Un parco per Lama Santa Croce, spunta il progetto originale, 22 anni dopo

Il video del documentario racconta una fascinosa pagina di storia e progettazione locale

lunedì 8 gennaio 2018 7.29
A cura di Serena Ferrara
Il parco naturale regionale Lama di Santa Croce? Nelle menti dei politici locali esisteva già, dal 1993. Poi si volatilizzò.
Un documentario storico, di grande fascino, da qualche ora su Youtube, ricostruisce l'avveniristico progetto di riqualificazione della lama a confine con la città di Corato.

A proporlo, durante la giunta presieduta dall'avvocato Biagio Lorusso, fu l'allora assessore alla Pace e alla solidarietà sociale Mauro Papagni, che per la Lama aveva in mente una "Città dei ragazzi" molto particolare, in grado di unire in un circuito complesso quasi tutti i monumenti più significativi dell'agro di Bisceglie: le torri rurali di Gavetino e Sant'Antonio, il dolmen La Chianca e il dolmen Frisari (già all'epoca musealizzato), il sito di Sagina, le grotte di Santa Croce, le masserie Santa Croce, Sant'Andrea e Cimadomo, il casale di Pacciano (oggi casale delle stelle).
Nella sua vastità, il progetto inglobava alcuni siti a confine con Bisceglie, tra cui masseria Navarrino (in agro di Molfetta) e dolmen dei Paladini (in territorio di Corato). Nella masseria Cimadomo, strategica per la sua posizione a ridosso della provinciale per Corato, avrebbe avuto sede la "stazione turistica" (quello che oggi chiamiamo info point) per l'acquisto di gadget e materiale informativo, il noleggio di mezzi escursionistici, la prenotazione di guide e servizi vari.
L'enorme circuito nell'entroterra, collegato interamente da strade a brecciolino, sarebbe stato percorribile a piedi, a cavallo, in calesse o mountain bike da turisti e scolaresche. Sarebbe stato dotato di aree da picnic, cartellonistica, aree recintate per la protezione e la salvaguardia di esemplari di piante rare da utilizzare poi per un rimboschimento. Erano previsti anche un rifugio e un ostello per la gioventù, da realizzarsi in materiali compatibili con il vincolo paesaggistico esistente (del 1985) e il rispetto dell'ambiente circostante.

Il progetto era già tutto scritto nelle menti di chi avrebbe dovuto attuarlo, accuratamente. La traduzione in progettualità fu affidata nel 1994 ad un gruppo di lavoro coordinato dallo studioso di storia urbana Gianfranco Todisco. L'equipe comprendeva esperti in beni archeologici (Luigi Palmiotti), esperti in agronomia (Franco Mastrogiacomo) e botanica (Leonardo Chiapperini, WWF), esperti in beni culturali (Giacinto La Notte), sociologi (Mauro De Cillis), tecnici (l'ingegner Giambattista la Notte, redattore del Piano particolareggiato della Lama e l'architetto Giacomo Losapio dell'UTC), figure amministrative (c'era anche l'allora vicesegretario Pompeo Camero).
Dopo indagini sul campo, rilievi, cartografie, filmati e riprese, fu in grado di produrre un documentario della durata di 40 minuti, a sunto di tutta l'iniziativa, ancora oggi alla base del futuro parco di Lama Santa croce proposto dall'ingegner Pietro Consiglio e approvato dal consiglio comunale a luglio 2017.
Un prezioso documento, per i tempi audace, che oggi - in piena era di riruralizzazione smart, si presterebbe ad essere attuato anche così com'è.