Sergio Curci a Rai Parlamento: si parla di caporalato in agricoltura
Il presidente di Arca Fruit interviene sugli effetti catastrofici delle nuove direttive del governo
domenica 15 ottobre 2017
80 distretti agricoli illegali, 400000 lavoratori irregolari, di cui 100000 senza alcuna tutela. Chi viene reclutato dai caporali lavora anche 10, 12 ore al giorno e mette ogni giorno a rischio la vita.
Il cancro dell'agricoltura va estirpato, nessuno lo mette in dubbio. Ma le nuove leggi nazionali non sono la soluzione.
Il giro di vite del governo continua a mettere in ginocchio le imprese, che non hanno paura di metterci la faccia per raccontare i disagi che da tempo vivono.
Sabato 24 ottobre, a difendere le imprese ai microfoni di Rai Parlamento, è stato l'imprenditore biscegliese Sergio Curci, presidente della OP Arca Fruit.
Intervenuto nel settimanale di approfondimento politico Settegiorni, ha spiegato che l'impresa agricola non può essere soggetta alle semplificazione delle nuove normative introdotte dal governo.
«Nelle assunzioni - ha spiegato - siamo regolati dal tempo e dalla tecnologia. Oggi stiamo tagliando l'uva, se arriva il maltempo e devo aprire i teli nel giro di un quarto d'ora, ho immediato bisogno di manodopera aggiuntiva. Ma per la nuova normativa se lo facessi finirei in manette, avendo l'obbligo di assumere gli operai almeno 24 ore prima».
La legge sul caporalato, continuano insomma a ribadire le imprese del Sud, rischia di assimilare chi sfrutta i lavoratori a chi, per questioni pratiche e legate ai cicli naturali, non riesce ad applicarla. E questo va a tutto vantaggio delle imprese criminali, che muovono un giro di affari che ogni anno si aggira tra i 14 e i 18 miliardi di euro.
Il cancro dell'agricoltura va estirpato, nessuno lo mette in dubbio. Ma le nuove leggi nazionali non sono la soluzione.
Il giro di vite del governo continua a mettere in ginocchio le imprese, che non hanno paura di metterci la faccia per raccontare i disagi che da tempo vivono.
Sabato 24 ottobre, a difendere le imprese ai microfoni di Rai Parlamento, è stato l'imprenditore biscegliese Sergio Curci, presidente della OP Arca Fruit.
Intervenuto nel settimanale di approfondimento politico Settegiorni, ha spiegato che l'impresa agricola non può essere soggetta alle semplificazione delle nuove normative introdotte dal governo.
«Nelle assunzioni - ha spiegato - siamo regolati dal tempo e dalla tecnologia. Oggi stiamo tagliando l'uva, se arriva il maltempo e devo aprire i teli nel giro di un quarto d'ora, ho immediato bisogno di manodopera aggiuntiva. Ma per la nuova normativa se lo facessi finirei in manette, avendo l'obbligo di assumere gli operai almeno 24 ore prima».
La legge sul caporalato, continuano insomma a ribadire le imprese del Sud, rischia di assimilare chi sfrutta i lavoratori a chi, per questioni pratiche e legate ai cicli naturali, non riesce ad applicarla. E questo va a tutto vantaggio delle imprese criminali, che muovono un giro di affari che ogni anno si aggira tra i 14 e i 18 miliardi di euro.