Teledehon "spegne" il Movimento 5 Stelle: «Da loro colpo durissimo a democrazia e pluralismo dell'informazione»
Il deputato pentastellato D'Ambrosio replica: «Le critiche andavano prima rivolte a Gentiloni e al Pd»
sabato 26 gennaio 2019
10.39
I telespettatori e quanti seguono sui social network l'emittente televisiva Teledehon hanno potuto ascoltare ieri una dura, netta e perentoria presa di posizione da parte dell'emittente che ha annunciato di non voler dare più spazio né voce a esponenti del Movimento Cinque Stelle.
È la prima volta nella storia dell'emittente, come ricordato nel lungo editoriale andato in onda nel tg di venerdì pomeriggio, che Teledehon sceglie di "spegnere" la voce di un movimento o di un partito politico. Il motivo è ben presto spiegato dalla voce del giornalista Francesco Saverio Rossi: «Parliamo ora di una vera e propria emergenza democratica che sta interessando il nostro paese. Teledehon nella sua quarantennale storia ha sempre dato ampia la libertà di parola a tutti. Uno dei suoi motti è infatti di dare voce a chi non ha voce. Ma viviamo tempi molto complicati e a partire da oggi per la prima volta Teledehon non darà più voce ad un movimento politico».
Il giornalista da subito precisa che si tratta «non di un attacco proditorio ma di legittima difesa; una difesa della libertà, del pluralismo dell'informazione che sono i capisaldi della democrazia».
Destinatario della dura presa di posizione dell'emittente televisiva è il Movimento Cinque Stelle, movimento che tra i suoi cavalli di battaglia annovera l'abolizione dei contributi statali all'editoria. «Il MoVimento 5 Stelle, attraverso il governo, nella legge di bilancio ha affondato un colpo durissimo alla democrazia e al pluralismo dell'informazione in Italia decidendo di cancellare in 3 anni il contributo all'editoria sia ai giornali che alle televisioni» è stato scritto nell'editoriale.
E si risponde anche ad eventuali obiezioni derivanti da tale affermazione: «Per tutti coloro che sono pronti ad obiettare che i giornali e le televisioni devono reperire da soli come qualunque altra azienda i mezzi economici per sopravvivere rispondiamo subito che è falso. I fondi messi a disposizione dei giornali e delle tv sono stanziati non per rimpinguare le tasche degli editori ma per dare un sostegno concreto alla libertà di informazione ed al pluralismo che sono diritti di tutti i cittadini sanciti anche attraverso la costituzione italiana».
E, chiarisce: «I fondi che sono presenti in tutte le democrazie solide occidentali, contrariamente alle falsità diffuse dai 5 Stelle, servono proprio alla piccola editoria locale che per sua stessa struttura e capacità di raccolta pubblicitaria da sola non potrebbe sopravvivere».
La presa di distanza riguarda soprattutto il criterio di ripartizione delle risorse: «Soprattutto va sgomberato il campo da un equivoco che è quello che dimostra la malafede dei vertici pentastellati: queste somme non vengono eliminate; vengono sono utilizzate in modo diverso. Mentre oggi è un automatismo nell'assegnazione di queste risorse a ciascuna testata sulla base di parametri certi ed automatici senza nessuna possibilità di condizionamento da parte del potere centrale, il MoVimento 5 Stelle ha creato un meccanismo che fornisce al governante di turno la facoltà di assegnare a propria discrezione le risorse alle testate amiche penalizzando quelle non allineate. L'esatto opposto degli obiettivi della legge».
L'emittente, inoltre, contesta un altro "equivoco": «L'altro l'equivoco creato, a bella posta, dai 5 Stelle riguarda i presunti obiettivi di questo nuovo corso: colpire le grandi testate guidate da imprenditori che hanno altri interessi oltre quelli editoriali. Anche questa dichiarazione di intenti è falsa perché con il meccanismo che si sta creando ad essere penalizzati saranno soltanto i piccoli editori, le voci del territorio, i giornali di idee e di movimento: insomma i giornali e le tv locali che rappresentano la principale forma di collegamento tra i cittadini e lo stato in senso lato».
Teledehon, dunque, ha scelto di reagire a quella che ha definito "uno scempio della democrazia" spegnendo i propri riflettori sul Movimento Cinque Stelle ed i suoi rappresentanti.
«Da questo momento nessun esponente del Movimento 5 Stelle sarà più accolto e ascoltato da questa emittente. Del resto loro non fanno altro che inneggiare alla supremazia dei social. E allora lasciamo con piacere la gestione delle piattaforme dove dominano le fake news, le mezze verità e le manipolazioni. Noi, in nome dell' emergenza democratica che sta sorgendo in questo paese continueremo a svolgere il nostro lavoro solo ed esclusivamente a vantaggio dei cittadini. Non chiniamola testa davanti ad alcuna dittatura», conclude.
A distanza di poche ore dalla diffusione dell'editoriale di Teledehon è giunto il commento del deputato andriese del Movimento Cinque Stelle Giuseppe D'Ambrosio il quale ha scelto i social network per rispondere al duro comunicato dell'emittente.
D'Ambrosio si è detto «basito» dalla decisione dell'emittente. «E poi resti basito. Scopri che una tv locale del tuo territorio attacca il MoVimento 5 Stelle (stiamo governando da soli?) per aver tagliato i fondi all'editoria (azzeriamo in tre anni i fondi all'editoria nazionale come da programma votato dai cittadini) e per questo annuncia che non ospiterà mai più alcun membro del Movimento 5 Stelle» ha scritto D'Ambrosio, che poi minimizza seppur ribattendo che le responsabilità addebitate al Movimento Cinque Stelle sono in realtà frutto di un regolamento approvato dal precedente governo
«Vabbè, ce ne faremo una ragione, ma qualcuno può cortesemente avvisarli che non viene modificato in alcun modo proprio il "Regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali", n.564 del 20 Luglio 2017 approvato dal Governo Gentiloni (PD)?» scrive D'Ambrosio.
E conclude: «Se vi state ribellando per questo provvedimento, vuol dire che questo editoriale andava fatto a Luglio 2017? E che magari le critiche andavano prima rivolte al Governo Gentiloni ed al PD? E che quindi non inviteranno mai più nemmeno alcun membro del PD? Strani misteri della fede verrebbe da dire...» alludendo alla vocazione religiosa dell'emittente televisiva.
È la prima volta nella storia dell'emittente, come ricordato nel lungo editoriale andato in onda nel tg di venerdì pomeriggio, che Teledehon sceglie di "spegnere" la voce di un movimento o di un partito politico. Il motivo è ben presto spiegato dalla voce del giornalista Francesco Saverio Rossi: «Parliamo ora di una vera e propria emergenza democratica che sta interessando il nostro paese. Teledehon nella sua quarantennale storia ha sempre dato ampia la libertà di parola a tutti. Uno dei suoi motti è infatti di dare voce a chi non ha voce. Ma viviamo tempi molto complicati e a partire da oggi per la prima volta Teledehon non darà più voce ad un movimento politico».
Il giornalista da subito precisa che si tratta «non di un attacco proditorio ma di legittima difesa; una difesa della libertà, del pluralismo dell'informazione che sono i capisaldi della democrazia».
Destinatario della dura presa di posizione dell'emittente televisiva è il Movimento Cinque Stelle, movimento che tra i suoi cavalli di battaglia annovera l'abolizione dei contributi statali all'editoria. «Il MoVimento 5 Stelle, attraverso il governo, nella legge di bilancio ha affondato un colpo durissimo alla democrazia e al pluralismo dell'informazione in Italia decidendo di cancellare in 3 anni il contributo all'editoria sia ai giornali che alle televisioni» è stato scritto nell'editoriale.
E si risponde anche ad eventuali obiezioni derivanti da tale affermazione: «Per tutti coloro che sono pronti ad obiettare che i giornali e le televisioni devono reperire da soli come qualunque altra azienda i mezzi economici per sopravvivere rispondiamo subito che è falso. I fondi messi a disposizione dei giornali e delle tv sono stanziati non per rimpinguare le tasche degli editori ma per dare un sostegno concreto alla libertà di informazione ed al pluralismo che sono diritti di tutti i cittadini sanciti anche attraverso la costituzione italiana».
E, chiarisce: «I fondi che sono presenti in tutte le democrazie solide occidentali, contrariamente alle falsità diffuse dai 5 Stelle, servono proprio alla piccola editoria locale che per sua stessa struttura e capacità di raccolta pubblicitaria da sola non potrebbe sopravvivere».
La presa di distanza riguarda soprattutto il criterio di ripartizione delle risorse: «Soprattutto va sgomberato il campo da un equivoco che è quello che dimostra la malafede dei vertici pentastellati: queste somme non vengono eliminate; vengono sono utilizzate in modo diverso. Mentre oggi è un automatismo nell'assegnazione di queste risorse a ciascuna testata sulla base di parametri certi ed automatici senza nessuna possibilità di condizionamento da parte del potere centrale, il MoVimento 5 Stelle ha creato un meccanismo che fornisce al governante di turno la facoltà di assegnare a propria discrezione le risorse alle testate amiche penalizzando quelle non allineate. L'esatto opposto degli obiettivi della legge».
L'emittente, inoltre, contesta un altro "equivoco": «L'altro l'equivoco creato, a bella posta, dai 5 Stelle riguarda i presunti obiettivi di questo nuovo corso: colpire le grandi testate guidate da imprenditori che hanno altri interessi oltre quelli editoriali. Anche questa dichiarazione di intenti è falsa perché con il meccanismo che si sta creando ad essere penalizzati saranno soltanto i piccoli editori, le voci del territorio, i giornali di idee e di movimento: insomma i giornali e le tv locali che rappresentano la principale forma di collegamento tra i cittadini e lo stato in senso lato».
Teledehon, dunque, ha scelto di reagire a quella che ha definito "uno scempio della democrazia" spegnendo i propri riflettori sul Movimento Cinque Stelle ed i suoi rappresentanti.
«Da questo momento nessun esponente del Movimento 5 Stelle sarà più accolto e ascoltato da questa emittente. Del resto loro non fanno altro che inneggiare alla supremazia dei social. E allora lasciamo con piacere la gestione delle piattaforme dove dominano le fake news, le mezze verità e le manipolazioni. Noi, in nome dell' emergenza democratica che sta sorgendo in questo paese continueremo a svolgere il nostro lavoro solo ed esclusivamente a vantaggio dei cittadini. Non chiniamola testa davanti ad alcuna dittatura», conclude.
A distanza di poche ore dalla diffusione dell'editoriale di Teledehon è giunto il commento del deputato andriese del Movimento Cinque Stelle Giuseppe D'Ambrosio il quale ha scelto i social network per rispondere al duro comunicato dell'emittente.
D'Ambrosio si è detto «basito» dalla decisione dell'emittente. «E poi resti basito. Scopri che una tv locale del tuo territorio attacca il MoVimento 5 Stelle (stiamo governando da soli?) per aver tagliato i fondi all'editoria (azzeriamo in tre anni i fondi all'editoria nazionale come da programma votato dai cittadini) e per questo annuncia che non ospiterà mai più alcun membro del Movimento 5 Stelle» ha scritto D'Ambrosio, che poi minimizza seppur ribattendo che le responsabilità addebitate al Movimento Cinque Stelle sono in realtà frutto di un regolamento approvato dal precedente governo
«Vabbè, ce ne faremo una ragione, ma qualcuno può cortesemente avvisarli che non viene modificato in alcun modo proprio il "Regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali", n.564 del 20 Luglio 2017 approvato dal Governo Gentiloni (PD)?» scrive D'Ambrosio.
E conclude: «Se vi state ribellando per questo provvedimento, vuol dire che questo editoriale andava fatto a Luglio 2017? E che magari le critiche andavano prima rivolte al Governo Gentiloni ed al PD? E che quindi non inviteranno mai più nemmeno alcun membro del PD? Strani misteri della fede verrebbe da dire...» alludendo alla vocazione religiosa dell'emittente televisiva.