Un salto al mercato, tra desiderio di normalità e voglia di vivere del proprio lavoro
Tutti con la mascherina, l'autodisciplina di utenti e operatori rende la situazione sotto controllo
martedì 10 novembre 2020
12.00
Un forte desiderio di normalità. È tutto ciò che emerge dalla passeggiata compiuta in un'atipica - e non solo perché calda - mattinata di novembre al mercato settimanale nel quartiere Seminario di Bisceglie. C'è chi discute di colori (zona rossa, zona arancione, zona gialla) mentre le donne - specie quelle di una certa età, anche se è inopportuno far notare che il tempo passa - ricordano una ricorrenza molto sentita, quella di San Trifone.
Se non fosse per tutte quelle mascherine, indossate diligentemente con pochissime eccezioni (solo qualche naso scoperto), sembrerebbe un martedì come tanti, di quelli cui la città (e il rione) ha fatto l'abitudine nel ventennio di collocazione "provvisoria" del mercato, che un tempo (c'era ancora la lira) si svolgeva nel quadrilatero di piazza Vittorio Emanuele II.
Gli ambulanti sono stati di parola: hanno rispettato le regole e si sono dotati del necessario per continuare a lavorare in sicurezza. Qualche operatore, solerte, non ha mancato di far notare a passanti distratti quale sia il corretto utilizzo della mascherina mentre l'autodisciplina ha fatto breccia: niente assembramenti, rispetto della distanza interpersonale anche negli orari di punta, massima cura per l'igiene ovunque. I biscegliesi al mercato si sono rivelati decisamente migliori di come a volte li si tratteggia. Sull'operosità, sul buon senso, sulla capacità di stare al mondo dei commercianti, sinceramente, non c'erano dubbi. "Situazione sotto controllo" si è soliti riassumere in questo tipo di circostanze.
«Viviamo del nostro lavoro e saremmo i primi a rischiare il contagio se non seguissimo le regole» è il mantra convintamente ripetuto dagli ambulanti. L'atmosfera frizzante, ironica, in alcuni casi dissacratoria del "rituale" percorso tra i posteggi è andata un po' perduta: si sorride meno, nascosti dalle mascherine. «Compro quello che serve e torno subito a casa» è la frase più gettonata nei fugaci discorsi tra le massaie.
Resta quel forte desiderio di normalità letto, oltre l'umano e inevitabile pizzico di timore, negli occhi degli avventori. E la grande dignità di persone che nonostante tutto trovano ancora la forza di alzarsi quando il sole non è neppure sorto e salire su un furgone per affermare la voglia di vivere del loro lavoro.
Se non fosse per tutte quelle mascherine, indossate diligentemente con pochissime eccezioni (solo qualche naso scoperto), sembrerebbe un martedì come tanti, di quelli cui la città (e il rione) ha fatto l'abitudine nel ventennio di collocazione "provvisoria" del mercato, che un tempo (c'era ancora la lira) si svolgeva nel quadrilatero di piazza Vittorio Emanuele II.
Gli ambulanti sono stati di parola: hanno rispettato le regole e si sono dotati del necessario per continuare a lavorare in sicurezza. Qualche operatore, solerte, non ha mancato di far notare a passanti distratti quale sia il corretto utilizzo della mascherina mentre l'autodisciplina ha fatto breccia: niente assembramenti, rispetto della distanza interpersonale anche negli orari di punta, massima cura per l'igiene ovunque. I biscegliesi al mercato si sono rivelati decisamente migliori di come a volte li si tratteggia. Sull'operosità, sul buon senso, sulla capacità di stare al mondo dei commercianti, sinceramente, non c'erano dubbi. "Situazione sotto controllo" si è soliti riassumere in questo tipo di circostanze.
«Viviamo del nostro lavoro e saremmo i primi a rischiare il contagio se non seguissimo le regole» è il mantra convintamente ripetuto dagli ambulanti. L'atmosfera frizzante, ironica, in alcuni casi dissacratoria del "rituale" percorso tra i posteggi è andata un po' perduta: si sorride meno, nascosti dalle mascherine. «Compro quello che serve e torno subito a casa» è la frase più gettonata nei fugaci discorsi tra le massaie.
Resta quel forte desiderio di normalità letto, oltre l'umano e inevitabile pizzico di timore, negli occhi degli avventori. E la grande dignità di persone che nonostante tutto trovano ancora la forza di alzarsi quando il sole non è neppure sorto e salire su un furgone per affermare la voglia di vivere del loro lavoro.