Tentato sequestro a scopo di estorsione di un imprenditore barlettano, 7 arresti
Un'azione pianificata nei minimi dettagli. Decisivo l'intervento della Polizia. Agli indagati è contestata l'aggravante del metodo mafioso. Fenomeno purtroppo non nuovo nella Bat
giovedì 26 gennaio 2023
10.13
Tentato sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato dal metodo mafioso. Questa l'accusa con cui sette persone, residenti fra Andria, Barletta e altri comuni pugliesi, sono state sottoposte alla misura di custodia cautelare fra carcere e arresti domiciliari, su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari. Quanto emerso ha suscitato sgomento un po' in tutte le città della sesta provincia pugliese, ancora una volta coinvolta in gravi episodi criminali.
Le indagini, estremamente complesse, sono state condotte dalle Squadre Mobili della Bat e di Bari, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, e hanno consentito di scoprire (a livello gravemente indiziario) e soprattutto sventare il progetto, ideato e pianificato da tempo, giunto alla fase concretamente esecutiva il 22 aprile 2022, di sequestrare un facoltoso imprenditore barlettano, con lo scopo di estorcere denaro in cambio della sua liberazione.
Nel tardo pomeriggio di quel giorno, dopo settimane di preparazione, il progetto criminale stava per giungere a compimento, perché il gruppo che aveva progettato il sequestro era in effetti entrato in azione. A ciascuno era affidato uno specifico ruolo e precise modalità di intervento: la "bacchetta" monitorava l'abitazione e gli spostamenti dell'imprenditore, segnalando l'eventuale presenza delle forze dell'ordine; due degli indagati, a bordo di due auto differenti, si erano posizionati nei pressi dell'azienda dalla quale l'imprenditore sarebbe uscito, con il compito di monitorarne gli sposamenti e comunicarli agli altri complici che lo avrebbero sequestrato, con l'obiettivo di raggiungere successivamente l'abitazione della vittima ed estorcere il prezzo per la sua liberazione.
La pianificazione era stata portata avanti in ogni minimo dettaglio, al punto tale che i veicoli dei presunti responsabili del grave delitto erano già posizionate nei pressi dell'azienda, in attesa che l'imprenditore rincasasse. Gli agenti della Polizia di Stato, appostati per monitorare le mosse degli indagati, hanno interrotto l'azione al momento opportuno, impedendo di fatto il sequestro.
Una delle persone indagate, all'epoca dei fatti, era sottoposto agli arresti domiciliari nella propria abitazione di Andria.
È stata contestata anche l'aggravante prevista dall'articolo 416 bis, per aver commesso il fatto con metodo mafioso, in considerazione della caratura delinquenziale dei soggetti coinvolti, delle modalità esecutive delle condotte, tali da evocare la forza intimidatrice tipicamente mafiosa, del contesto ambientale di operatività, caratterizzato dal fenomeno dei "sequestri lampo", non nuovo sul territorio della Bat. Nel 2021, infatti, si era verificato ad Andria il sequestro del figlio di un noto e facoltoso imprenditore, che aveva ricevuto una richiesta di riscatto per centinaia di migliaia di euro.
Le indagini, estremamente complesse, sono state condotte dalle Squadre Mobili della Bat e di Bari, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, e hanno consentito di scoprire (a livello gravemente indiziario) e soprattutto sventare il progetto, ideato e pianificato da tempo, giunto alla fase concretamente esecutiva il 22 aprile 2022, di sequestrare un facoltoso imprenditore barlettano, con lo scopo di estorcere denaro in cambio della sua liberazione.
Nel tardo pomeriggio di quel giorno, dopo settimane di preparazione, il progetto criminale stava per giungere a compimento, perché il gruppo che aveva progettato il sequestro era in effetti entrato in azione. A ciascuno era affidato uno specifico ruolo e precise modalità di intervento: la "bacchetta" monitorava l'abitazione e gli spostamenti dell'imprenditore, segnalando l'eventuale presenza delle forze dell'ordine; due degli indagati, a bordo di due auto differenti, si erano posizionati nei pressi dell'azienda dalla quale l'imprenditore sarebbe uscito, con il compito di monitorarne gli sposamenti e comunicarli agli altri complici che lo avrebbero sequestrato, con l'obiettivo di raggiungere successivamente l'abitazione della vittima ed estorcere il prezzo per la sua liberazione.
La pianificazione era stata portata avanti in ogni minimo dettaglio, al punto tale che i veicoli dei presunti responsabili del grave delitto erano già posizionate nei pressi dell'azienda, in attesa che l'imprenditore rincasasse. Gli agenti della Polizia di Stato, appostati per monitorare le mosse degli indagati, hanno interrotto l'azione al momento opportuno, impedendo di fatto il sequestro.
Una delle persone indagate, all'epoca dei fatti, era sottoposto agli arresti domiciliari nella propria abitazione di Andria.
È stata contestata anche l'aggravante prevista dall'articolo 416 bis, per aver commesso il fatto con metodo mafioso, in considerazione della caratura delinquenziale dei soggetti coinvolti, delle modalità esecutive delle condotte, tali da evocare la forza intimidatrice tipicamente mafiosa, del contesto ambientale di operatività, caratterizzato dal fenomeno dei "sequestri lampo", non nuovo sul territorio della Bat. Nel 2021, infatti, si era verificato ad Andria il sequestro del figlio di un noto e facoltoso imprenditore, che aveva ricevuto una richiesta di riscatto per centinaia di migliaia di euro.