Saper fare impresa oggi a Libri nel borgo antico

La coppia Ricchiuti-Fontana presenta il libro "L'impresa si fa non si racconta"

sabato 24 agosto 2019 10.46
A cura di Bartolomeo Pasquale
Per diventare imprenditori non c'è bisogno di una laurea, di un immenso conto in banca o di innumerevoli esperienze che, magari, possono aiutare ma non di certo portano a realizzare l'obiettivo principale della produzione e scambio di beni e servizi per la collettività.

Per diventare imprenditori bisogna anzitutto "esserlo": fare una valutazione delle proprie capacità ed idee e fonderle con la passione per una determinata tematica. Al giorno d'oggi, a seguito delle negative congiunture dell'economia nazionale, spesso è diventato complesso anche avviare la più piccola attività commerciale in società semplice ed il rischio è quello di vedere la propria creatività imprenditoriale sciogliersi come neve al sole.

Di questo, e di tanto altro, si è discusso durante la presentazione del libro "L'impresa si fa, non si racconta" avvenuta in questa decima edizione della spumeggiante rassegna Libri nel borgo antico. Dal palco di Pendio San Matteo l'autore Alessandro Ricchiuti, dottore commercialista ed amministratore delegato di Riada Partners, ha commentato e spiegato al pubblico quanto emerso dalla prima edizione del Forum Riada realizzato presso la LUM Jean Monnet di Trani.

Assieme al dottor Sergio Fontana, presidente di Confindustria Bari-BAT e ospite d'onore nell'occasione, Ricchiuti ha enarrato come la propria esperienza imprenditoriale possa essere d'insegnamento alle giovani menti che vogliono realizzare il proprio progetto grazie allo sviluppo di un modello economico e sociale basato sulla passione per quello che si fa, sulle idee a largo respiro, sull'informazione e formazione e sulle moderne tecnologie che accompagnano il progresso.

Il dottor Ricchiuti, con poche e significative parole, ha spiegato cosa un potenziale imprenditore può fare per non lasciare il Sud e creare non solo un progetto ma anche una speranza: «Secondo il rapporto Svimez, che ha rilevato la situazione dell'economia meridionale dal 2012 al 2017, è emerso che il giovane imprenditore deve cedere oppure combattere. Secondo Bertold Brecht bisogna sempre lottare, che sia per un giorno, che sia per tantissimo tempo. Quindi alla luce di tutto è opportuno pensare, costruire, avere la determinazione giusta. Possa tu vivere in una città come Canosa o come Bisceglie oppure come Barletta, per salire in provincia, fare impresa equivale ad essere un gladiatore. Dal rapporto Svimez si evince che circa un milione di persone del Mezzogiorno lavora o fa impresa via dal proprio territorio, ed un terzo degli studenti va a studiare nelle Accademie del Nord Italia, a conferma che le armi necessarie per poter lottare, i supporti e le istituzioni, funzionano poco. Pertanto è opportuno tirare fuori il meglio dal poco che si ha, se si vuole veramente creare una prospettiva di impresa al Sud. La determinazione di un imprenditore o di un consulente in un territorio che può risultare non saturo può portare solo benefici. Se loro danno lavoro, possono tirare fuori da circoli critici e far emergere tanta gente, facendo scorrere con regolarità l'economia e rendendo florido ogni singolo quartiere».

Il presidente Nicola Fontana ha invece spiegato alla platea come si interseca l'atteggiamento istituzionale con lo spirito imprenditoriale: «Dico quello che penso ma sempre a passi felpati. Abbiamo ampi margini di miglioramento nonostante la fluttuazione ciclica negativa. Le nostre imprese non hanno bisogno di politici in discoteca, di liti in modo particolare sui social o di inciuci. Leggendo i dati dello Svimez abbiamo due possibilità. anzitutto valutare il capitale umano, perché noi abbiamo cervelli e talenti talmente validi che possono essere inseriti in impresa per cui loro potrebbero rappresentare la soluzione ai problemi che permangono. In secondo luogo l'investimento economico grazie anche ai fondi internazionali. Da parte della politica non abbiamo assolutamente bisogno dell'inutile chiacchiericcio e dell'egocentrismo che non porta a nulla. Ricordiamoci cosa accadde dopo la caduta del regime fascista e la conclusione della seconda guerra mondiale; l'italia fu rifatta con le mani in modo completo da gente volenterosa. Abbiamo avuto dei giganti come Giuseppe Di Vittorio ed il presidente della Confindustria di allora, Costa. Insieme investirono con le aziende perché è con le aziende che si produce reddito. Trovo ridicolo quando un ammortizzatore sociale viene definito reddito di cittadinanza, quello non è un reddito ma è solo un intervento assistenziale per chi ha perso il lavoro o per chi non lo ha. Ricordate tutti che il reddito lo si produce solo mediante il lavoro e il lavoro nasce solo con il rischio di impresa che un soggetto motivato si assume».