Truffa sui carburanti, individuato distributore nella Bat
Sequestro preventivo delle Fiamme gialle per un valore 8 milioni di euro. Una società di Bologna avrebbe sfruttato la licenza dell'attività pugliese
lunedì 10 aprile 2023
16.30
Milioni di litri di gasolio acquistati approfittando del regime fiscale di esenzione dalle imposte previsto per i pescherecci, poi ceduto in contrabbando.
Era questo il meccanismo alla base di una maxifrode scoperta dalla Guardia di Finanza di Bologna che, al termine di una indagine durata tre anni, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per otto milioni di euro a carico di una società operante nel commercio di carburanti con sede nel bolognese e del suo legale rappresentante.
Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari Sandro Pecorella su richiesta del pubblico ministero Marco Imperato, che ha coordinato gli accertamenti del nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle di Bologna. Nel fascicolo risultano indagate 112 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise e tributari, nonché di riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.
Dalle indagini è emerso che la società bolognese, formalmente gestita da un soggetto privo di competenze nel settore dei prodotti petroliferi e apparentemente domiciliata presso la sede di un business center, ha sistematicamente sfruttato la licenza di esercizio di un distributore di gasolio nella provincia Bat (la città non è stata resa nota). Questa impresa, nella veste di destinatario registrato, ha acquistato 15 milioni di litri di gasolio dai depositi di prodotti petroliferi coinvolti nella frode, per un controvalore di otto milioni di euro. Sulla carta, il carburante sarebbe stato a uso motopesca, comparto per il quale vige un regime fiscale di esenzione da imposte: in questo modo sono stati evasi, nell'arco temporale al centro delle indagini, oltre nove milioni di accise, di cui otto milioni (evasi a partire da ottobre 2019) sottoponibili a confisca.
I finanzieri hanno infatti accertato che, anziché raggiungere l'impianto di distribuzione pugliese per il rifornimento dei pescherecci (di fatto inattivo), l'enorme quantitativo di carburanti è stato ceduto in contrabbando, a circa un euro in meno al litro rispetto ai prezzi di mercato.
Era questo il meccanismo alla base di una maxifrode scoperta dalla Guardia di Finanza di Bologna che, al termine di una indagine durata tre anni, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per otto milioni di euro a carico di una società operante nel commercio di carburanti con sede nel bolognese e del suo legale rappresentante.
Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari Sandro Pecorella su richiesta del pubblico ministero Marco Imperato, che ha coordinato gli accertamenti del nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle di Bologna. Nel fascicolo risultano indagate 112 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise e tributari, nonché di riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.
Dalle indagini è emerso che la società bolognese, formalmente gestita da un soggetto privo di competenze nel settore dei prodotti petroliferi e apparentemente domiciliata presso la sede di un business center, ha sistematicamente sfruttato la licenza di esercizio di un distributore di gasolio nella provincia Bat (la città non è stata resa nota). Questa impresa, nella veste di destinatario registrato, ha acquistato 15 milioni di litri di gasolio dai depositi di prodotti petroliferi coinvolti nella frode, per un controvalore di otto milioni di euro. Sulla carta, il carburante sarebbe stato a uso motopesca, comparto per il quale vige un regime fiscale di esenzione da imposte: in questo modo sono stati evasi, nell'arco temporale al centro delle indagini, oltre nove milioni di accise, di cui otto milioni (evasi a partire da ottobre 2019) sottoponibili a confisca.
I finanzieri hanno infatti accertato che, anziché raggiungere l'impianto di distribuzione pugliese per il rifornimento dei pescherecci (di fatto inattivo), l'enorme quantitativo di carburanti è stato ceduto in contrabbando, a circa un euro in meno al litro rispetto ai prezzi di mercato.