto la comunità a percepire diversamente lo "status" della propria città. I biscegliesi, malgrado la recrudescenza di alcuni fenomeni connessi ad un certo sistema criminale come il sensibile incremento dei furti di autovetture e negli appartamenti, finanche delle rapine all'interno di abitazioni e ville, sono ancora ben lontani dal considerarsi cittadini di un territorio nel quale i metodi mafiosi si palesano sempre più. Una "terra di mezzo" che fa gola.
La relazione del ministro dell'interno al Parlamento sull'attività svolta ed i risultati conseguiti dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) nel primo semestre del 2021, diffusa in queste ore, si è concessa una deroga nel dare conto dell'iniziativa assunta dalla presidenza del consiglio comunale di Bisceglie, che il 26 giugno (quindi in un periodo extra rispetto all'arco temporale del documento diffuso dal Viminale) ha promosso l'incontro pubblico "Mafie in provincia. Su la testa", tenutosi allo Sporting Club (link) con la partecipazione del capo della Procura di Trani Renato Nitti, del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Giuseppe Gatti e di Sua Eccellenza Monsignor Leonardo D'Ascenzo, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie. Emersero spunti di una certa sostanza, raccolti in riflessioni che andrebbero rilette a quasi dieci mesi di distanza.
«Tracciando le coordinate di un fenomeno criminale che si coniuga con quello delle limitrofe organizzazioni criminali baresi, foggiane e cerignolane sarebbe emerso come le mafie autoctone tendano a depauperare e a depredare il territorio portando alle estreme conseguenze la connotazione lucrativa delle mafie baresi» è quanto osservato nella relazione a proposito della Bat. «La complessità delle dinamiche delinquenziali mafiose e di quelle della malavita comune, nonché la percezione della potenziale permeabilità della cosa pubblica da parte della criminalità organizzata sarebbero alla base della decisione di insediare nel territorio la Questura ad Andria, il Comando provinciale dei Carabinieri a Trani e il Comando provinciale della Guardia di Finanza a Barletta».
Il nervo scoperto, a Bisceglie come nelle città più popolose della sesta provincia pugliese, è quello relativo all'eccellenza del tessuto economico-produttivo a rischio di ripercussioni negative anche a seguito dell'emergenza Covid, oggetto di «effervescenze operative» e «insaziabili "appetiti" della criminalità organizzata su questa particolare area geografica». La fascia costiera (Margherita di Savoia - Barletta - Trani - Bisceglie), sulla quale insistono le prevalenti attività turistiche e di ristorazione, è particolarmente "ambita" così come l'entroterra rurale «gravato da una forte incidenza di reati predatori, danneggiamenti ed estorsioni che affliggono soprattutto il settore agricolo. Il fenomeno della micro e macro criminalità è divenuto pressante e pericoloso per la stessa incolumità degli agricoltori vista la consumazione dei crimini con l'intimidazione ed il ricatto». Un quadro fosco al quale si aggiunge «il pericolo della pervicace interferenza della criminalità nell' impiego distorto dei fondi europei». La Dia ha rimarcato le «significative misure interdittive antimafia adottate dal Prefetto di Barletta-Andria-Trani nei confronti di società di consulenza imprenditoriale e finanziaria nei settori agricoli e industriali ritenute vicine al sodalizio criminale dei Delli Carri, costola della "macrostruttura mafiosa" Sinesi-Francavilla. Il consolidamento di alcuni dei sodalizi locali è conseguenza delle sinergie avviate con gruppi di altre province nella consumazione di specifiche attività illecite quali, in primis, quelle legate al traffico di stupefacenti, un settore che non accenna a subire contrazioni nonostante le limitazioni al movimento delle persone».
Le mani della criminalità andriese su Bisceglie? Sembrerebbe così. Gli arresti nel clan tranese Corda-Lamolino «potrebbero aver determinato l'accrescere delle mire espansionistiche di altri gruppi andriesi interessati a Bisceglie» è l'analisi contenuta nella relazione, alla luce dell'indebolimento di quel sodalizio criminale in favore del gruppo Colangelo. La mappa diffusa dalla Dia fa riferimento alla presenza di referenti del clan Capriati in città, dediti soprattutto al traffico di stupefacenti, mentre i responsabili dei furti di auto (e non solo di grossa cilindrata) agirebbero con il supporto logistico sul posto di alcuni fiancheggiatori biscegliesi ma sarebbero sempre provenienti dalle città di Cerignola, Andria e Bitonto.
La relazione del ministro dell'interno al Parlamento sull'attività svolta ed i risultati conseguiti dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) nel primo semestre del 2021, diffusa in queste ore, si è concessa una deroga nel dare conto dell'iniziativa assunta dalla presidenza del consiglio comunale di Bisceglie, che il 26 giugno (quindi in un periodo extra rispetto all'arco temporale del documento diffuso dal Viminale) ha promosso l'incontro pubblico "Mafie in provincia. Su la testa", tenutosi allo Sporting Club (link) con la partecipazione del capo della Procura di Trani Renato Nitti, del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Giuseppe Gatti e di Sua Eccellenza Monsignor Leonardo D'Ascenzo, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie. Emersero spunti di una certa sostanza, raccolti in riflessioni che andrebbero rilette a quasi dieci mesi di distanza.
«Tracciando le coordinate di un fenomeno criminale che si coniuga con quello delle limitrofe organizzazioni criminali baresi, foggiane e cerignolane sarebbe emerso come le mafie autoctone tendano a depauperare e a depredare il territorio portando alle estreme conseguenze la connotazione lucrativa delle mafie baresi» è quanto osservato nella relazione a proposito della Bat. «La complessità delle dinamiche delinquenziali mafiose e di quelle della malavita comune, nonché la percezione della potenziale permeabilità della cosa pubblica da parte della criminalità organizzata sarebbero alla base della decisione di insediare nel territorio la Questura ad Andria, il Comando provinciale dei Carabinieri a Trani e il Comando provinciale della Guardia di Finanza a Barletta».
Il nervo scoperto, a Bisceglie come nelle città più popolose della sesta provincia pugliese, è quello relativo all'eccellenza del tessuto economico-produttivo a rischio di ripercussioni negative anche a seguito dell'emergenza Covid, oggetto di «effervescenze operative» e «insaziabili "appetiti" della criminalità organizzata su questa particolare area geografica». La fascia costiera (Margherita di Savoia - Barletta - Trani - Bisceglie), sulla quale insistono le prevalenti attività turistiche e di ristorazione, è particolarmente "ambita" così come l'entroterra rurale «gravato da una forte incidenza di reati predatori, danneggiamenti ed estorsioni che affliggono soprattutto il settore agricolo. Il fenomeno della micro e macro criminalità è divenuto pressante e pericoloso per la stessa incolumità degli agricoltori vista la consumazione dei crimini con l'intimidazione ed il ricatto». Un quadro fosco al quale si aggiunge «il pericolo della pervicace interferenza della criminalità nell' impiego distorto dei fondi europei». La Dia ha rimarcato le «significative misure interdittive antimafia adottate dal Prefetto di Barletta-Andria-Trani nei confronti di società di consulenza imprenditoriale e finanziaria nei settori agricoli e industriali ritenute vicine al sodalizio criminale dei Delli Carri, costola della "macrostruttura mafiosa" Sinesi-Francavilla. Il consolidamento di alcuni dei sodalizi locali è conseguenza delle sinergie avviate con gruppi di altre province nella consumazione di specifiche attività illecite quali, in primis, quelle legate al traffico di stupefacenti, un settore che non accenna a subire contrazioni nonostante le limitazioni al movimento delle persone».
Le mani della criminalità andriese su Bisceglie? Sembrerebbe così. Gli arresti nel clan tranese Corda-Lamolino «potrebbero aver determinato l'accrescere delle mire espansionistiche di altri gruppi andriesi interessati a Bisceglie» è l'analisi contenuta nella relazione, alla luce dell'indebolimento di quel sodalizio criminale in favore del gruppo Colangelo. La mappa diffusa dalla Dia fa riferimento alla presenza di referenti del clan Capriati in città, dediti soprattutto al traffico di stupefacenti, mentre i responsabili dei furti di auto (e non solo di grossa cilindrata) agirebbero con il supporto logistico sul posto di alcuni fiancheggiatori biscegliesi ma sarebbero sempre provenienti dalle città di Cerignola, Andria e Bitonto.