Renzi esce dal Pd, chi lo seguirà a Bisceglie?
Non è escluso che qualche esponente territoriale possa essere attratto dal nuovo progetto dell'ex premier
martedì 17 settembre 2019
12.33
Potrebbe chiamarsi "Azione civile - Ritorno al futuro" il nuovo soggetto politico frutto dell'uscita di Matteo Renzi dal Partito Democratico. L'ex primo ministro, segretario dem in due fasi differenti, ha annunciato la sua decisione nelle scorse ore e secondo i meglio informati sarebbero pronti a seguirlo almeno 25 deputati e una dozzina di senatori eletti nelle liste del Pd.
Inevitabili le ripercussioni, a cascata, sui territori: l'esponente pugliese di maggior rilievo a fianco dell'ex sindaco di Firenze sarà senza dubbio il ministro dell'agricoltura Teresa Bellanova, mentre è nota la distanza del biscegliese Francesco Boccia, ministro per gli affari regionali e le autonomie, rispetto a Renzi.
Se la contrarietà al nuovo progetto della senatrice barlettana Assuntela Messina, del suo collega salentino a Palazzo Madama Dario Stefano e del deputato barese Ubaldo Pagano è evidente quanto invece l'adesione convinta del primo renziano di Puglia, il presidente del consiglio comunale di Trani Fabrizio Ferrante, un caso particolare è rappresentato dal consigliere regionale Ruggiero Mennea. Vicino a Lorenzo Guerini, il barlettano al momento potrebbe restare nelle fila del Partito Democratico in ragione delle perplessità espresse dal suo riferimento nazionale nei confronti dell'operazione condotta da Renzi. Le cui sirene potrebbero aver già attirato alcuni centristi come Alfonso Pisicchio e addirittura qualche forzista (gira il nome di Mara Carfagna).
E a Bisceglie? I renziani, se ce ne sono ancora, hanno fatto ben poco, negli ultimi tempi, per mettersi in evidenza. L'ex sindaco Vittorio Fata è legato a Boccia e quindi a Zingaretti, mentre un altro primo cittadino del passato, Francesco Spina, ha un rapporto privilegiato col presidente della regione Michele Emiliano.
Chissà se Angelantonio Angarano, a Palazzo San Domenico dal giugno dell'anno scorso e dirigente di rilievo del Partito Democratico (di cui è stato fondatore) per 10 anni, avrà ripensato a quando, nel corso della campagna elettorale per le amministrative del 2013, un Renzi già leader in ascesa ma ancora lontano dal diventare presidente del consiglio fece tappa a Bisceglie per un comizio a suo sostegno a poche decine di metri dal Calvario. L'inattività politica del sindaco, limitatosi a dare uno sguardo nel campo del centrodestra senza mai assumere impegni personali concreti che andassero oltre il sostegno all'amico e alleato locale Sergio Silvestris nella corsa alle europee, potrebbe concludersi presto. Il Pd che fu suo - come di Gianni Naglieri, Roberta Rigante e Mauro Lorusso - forse non gli è più così congeniale, pur se l'incarico ministeriale affidato a Francesco Boccia potrebbe aver provocato sussulti nostalgici. Di certo, lo spazio politico aperto dall'iniziativa di Matteo Renzi, per quanto ritenuto non larghissimo dai sondaggi (che accreditano la nascente creatura di un consenso intorno al 5%), può costituire uno sbocco, specie a pochi mesi dal prossimo appuntamento con le regionali.
© riproduzione riservata
Inevitabili le ripercussioni, a cascata, sui territori: l'esponente pugliese di maggior rilievo a fianco dell'ex sindaco di Firenze sarà senza dubbio il ministro dell'agricoltura Teresa Bellanova, mentre è nota la distanza del biscegliese Francesco Boccia, ministro per gli affari regionali e le autonomie, rispetto a Renzi.
Se la contrarietà al nuovo progetto della senatrice barlettana Assuntela Messina, del suo collega salentino a Palazzo Madama Dario Stefano e del deputato barese Ubaldo Pagano è evidente quanto invece l'adesione convinta del primo renziano di Puglia, il presidente del consiglio comunale di Trani Fabrizio Ferrante, un caso particolare è rappresentato dal consigliere regionale Ruggiero Mennea. Vicino a Lorenzo Guerini, il barlettano al momento potrebbe restare nelle fila del Partito Democratico in ragione delle perplessità espresse dal suo riferimento nazionale nei confronti dell'operazione condotta da Renzi. Le cui sirene potrebbero aver già attirato alcuni centristi come Alfonso Pisicchio e addirittura qualche forzista (gira il nome di Mara Carfagna).
E a Bisceglie? I renziani, se ce ne sono ancora, hanno fatto ben poco, negli ultimi tempi, per mettersi in evidenza. L'ex sindaco Vittorio Fata è legato a Boccia e quindi a Zingaretti, mentre un altro primo cittadino del passato, Francesco Spina, ha un rapporto privilegiato col presidente della regione Michele Emiliano.
Chissà se Angelantonio Angarano, a Palazzo San Domenico dal giugno dell'anno scorso e dirigente di rilievo del Partito Democratico (di cui è stato fondatore) per 10 anni, avrà ripensato a quando, nel corso della campagna elettorale per le amministrative del 2013, un Renzi già leader in ascesa ma ancora lontano dal diventare presidente del consiglio fece tappa a Bisceglie per un comizio a suo sostegno a poche decine di metri dal Calvario. L'inattività politica del sindaco, limitatosi a dare uno sguardo nel campo del centrodestra senza mai assumere impegni personali concreti che andassero oltre il sostegno all'amico e alleato locale Sergio Silvestris nella corsa alle europee, potrebbe concludersi presto. Il Pd che fu suo - come di Gianni Naglieri, Roberta Rigante e Mauro Lorusso - forse non gli è più così congeniale, pur se l'incarico ministeriale affidato a Francesco Boccia potrebbe aver provocato sussulti nostalgici. Di certo, lo spazio politico aperto dall'iniziativa di Matteo Renzi, per quanto ritenuto non larghissimo dai sondaggi (che accreditano la nascente creatura di un consenso intorno al 5%), può costituire uno sbocco, specie a pochi mesi dal prossimo appuntamento con le regionali.
© riproduzione riservata