Successo per "Mio padre e io - come uccidere il gallo" di Fabio Trimigno
Molteplici i temi trattati dal monologo musicato rappresentato nella serata di domenica 28 aprile nella Chiesa di Santa Margherita
lunedì 29 aprile 2024
12.18
«"Mio padre e io - come uccidere il gallo" è una storia di narcisismi e di galli impettiti uccisi. Racconto l'uccisione di Agostino, il caro gallo a cui ero tanto affezionato da bambino, ma racconto anche dell'uccisione di un altro gallo che avevo imparato a conoscere molto bene, mio padre». Così ha spiegato Fabio Trimigno, a seguito della presentazione del suo monologo musicato nella meravigliosa cornice della Chiesa di Santa Margherita a Bisceglie. L'evento ha messo in contatto la realtà della Compagnia Bottega degli Apocrifi con altre realtà associative come l'Epass, il gruppo Zaccheo Puglia e Associazione 21.
Una voce che si leva, quella di Trimigno, componente del gruppo Zaccheo - cristiani omosessuali, per sensibilizzare ma ancor più per dare forza a chi ancora non è riuscito a trovare la strada, di destarsi, mettersi in piedi e affrontare con lo stesso atteggiamento del Gallo - che qui perde il suo significato narcisista - il proprio destino, e il proprio contesto sociale.
«Ricordo ancora quando ho fatto coming out ufficialmente. Mi fa molto sorridere che, diciamocelo chiaramente, fino a quando non dici nulla tutti lo sospettano. Non appena finalmente ne parli sembra si sia scatenata l'apocalisse - ha raccontato -. Ero appena tornato a casa dopo qualche giorno di assenza, dato che avevo aiutato il mio compagno ad organizzare il funerale di suo padre. Ero perfettamente conscio della situazione tesa a casa. Mia mamma stava preparando il pollo in padella in cucina e mio padre era seduto sulla poltrona. Con gli occhiali sulla punta del naso leggendo un libro di chimica, come suo solito fare, mio papà esordì chiedendomi conferma della morte di mio suocero. Lì non riuscì più a farcela e dissi tutto. Non scorderò mai mia mamma che per la tensione ha continuato a girare e rigirare la stessa fettina di pollo, bruciandola, durante tutto il tempo del mio coming out».
"Mio padre e io - come uccidere il gallo" racconta di amore, in tutte le sue sfaccettature: ordine e controllo, disciplina e chaos, amore per le persone e per la musica. Il monologo però, tocca anche un altro tema fondamentale: essere cristiani e appartenere alla comunità LGBTQIA+.
«Io non scelgo né chi essere né in chi o cosa credere: ecco come si spiega questa scelta di vita che per molti può sembrare addirittura paradossale» ha dichiarato il protagonista. Ancora oggi molte sono le persone che si trovano costrette a scegliere tra la propria sessualità e il proprio credo, sopprimendo o uno o l'altra. A questo poi si aggiunge lo stigma che all'interno della stessa comunità LGBTQIA+ circonda le persone che hanno deciso di non abbandonare il loro credo cristiano.
«Conosco la mia Chiesa, e conosco i limiti di quest'ultima. Con la realtà di Zaccheo abbiamo avviato percorsi in cui ci si interroga su cosa la Chiesa, non solo quella cristiana evangelica, possa effettivamente fare per rendere universale e indiscriminato l'accesso alla comunione per persone LGBTQIA+. Siamo in un momento storico in cui si stanno indubbiamente facendo passi avanti. Forse ancora troppo pochi per essere nel 2024, ma è ora di obbligare la Chiesa ad ascoltare le nostre voci».
Una rappresentazione scritta dallo stesso protagonista, che provoca, stupisce, che sollecita l'attenzione e sulla concezione della sessualità nel territorio pugliese - la vicenda è infatti ambientata a Manfredonia - e soprattutto sulla mascolinità tossica che educa ad entrare pian piano nei panni del gallo: si appare impettiti e imperturbabile pur essendo suscettibili e vulnerabili.
Lo spettacolo si inserisce in un percorso avviato da Epass per promuovere e pubblicizzare lo sportello "Restitutio" un servizio gratuito di ascolto per persone appartenenti e non alla comunità LGBTQIA+ in cui trovare persone formate appositamente, professioniste e volontarie pronte ad accogliere ed ascoltare chi si trovasse a vivere un momento di difficoltà.
Prossimo appuntamento con il gruppo Zaccheo, domenica 5 maggio dalle 10 alle 11, con una tavola rotonda sulla questione LGBTQIA+ in occasione dell'Eirene Fest.
Una voce che si leva, quella di Trimigno, componente del gruppo Zaccheo - cristiani omosessuali, per sensibilizzare ma ancor più per dare forza a chi ancora non è riuscito a trovare la strada, di destarsi, mettersi in piedi e affrontare con lo stesso atteggiamento del Gallo - che qui perde il suo significato narcisista - il proprio destino, e il proprio contesto sociale.
«Ricordo ancora quando ho fatto coming out ufficialmente. Mi fa molto sorridere che, diciamocelo chiaramente, fino a quando non dici nulla tutti lo sospettano. Non appena finalmente ne parli sembra si sia scatenata l'apocalisse - ha raccontato -. Ero appena tornato a casa dopo qualche giorno di assenza, dato che avevo aiutato il mio compagno ad organizzare il funerale di suo padre. Ero perfettamente conscio della situazione tesa a casa. Mia mamma stava preparando il pollo in padella in cucina e mio padre era seduto sulla poltrona. Con gli occhiali sulla punta del naso leggendo un libro di chimica, come suo solito fare, mio papà esordì chiedendomi conferma della morte di mio suocero. Lì non riuscì più a farcela e dissi tutto. Non scorderò mai mia mamma che per la tensione ha continuato a girare e rigirare la stessa fettina di pollo, bruciandola, durante tutto il tempo del mio coming out».
"Mio padre e io - come uccidere il gallo" racconta di amore, in tutte le sue sfaccettature: ordine e controllo, disciplina e chaos, amore per le persone e per la musica. Il monologo però, tocca anche un altro tema fondamentale: essere cristiani e appartenere alla comunità LGBTQIA+.
«Io non scelgo né chi essere né in chi o cosa credere: ecco come si spiega questa scelta di vita che per molti può sembrare addirittura paradossale» ha dichiarato il protagonista. Ancora oggi molte sono le persone che si trovano costrette a scegliere tra la propria sessualità e il proprio credo, sopprimendo o uno o l'altra. A questo poi si aggiunge lo stigma che all'interno della stessa comunità LGBTQIA+ circonda le persone che hanno deciso di non abbandonare il loro credo cristiano.
«Conosco la mia Chiesa, e conosco i limiti di quest'ultima. Con la realtà di Zaccheo abbiamo avviato percorsi in cui ci si interroga su cosa la Chiesa, non solo quella cristiana evangelica, possa effettivamente fare per rendere universale e indiscriminato l'accesso alla comunione per persone LGBTQIA+. Siamo in un momento storico in cui si stanno indubbiamente facendo passi avanti. Forse ancora troppo pochi per essere nel 2024, ma è ora di obbligare la Chiesa ad ascoltare le nostre voci».
Una rappresentazione scritta dallo stesso protagonista, che provoca, stupisce, che sollecita l'attenzione e sulla concezione della sessualità nel territorio pugliese - la vicenda è infatti ambientata a Manfredonia - e soprattutto sulla mascolinità tossica che educa ad entrare pian piano nei panni del gallo: si appare impettiti e imperturbabile pur essendo suscettibili e vulnerabili.
Lo spettacolo si inserisce in un percorso avviato da Epass per promuovere e pubblicizzare lo sportello "Restitutio" un servizio gratuito di ascolto per persone appartenenti e non alla comunità LGBTQIA+ in cui trovare persone formate appositamente, professioniste e volontarie pronte ad accogliere ed ascoltare chi si trovasse a vivere un momento di difficoltà.
Prossimo appuntamento con il gruppo Zaccheo, domenica 5 maggio dalle 10 alle 11, con una tavola rotonda sulla questione LGBTQIA+ in occasione dell'Eirene Fest.