Ricchiuti: «No alla burocrazia e sostegno alle imprese per ripartire»
L'esponente di Fratelli d'Italia: «Crediamo in una rinascita fondata sulla libera concorrenza, sull'impresa privata, sulla ricchezza e sul lavoro vero»
lunedì 6 aprile 2020
12.19
«Un Paese strutturato sull'assistenzialismo e burocrazia diventa vittima di se stesso. Il risultato di questo letale combinato disposto non fa altro che frenare il talento e lo spirito di iniziativa e di sacrificio di imprenditori e lavoratori». Toni sferzanti, quelli utilizzati dal biscegliese Lino Ricchiuti, viceresponsabile nazionale del dipartimento attività produttive di Fratelli d'Italia.
«Un Paese costruito su numerosi, lunghi e farraginosi protocolli da seguire alla lettera, vergati da chi non ha mai messo piede neanche per sbaglio in un'azienda privata, non crede nella libertà d'impresa, non crede che centinaia di migliaia di aziende tessili avrebbero in tutta sicurezza già risolto il problema delle mascherine in queste tre settimane di fermo per privati e aziende» ha sottolineato.
«Fratelli d'Italia lo aveva chiesto sin dall'inizio dell'emergenza, perché non è normale che un decreto preveda la cassa integrazione per tutti e nessun incentivo per chi non mette nessuno in cassa integrazione e continua a pagare gli stipendi. La nostra posizione, più volte pubblicamente ribadita dalla presidente Giorgia Meloni, è stata da subito fin troppo chiara: se un imprenditore sceglie di non ricorrere alla mobilita, lo Stato lo aiuta con l'equivalente di quanto sarebbe costata la cassa integrazione per ciascun dipendente. Questo è un modo per dire: "Ci rendiamo conto del sacrificio che stai facendo se tu oggi decidi di andare avanti"» ha spiegato.
«Abbiamo visto un piccolo assaggio con l'ospedale di Milano Fiera e il ponte Morandi di Genova, due esempi di emergenza nei quali qualcuno si è preso la briga di firmare tutto ciò che era necessario, liberato dal peso della burocrazia pur di far andare avanti i lavori. Perché in questo Paese, oltre a produrre una massa di professionisti protocollari, che senza l'indicazione della procedura esatta non trovano nemmeno la strada di casa, fortunatamente non tutti, c'è gente che butta il cuore e la sua vita oltre l'ostacolo. È qui che si vede la vera Italia, quella che noi vorremmo che rinascesse, quella che crede nel rinascimento di una nuova società fondata sulla libera concorrenza, sull'impresa privata, sulla ricchezza e sul lavoro vero» ha concluso Ricchiuti.
«Un Paese costruito su numerosi, lunghi e farraginosi protocolli da seguire alla lettera, vergati da chi non ha mai messo piede neanche per sbaglio in un'azienda privata, non crede nella libertà d'impresa, non crede che centinaia di migliaia di aziende tessili avrebbero in tutta sicurezza già risolto il problema delle mascherine in queste tre settimane di fermo per privati e aziende» ha sottolineato.
«Fratelli d'Italia lo aveva chiesto sin dall'inizio dell'emergenza, perché non è normale che un decreto preveda la cassa integrazione per tutti e nessun incentivo per chi non mette nessuno in cassa integrazione e continua a pagare gli stipendi. La nostra posizione, più volte pubblicamente ribadita dalla presidente Giorgia Meloni, è stata da subito fin troppo chiara: se un imprenditore sceglie di non ricorrere alla mobilita, lo Stato lo aiuta con l'equivalente di quanto sarebbe costata la cassa integrazione per ciascun dipendente. Questo è un modo per dire: "Ci rendiamo conto del sacrificio che stai facendo se tu oggi decidi di andare avanti"» ha spiegato.
«Abbiamo visto un piccolo assaggio con l'ospedale di Milano Fiera e il ponte Morandi di Genova, due esempi di emergenza nei quali qualcuno si è preso la briga di firmare tutto ciò che era necessario, liberato dal peso della burocrazia pur di far andare avanti i lavori. Perché in questo Paese, oltre a produrre una massa di professionisti protocollari, che senza l'indicazione della procedura esatta non trovano nemmeno la strada di casa, fortunatamente non tutti, c'è gente che butta il cuore e la sua vita oltre l'ostacolo. È qui che si vede la vera Italia, quella che noi vorremmo che rinascesse, quella che crede nel rinascimento di una nuova società fondata sulla libera concorrenza, sull'impresa privata, sulla ricchezza e sul lavoro vero» ha concluso Ricchiuti.