Ricordando Carlo De Trizio a dodici anni dalla sua scomparsa
Venerdì 27 aprile, alle ore 10:00, cerimonia presso il Cimitero di Bisceglie. Il ricordo del fratello Gianni
mercoledì 25 aprile 2018
12.25
27 aprile 2018. Dodici anni sono già passati dal 2006, giorno in cui a Nassirya (Iraq) alle 8:55 ora italiana, un ordigno rudimentale azionato a distanza, uccideva tre marescialli dei Carabinieri: fra questi Carlo De Trizio, unitamente a un ufficiale dell'esercito italiano e a un caporale dell'esercito rumeno.
Di quel vile attentato tanto si è scritto, rievocando il dolore dei suoi familiari, amici e di quanti lo hanno conosciuto.
Quest'anno, a dare ulteriore partecipazione a questo triste evento, sarà dapprima officiata una Santa Messa in suffragio, che si svolgerà in quell'infausto giorno, alle ore 10:00, presso la cappella del Cimitero di Bisceglie e successivamente con la deposizione presso la tomba monumentale di una corona a cura dell'amministrazione comunale e di un cuscino di fiori a nome del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Oltre al sindaco facente funzioni Vittorio Fata interverrà il Comandante Interregionale della divisione "Ogaden" dei Carabinieri, il Generale di Corpo d'Armata Vittorio Tomasone, unitamente ai vertici pugliesi dell'Arma dei Carabinieri.
Ancora una volta ed ancor di più la grande famiglia dei Carabinieri si ritrova a commemorare un proprio militare, unendosi alla famiglia di origine del Caduto in servizio, per dovere o nel caso di Carlo, per aver dato la vita intento ad offrire il proprio contributo di pace e libertà, in un Paese tormentato dalla guerra.
Come anticipato, tanto si è detto del biscegliese Carlo De Trizio, della sua professione e di quanto accaduto 12 anni fa con la sua drammatica scomparsa.
Quest'anno il desiderio degli organizzatori della cerimonia è ricordare l'uomo, prima ancora del Maresciallo dei Carabinieri; il ragazzo che, poco più ventenne, partì da Bisceglie per arruolarsi.
A tracciarne il profilo, è stato il fratello Gianni, che onora con il suo lavoro, la sua dedizione il ricordo dell'amato congiunto.
Nel racconto, manifestato con non poca emozione, parla dell'umanità e della perseveranza che Carlo poneva nel suo operato: "da poco acquisita la maturità scientifica, si iscrisse all'Università di Bari, nella facoltà di Giurisprudenza e nell'assolvimento del proprio dovere, dovendo svolgere il servizio di leva, si arruolò quale Carabiniere ausiliare.
Dopo l'addestramento presso la Scuola Carabinieri di Chieti fu destinato nel napoletano, a Secondigliano.
Il periodo di leva, trascorso con impegno e dedizione, profuso con la soddisfazione propria e dei superiori.
Terminata la rafferma, rientra alla vita civile e si adopera nell'azienda familiare, dedicandosi all'impiantistica di sistemi irrigui residenziali.
Ma l'amore era lì, la passione per quell'uniforme nera bordata di rosso è grande, tanto che all'insaputa di tutti Carlo presentò domanda di partecipazione alle attività concorsuali per la scuola di Marescialli.
Sacrifici non da poco, lavoro, studio, allenamenti, ma la determinazione alimentò e motivò l'energia che lo videro vincitore di concorso.
Il sogno si stava avverando: la scuola di Velletri prima e poi il centro di addestramento e formazione per sottufficiali e brigadieri di Vicenza, prima della nomina a Comandante di Plotone presso la Scuola Allievi Carabinieri di Roma. Carlo manifestò subito serietà, capacità professionale e grande spirito di abnegazione: numerosi gli apprezzamenti dei colleghi.
Successivamente fu assegnato quale Capo Sezione al Nucleo Radiomobile di Roma.
Tanti gli avvenimenti che lo videro impegnato a tutela e nella sicurezza dei cittadini ma la ricerca di maggiori aspettative e migliori performance professionali, lo spinsero a partecipare ad un corso di lingua araba. Carlo rimase affascinato da questa cultura, tanto da perfezionarsi a livello accademico, presso l'Università di Tunisi.
Certificato quale operatore di lingua araba e cultura orientale, rispose all'interpellanza per la partecipazione alla missione Antica Babilonia (Iraq 2003-2006).
Il teatro operativo in Iraq vide per ben due volte la sua partecipazione. Portò con sé non soltanto quanto istituzionalmente l'Arma dei Carabinieri è chiamata a svolgere in ambito internazionale ma contribuì col suo innato spirito umanitario l'educazione ricevuta dalla famiglia, la passione e il calore tipico degli uomini e delle donne del Sud, ad avere un approccio con quella parte di popolazione irachena che aveva voglia di riappropriarsi della propria storia, della propria identità, sviluppando altresì quel senso di democrazia, stabilendo un'attività costruttiva e partecipativa.
Al rientro dalla missione, rientrato in servizio ordinario, avviò un nuovo percorso di studi in lingua russa.
Le sue capacità professionali ed operative gli permisero di essere richiamato per una seconda missione in terra irachena.
In tutte le attività, le esperienze la seconda volta, a spingere la forza e la voglia di affrontarla ci furono solo consapevolezza, determinazione.
All'incognita della prima, quando si affronta una seconda esperienza di ugual portata, si sa molto bene cosa cosa ci si aspetta ed anche Carlo sapeva cosa avrebbe ritrovato, cosa lo attendeva.
Nel suo bagaglio personale, fra gli effetti personali ebbe a portarsi anche qualche capo di vestiario, degli indumenti dei nipoti Nicolò ed Alessia, all'epoca bambini, indumenti che avrebbero fatto felice qualche bambino iracheno. Ma la brevità della sua permanenza non gli ha permesso di fare quei doni e quegli indumenti sono poi stati restituiti alla famiglia.
Oggi il più grande dei due nipoti, Nicolò, ha voluto prendere il testimone di zio Carlo: il prossimo 16 giugno, presso la scuola di Firenze, diverrà Maresciallo dei Carabinieri.
Questo ed altro ancora era Carlo: prima ancora chr un Maresciallo dei Carabinieri era un ragazzo, un giovane, un uomo con speranze e sogni, oggi ricordato da tante persone. Molti di questi individui, alcuni sconosciuti hanno visto per un momento intrecciare la loro vita con quella di Carlo. Il ricordo che serberanno di Carlo, contribuirà a far vivere in ogni cuore una piccola parte di lui».
Di quel vile attentato tanto si è scritto, rievocando il dolore dei suoi familiari, amici e di quanti lo hanno conosciuto.
Quest'anno, a dare ulteriore partecipazione a questo triste evento, sarà dapprima officiata una Santa Messa in suffragio, che si svolgerà in quell'infausto giorno, alle ore 10:00, presso la cappella del Cimitero di Bisceglie e successivamente con la deposizione presso la tomba monumentale di una corona a cura dell'amministrazione comunale e di un cuscino di fiori a nome del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Oltre al sindaco facente funzioni Vittorio Fata interverrà il Comandante Interregionale della divisione "Ogaden" dei Carabinieri, il Generale di Corpo d'Armata Vittorio Tomasone, unitamente ai vertici pugliesi dell'Arma dei Carabinieri.
Ancora una volta ed ancor di più la grande famiglia dei Carabinieri si ritrova a commemorare un proprio militare, unendosi alla famiglia di origine del Caduto in servizio, per dovere o nel caso di Carlo, per aver dato la vita intento ad offrire il proprio contributo di pace e libertà, in un Paese tormentato dalla guerra.
Come anticipato, tanto si è detto del biscegliese Carlo De Trizio, della sua professione e di quanto accaduto 12 anni fa con la sua drammatica scomparsa.
Quest'anno il desiderio degli organizzatori della cerimonia è ricordare l'uomo, prima ancora del Maresciallo dei Carabinieri; il ragazzo che, poco più ventenne, partì da Bisceglie per arruolarsi.
A tracciarne il profilo, è stato il fratello Gianni, che onora con il suo lavoro, la sua dedizione il ricordo dell'amato congiunto.
Nel racconto, manifestato con non poca emozione, parla dell'umanità e della perseveranza che Carlo poneva nel suo operato: "da poco acquisita la maturità scientifica, si iscrisse all'Università di Bari, nella facoltà di Giurisprudenza e nell'assolvimento del proprio dovere, dovendo svolgere il servizio di leva, si arruolò quale Carabiniere ausiliare.
Dopo l'addestramento presso la Scuola Carabinieri di Chieti fu destinato nel napoletano, a Secondigliano.
Il periodo di leva, trascorso con impegno e dedizione, profuso con la soddisfazione propria e dei superiori.
Terminata la rafferma, rientra alla vita civile e si adopera nell'azienda familiare, dedicandosi all'impiantistica di sistemi irrigui residenziali.
Ma l'amore era lì, la passione per quell'uniforme nera bordata di rosso è grande, tanto che all'insaputa di tutti Carlo presentò domanda di partecipazione alle attività concorsuali per la scuola di Marescialli.
Sacrifici non da poco, lavoro, studio, allenamenti, ma la determinazione alimentò e motivò l'energia che lo videro vincitore di concorso.
Il sogno si stava avverando: la scuola di Velletri prima e poi il centro di addestramento e formazione per sottufficiali e brigadieri di Vicenza, prima della nomina a Comandante di Plotone presso la Scuola Allievi Carabinieri di Roma. Carlo manifestò subito serietà, capacità professionale e grande spirito di abnegazione: numerosi gli apprezzamenti dei colleghi.
Successivamente fu assegnato quale Capo Sezione al Nucleo Radiomobile di Roma.
Tanti gli avvenimenti che lo videro impegnato a tutela e nella sicurezza dei cittadini ma la ricerca di maggiori aspettative e migliori performance professionali, lo spinsero a partecipare ad un corso di lingua araba. Carlo rimase affascinato da questa cultura, tanto da perfezionarsi a livello accademico, presso l'Università di Tunisi.
Certificato quale operatore di lingua araba e cultura orientale, rispose all'interpellanza per la partecipazione alla missione Antica Babilonia (Iraq 2003-2006).
Il teatro operativo in Iraq vide per ben due volte la sua partecipazione. Portò con sé non soltanto quanto istituzionalmente l'Arma dei Carabinieri è chiamata a svolgere in ambito internazionale ma contribuì col suo innato spirito umanitario l'educazione ricevuta dalla famiglia, la passione e il calore tipico degli uomini e delle donne del Sud, ad avere un approccio con quella parte di popolazione irachena che aveva voglia di riappropriarsi della propria storia, della propria identità, sviluppando altresì quel senso di democrazia, stabilendo un'attività costruttiva e partecipativa.
Al rientro dalla missione, rientrato in servizio ordinario, avviò un nuovo percorso di studi in lingua russa.
Le sue capacità professionali ed operative gli permisero di essere richiamato per una seconda missione in terra irachena.
In tutte le attività, le esperienze la seconda volta, a spingere la forza e la voglia di affrontarla ci furono solo consapevolezza, determinazione.
All'incognita della prima, quando si affronta una seconda esperienza di ugual portata, si sa molto bene cosa cosa ci si aspetta ed anche Carlo sapeva cosa avrebbe ritrovato, cosa lo attendeva.
Nel suo bagaglio personale, fra gli effetti personali ebbe a portarsi anche qualche capo di vestiario, degli indumenti dei nipoti Nicolò ed Alessia, all'epoca bambini, indumenti che avrebbero fatto felice qualche bambino iracheno. Ma la brevità della sua permanenza non gli ha permesso di fare quei doni e quegli indumenti sono poi stati restituiti alla famiglia.
Oggi il più grande dei due nipoti, Nicolò, ha voluto prendere il testimone di zio Carlo: il prossimo 16 giugno, presso la scuola di Firenze, diverrà Maresciallo dei Carabinieri.
Questo ed altro ancora era Carlo: prima ancora chr un Maresciallo dei Carabinieri era un ragazzo, un giovane, un uomo con speranze e sogni, oggi ricordato da tante persone. Molti di questi individui, alcuni sconosciuti hanno visto per un momento intrecciare la loro vita con quella di Carlo. Il ricordo che serberanno di Carlo, contribuirà a far vivere in ogni cuore una piccola parte di lui».