Vera Gheno protagonista alle Vecchie Segherie Mastrototaro

La sociolinguista: «È fondamentale avere a che fare con le sfaccettature, anche se sono qualcosa di distante da te»

lunedì 3 luglio 2023 10.08
A cura di Cristina Scarasciullo
Si è conclusa con Vera Gheno la tre giorni di incontri alle Vecchie Segherie Mastrototaro. L'autrice, sociolinguista specializzata in comunicazione digitale e traduttrice, ha presentato in dialogo con Salvatore D'Alessio "Parole d'altro genere. Come le scrittrici hanno cambiato il mondo" (Rizzoli), il suo ultimo saggio in cui costruisce un percorso letterario tutto al femminile. Una sorta di dizionario che attraversando contesti, epoche e generi ricostruisce l'universo femminile nella letteratura.

Anche nell'ultima delle tre serate organizzate dalla libreria, sulla scalinata di via Porto si è registrato il tutto esaurito per una chiacchierata stimolante e coinvolgente. Il libro è un modo per abbattere stereotipi di ogni tipo: da quelli di genere a quelli legati all'orientamento sessuale, cercando di restituire una certa dignità a tutte quelle donne che per anni sono state ignorate, pur essendo parte della cultura. Tanti i temi trattati, dalla parità di genere, soprattutto linguistica, all'inclusività, passando anche per concetti piuttosto ostici come la cosiddetta cancel culture che sembra essere al centro della maggior parte dei discorsi al giorno d'oggi pur non sapendo esattamente cosa essa sia.

Nella parte finale della chiacchierata, Gheno ha voluto sottolineare come il mondo non sia fatto di elementi drasticamente opposti, chiedendosi come sia possibile trasportare questo assioma in contesti che di binario hanno ben poco: «Il nostro mondo è fatto di continuum. La lingua cambia impercettibilmente a ogni passo che facciamo, anche la distinzione tra cielo e terra è graduale. È possibile che in questo mondo l'unica cosa davvero binaria sia il sesso? Per me è naturale portare questo discorso dei continuum in altri contesti e mettere in discussione quelle che spesso sono prese come verità assolute. Io mi immagino una società in cui si possa vedere così l'umanità: come un cambiamento continuo e impercettibile che poi ha degli estremi che si vedono di più. Ma allora perché discriminare in base a fattori di questo genere?» si è chiesta l'autrice in chiusura.