Soldani: «Lo Stato si confronti con imprese e professioni»
Il presidente dell'Ordine dei commercialisti del circondario: «Si metta mano al vero nodo della questione: il peso intollerabile del prelievo fiscale e previdenziale»
martedì 29 giugno 2021
Parole dure, quelle affidate a una nota dal biscegliese Antonello Soldani, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Trani.
«I commercialisti italiani non sono abituati a fare polemiche e men che mai buttarla in caciara. Sono abituati a lavorare sodo per soddisfare le esigenze dei loro clienti e contribuire con il proprio impegno ad assolvere ad un compito fondamentale: garantire l'afflusso delle tasse nelle casse dello Stato che potranno essere impiegate per la realizzazione dei servizi indispensabili ai cittadini. Ciò, però, non vuol dire che i commercialisti siano disposti a ingoiare qualunque rospo provenga dai burocrati di Stato» ha affermato, commentando il documento a firma del direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, contro cui si è già scagliato l'ex presidente della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti, Renzo Guffanti.
«I carichi di lavoro cui sono sottoposti i commercialisti italiani sono insostenibili» ha tuonato Soldani. «L'infinita sequenza di scadenze, adempimenti e compiti, sono ormai una giungla inestricabile. Le trappole per i 100mila commercialisti italiani sono dietro ogni angolo, amplificate da una burocrazia che riesce a ingarbugliare persino ciò che decide in nome della semplificazione. I nostri burocrati riescono a ingarbugliare anche i provvedimenti creati con lo scopo di semplificare le procedure e snellire i rapporti tra cittadini e Stato» ha aggiunto.
«È arrivato il momento che tutti gli apparati pubblici, a cominciare da quelli che si occupano di economia e finanze, comincino a confrontarsi seriamente con il mondo delle imprese e delle professioni. E che si metta mano al vero nodo della questione: il peso intollerabile del prelievo fiscale e previdenziale. L'aver distribuito il prelievo in decine di appuntamenti diversi nel corso dell'anno solare non deve trarre in inganno: le imprese e i cittadini non riescono più a farvi fronte e i commercialisti sono arrivati ormai al collasso, strangolati da una miriade di scadenze e da aggiornamenti continui di circolari e note esplicative, spesso in contraddizione tra loro, che hanno reso le giornate lavorative infinite. Altro che le 8 ore di lavoro dei burocrati di Stato che hanno anche la garanzia della domenica libera. E loro, intanto, parlano solo di privacy» ha concluso.
«I commercialisti italiani non sono abituati a fare polemiche e men che mai buttarla in caciara. Sono abituati a lavorare sodo per soddisfare le esigenze dei loro clienti e contribuire con il proprio impegno ad assolvere ad un compito fondamentale: garantire l'afflusso delle tasse nelle casse dello Stato che potranno essere impiegate per la realizzazione dei servizi indispensabili ai cittadini. Ciò, però, non vuol dire che i commercialisti siano disposti a ingoiare qualunque rospo provenga dai burocrati di Stato» ha affermato, commentando il documento a firma del direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, contro cui si è già scagliato l'ex presidente della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti, Renzo Guffanti.
«I carichi di lavoro cui sono sottoposti i commercialisti italiani sono insostenibili» ha tuonato Soldani. «L'infinita sequenza di scadenze, adempimenti e compiti, sono ormai una giungla inestricabile. Le trappole per i 100mila commercialisti italiani sono dietro ogni angolo, amplificate da una burocrazia che riesce a ingarbugliare persino ciò che decide in nome della semplificazione. I nostri burocrati riescono a ingarbugliare anche i provvedimenti creati con lo scopo di semplificare le procedure e snellire i rapporti tra cittadini e Stato» ha aggiunto.
«È arrivato il momento che tutti gli apparati pubblici, a cominciare da quelli che si occupano di economia e finanze, comincino a confrontarsi seriamente con il mondo delle imprese e delle professioni. E che si metta mano al vero nodo della questione: il peso intollerabile del prelievo fiscale e previdenziale. L'aver distribuito il prelievo in decine di appuntamenti diversi nel corso dell'anno solare non deve trarre in inganno: le imprese e i cittadini non riescono più a farvi fronte e i commercialisti sono arrivati ormai al collasso, strangolati da una miriade di scadenze e da aggiornamenti continui di circolari e note esplicative, spesso in contraddizione tra loro, che hanno reso le giornate lavorative infinite. Altro che le 8 ore di lavoro dei burocrati di Stato che hanno anche la garanzia della domenica libera. E loro, intanto, parlano solo di privacy» ha concluso.