Santa Croce trasformata in un teatro, la sorpresa per il prologo della stagione teatrale
Il nuovo volto della chiesa è un esperimento temporaneo, ma ci sono prospettive per la trasformazione permanente
venerdì 17 novembre 2017
10.45
La sorpresa è stata generale. Perché quello che ci eravamo abituati a chiamare "auditorium" Santa Croce, una chiesa sconsacrata e adibita a location di convegni, consigli comunali, incontri politici, non si è mai prestato al ruolo.
Lo avevamo detto scherzando anche in un post del blog "Il pizzicotto" (lo rileggete qui), anche in preda al nervosismo generato da un ennesimo consiglio comunale di cui avevamo capito il 50% delle parole pronunciate.
Poi la sorpresa, il 16 novembre, per la prima del prologo alla stagione teatrale 2017-2018 del sistemaGaribaldi.
Santa Croce ospitava il monologo Aldo Morto, il difficile monologo teatrale di Daniele Timpano. Lo spettacolo vincitore - e non a caso - del Premio Rete Critica 2012, finalista del Premio Ubu 2012 "Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)" e segnalato al Premio IN-BOX 2012, è uno schizofrenico monologo in cui un attore, raccogliendo tutte le voci dell'immaginario collettivo sulla morte di Aldo Moro, attraversa, nelle vesti di un attore schizofrenico, tutte le voci ed i pareri di aggressori, giornalisti, parenti, popolo. Una forma dichiarata di iperteatro, in cui il racconto di Aldo Moro vivo si mescola alla critica sui falsi storici che la necessità di ricostruzione giudiziale, filmica, teatrale, televisiva, giornalistica, ha creato, generando mostri di irrealtà i cui effetti sono di stordimento collettivo.
Per Daniele Timpano e chi lo succederà fino al 19 novembre, il direttore artistico del teatro Garibaldi Carlo Bruni ha voluto costruire un teatro temporaneo con scene, quinte, luci, regia, spalti per il pubblico. Praticamente tutto, sipario a parte. Anche se provvisorio è sorprendente, per la resa, gli effetti, la profondità data ai locali di quello, che essendo chiesa, è stato concepito come un teatro dagli inizi.
Solo che nessuno ci aveva pensato.
«L'idea - ha spiegato con la sua solita sinteticità pre-spettacolo Carlo Bruni - è quella che nella rete museale e del polo bibliotecario che Bisceglie va costruendo, questo diventi un teatro mobile ma permanente. O qualcosa di simile. Ora sperimentiamo».
Esperimento del tutto riuscito, anche perché Bruni sa quello che fa e chi manda in scena. E vedere tutta gremita, quella tribuna mobile così ben congegnata, è stata una soddisfazione per tutti. Compreso il vice sindaco Vittorio Fata che, assistendo in prima fila all'intero impegnativo debutto della stagione, in cuor suo ha gioito.
Noi pure.
Lo avevamo detto scherzando anche in un post del blog "Il pizzicotto" (lo rileggete qui), anche in preda al nervosismo generato da un ennesimo consiglio comunale di cui avevamo capito il 50% delle parole pronunciate.
Poi la sorpresa, il 16 novembre, per la prima del prologo alla stagione teatrale 2017-2018 del sistemaGaribaldi.
Santa Croce ospitava il monologo Aldo Morto, il difficile monologo teatrale di Daniele Timpano. Lo spettacolo vincitore - e non a caso - del Premio Rete Critica 2012, finalista del Premio Ubu 2012 "Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)" e segnalato al Premio IN-BOX 2012, è uno schizofrenico monologo in cui un attore, raccogliendo tutte le voci dell'immaginario collettivo sulla morte di Aldo Moro, attraversa, nelle vesti di un attore schizofrenico, tutte le voci ed i pareri di aggressori, giornalisti, parenti, popolo. Una forma dichiarata di iperteatro, in cui il racconto di Aldo Moro vivo si mescola alla critica sui falsi storici che la necessità di ricostruzione giudiziale, filmica, teatrale, televisiva, giornalistica, ha creato, generando mostri di irrealtà i cui effetti sono di stordimento collettivo.
Per Daniele Timpano e chi lo succederà fino al 19 novembre, il direttore artistico del teatro Garibaldi Carlo Bruni ha voluto costruire un teatro temporaneo con scene, quinte, luci, regia, spalti per il pubblico. Praticamente tutto, sipario a parte. Anche se provvisorio è sorprendente, per la resa, gli effetti, la profondità data ai locali di quello, che essendo chiesa, è stato concepito come un teatro dagli inizi.
Solo che nessuno ci aveva pensato.
«L'idea - ha spiegato con la sua solita sinteticità pre-spettacolo Carlo Bruni - è quella che nella rete museale e del polo bibliotecario che Bisceglie va costruendo, questo diventi un teatro mobile ma permanente. O qualcosa di simile. Ora sperimentiamo».
Esperimento del tutto riuscito, anche perché Bruni sa quello che fa e chi manda in scena. E vedere tutta gremita, quella tribuna mobile così ben congegnata, è stata una soddisfazione per tutti. Compreso il vice sindaco Vittorio Fata che, assistendo in prima fila all'intero impegnativo debutto della stagione, in cuor suo ha gioito.
Noi pure.