Venerdì 15 marzo sciopero generale degli edili
La Cgil: «Indispensabile una politica industriale per il rilancio dell'intera filiera»
sabato 9 marzo 2019
1.07
Verso lo sciopero generale delle costruzioni proclamato da Fillea, Filca e Feneal per il 15 marzo nel territorio della Bat si è tenuta un'assemblea unitaria, venerdì 8 marzo, alla Buzzi-Unicem di Barletta, alla presenza del segretario generale Cgil Bat Peppino Deleonardis mentre un'altra assemblea è prevista lunedì 11 marzo alle ore 17:30 alla Camera del lavoro di Andria, con la partecipazione di Ignazio Savino, segretario generale Fillea Bat-Foggia oltre che di Deleonardis.
I sindacati saranno in piazza il 15 marzo perché «per rilanciare il Paese occorre una politica industriale in grado di rilanciare l'intera filiera delle costruzioni: dall'edilizia ai materiali, dal settore del legno e arredo al cemento, dai lapidei al settore dei laterizi» hanno spiegato i rappresentanti di Fillea, Filca e Feneal. «Abbiamo chiesto un tavolo a Palazzo Chigi dove affrontare la più grave crisi dei nostri settori dal dopo guerra ad oggi, per dare una risposta alle oltre 600 mila persone che hanno perso il lavoro e al milione che rischia di perderlo».
Per queste ragioni è stato proclamato lo sciopero generale di 8 ore, intero turno, per il prossimo 15 marzo in tutti i settori dell'intera filiera delle costruzioni: si fermeranno i cantieri, le fabbriche del legno e dell'arredo, le cave e le fornaci, le cementerie per l'intera giornata con migliaia di lavoratori e disoccupati che manifesteranno a Roma a sostegno delle proposte concrete e fattibili che come sindacato abbiamo avanzato e su cui il governo non vuol confrontarsi.
«Serve riaprire i cantieri con politiche mirate che intervengano tanto con strumenti finanziari mirati per le imprese del settore (un fondo nazionale di garanzia) che per sbloccare le grandi opere da Nord a Sud. Serve una politica di investimenti mirati in grado di essere immediatamente tradotti in piani straordinari per la messa in sicurezza di territori, strade, ponti. Occorre una sistematizzazione degli incentivi, da quelli per le ristrutturazioni a quelli per il risparmio energetico e per il bonus mobile» hanno aggiunto.
«Serve una politica di tutela e riconversione dell'occupazione nei settori dei materiali, serve qualificare l'impresa e contrastare il dumping contrattuale con un sistema che premi qualità e sicurezza. Occorre accelerare sugli appalti verdi al fine di premiare chi fa ricerca ed innovazione nei nostri settori. Serve una sburocratizzazione mirata di diversi passaggi del Codice appalti senza ridurre tutele e diritti e senza tornare alla liberalizzazione dei sub appalti o al massimo ribasso. Servono, cioè, politiche di sviluppo, come richiesto dalla stessa piattaforma di Cgil, Cisl e Uil» hanno concluso i rappresentanti sindacali del settore.
I sindacati saranno in piazza il 15 marzo perché «per rilanciare il Paese occorre una politica industriale in grado di rilanciare l'intera filiera delle costruzioni: dall'edilizia ai materiali, dal settore del legno e arredo al cemento, dai lapidei al settore dei laterizi» hanno spiegato i rappresentanti di Fillea, Filca e Feneal. «Abbiamo chiesto un tavolo a Palazzo Chigi dove affrontare la più grave crisi dei nostri settori dal dopo guerra ad oggi, per dare una risposta alle oltre 600 mila persone che hanno perso il lavoro e al milione che rischia di perderlo».
Per queste ragioni è stato proclamato lo sciopero generale di 8 ore, intero turno, per il prossimo 15 marzo in tutti i settori dell'intera filiera delle costruzioni: si fermeranno i cantieri, le fabbriche del legno e dell'arredo, le cave e le fornaci, le cementerie per l'intera giornata con migliaia di lavoratori e disoccupati che manifesteranno a Roma a sostegno delle proposte concrete e fattibili che come sindacato abbiamo avanzato e su cui il governo non vuol confrontarsi.
«Serve riaprire i cantieri con politiche mirate che intervengano tanto con strumenti finanziari mirati per le imprese del settore (un fondo nazionale di garanzia) che per sbloccare le grandi opere da Nord a Sud. Serve una politica di investimenti mirati in grado di essere immediatamente tradotti in piani straordinari per la messa in sicurezza di territori, strade, ponti. Occorre una sistematizzazione degli incentivi, da quelli per le ristrutturazioni a quelli per il risparmio energetico e per il bonus mobile» hanno aggiunto.
«Serve una politica di tutela e riconversione dell'occupazione nei settori dei materiali, serve qualificare l'impresa e contrastare il dumping contrattuale con un sistema che premi qualità e sicurezza. Occorre accelerare sugli appalti verdi al fine di premiare chi fa ricerca ed innovazione nei nostri settori. Serve una sburocratizzazione mirata di diversi passaggi del Codice appalti senza ridurre tutele e diritti e senza tornare alla liberalizzazione dei sub appalti o al massimo ribasso. Servono, cioè, politiche di sviluppo, come richiesto dalla stessa piattaforma di Cgil, Cisl e Uil» hanno concluso i rappresentanti sindacali del settore.