Paolo Simoncelli: «Vedere il 58 di nuovo in giro per i circuiti d'Europa e del mondo è un'emozione grande»

La famiglia Simoncelli e Aldo Drudi hanno scelto di vivere il sogno di Marco, nonostante tutto, riportando il suo nome nel circus del motomondiale

giovedì 14 giugno 2018 10.01
A cura di Cristina Scarasciullo
23 ottobre 2011, una data che in molti vorrebbero dimenticare e che invece resterà scolpita nella memoria per sempre. Una data che ha sconvolto la vita di tante persone. La curva 11 del Sepang International Circuit sarà sempre legata ad un ricordo doloroso e triste, ad un momento in cui tutto sembrava essere finito. Al secondo giro del Gran Premio della Malesia, Marco Simoncelli, pilota 24enne del team Honda-Gresini, è morto in un clamoroso incidente, perdendo il controllo della sua moto e venendo travolto da Colin Edwards e Valentino Rossi. Il suo sogno di "andare forte con le moto grosse" si è interrotto a metà, anzi forse anche prima. Dopo un meraviglioso secondo posto conquistato a Philip Island (GP d'Australia) due settimane prima, al termine di una memorabile battaglia con l'avversario di sempre Andrea Dovizioso, sembrava davvero che fosse arrivato il momento per Marco di diventare un grande anche nel paddock, e invece il destino ci ha messo lo zampino.

Sono passati più di sei anni da quella buia domenica di Sepang. Nella stagione 2017 il nome di Marco Simoncelli è tornato sulle piste del Motomondiale, grazie al lavoro della Sic 58 – Squadra Corse che ha deciso di farsi carico del sogno di un ragazzo di soli 24 anni e farlo rivivere attraverso nuovi e promettenti talenti delle due ruote. Paolo Simoncelli, classe 1951, è l'anima pulsante di questo nuovo team. Fino a sei anni fa era semplicemente un padre che stava accanto al figlio mentre inseguiva il suo sogno, e che per questo ha visto il sogno spegnersi sul più bello. Ma la caparbietà è evidentemente un segno distintivo della famiglia Simoncelli, e la presenza di quest'uomo nel paddock nonostante tutto ne è la dimostrazione.

Il Paolo Simoncelli che è tornato alle corse non sembra tanto diverso da quello di sei anni fa: nel box insieme ai ragazzi, segue ogni prova, ogni giro, dà consigli, dà una pacca sulla spalla quando le cose non vanno bene, gioisce per i risultati positivi.
Abbiamo scelto di far raccontare direttamente a lui questa nuova avventura.

Sic 58 - Squadra Corse: un nome e una missione importante, far crescere una nuova generazione di piloti all'ombra di un grande campione. Come si fa a portare avanti un progetto che porta il suo nome e che mette dei giovani promettenti su una moto dopo quello che è accaduto a Marco?

«Il progetto nasce da un'idea di Aldo Drudi che, sia io che mia moglie, abbiamo deciso di abbracciare e realizzare. A distanza di qualche anno devo dire che è stata la scelta giusta, perché io e la mia famiglia viviamo molto meglio, abbiamo meno tempo per pensare. Vedere il 58 di nuovo in giro per i circuiti d'Europa e del mondo è, certamente, un'emozione grande».

Marco a 7 anni scriveva sui diari di scuola "diventerò world champion". Da allora si è impegnato tanto che alla fine ci è riuscito. Non ha mai tenuto il suo sogno in un cassetto, lavorando duramente per raggiungere l'obiettivo. Quanto è stata importante la famiglia per un ragazzo che a neanche 20 anni era già campione del mondo di moto2 per mantenere i piedi saldi a terra?

«La famiglia è sempre un elemento fondamentale nella vita di un pilota, sin dagli albori della carriera perché rappresenta il primo aiuto sia economico che morale. Dopo che Marco è diventato Campione del Mondo il nostro ruolo è diventato ancora più importante per far sì che Marco potesse mantenere i piedi ben ancorati a terra».

AX GP France Venerd GP France Venerd FP JPG
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Suo figlio Marco ha dovuto sgomitare per guadagnarsi un posto nel motomondiale, mentre la nuova generazione di piloti ha a disposizione squadre come la vostra (o quella di Valentino Rossi) che scommettono sui giovani e offrono uno spazio dove crescere e imparare. Mica male, no?

«Non è proprio così semplice come potrebbe apparire. Quando un bambino vuole correre ed entra a far parte di una squadra, all'inizio gli viene sempre chiesto un contributo economico. Quando è nata la nostra Squadra Corse, noi prendevamo i pilotini a costo zero, ma poi ci siamo resi conto che questa non era la scelta giusta né per noi né, soprattutto, per i ragazzi perché erano più inclini a montarsi la testa e sentirsi "arrivati". Per questo siamo giunti alla conclusione che fosse giusto che ci fosse un contributo economico da parte loro perché questo li aiuta a restare umili».

Cosa mette a disposizione dei ragazzi seguendoli nelle gare e qual è l'insegnamento più grande che dovrebbero apprendere i giovani piloti?

«La prima cosa che metto a disposizione è, certamente, una squadra di alto livello tecnico. Insieme al mio team e ai ragazzi che lavorano con me siamo sempre pronti a consigliare i nostri piloti per cercare di aiutarli. Li osserviamo in pista, leggiamo la telemetria insieme a loro… per cercare di correggere gli errori ed aiutarli a migliorare. Poi, sta nell'abilità del pilota saper mettere in pratica gli insegnamenti».

L'ultimo acquisto della vostra squadra è Niccolò Antonelli, giovane promettente e allievo di Valentino Rossi nella sua Academy che però negli ultimi anni ha faticato parecchio. Una vera e propria scommessa…

«Siamo molto contenti di avere Niccolò con noi per questa nuova stagione. È un pilota che milita nel Mondiale oramai da parecchi anni e vanta una certa esperienza. Purtroppo, nella passata stagione ha incontrato delle difficoltà di adattamento alla KTM e questo lo ha rallentato parecchio, insieme ai diversi infortuni che ha subito. Ma è un ragazzo serio, che lavora tanto e crede in quello che fa. Con il mio sostegno possiamo fare una bella stagione insieme».

L'altro giovane pilota che difende i vostri colori è Tastuki Suzuki. Un bilancio della sua passata stagione e gli obiettivi per questa.

«La stagione 2017 è stata molto positiva per Tatsu. Erano giù due anni che correva nel Mondiale ma nessuno si era mai accorto di lui perché non era mai stato in grado di esprimersi al meglio, come invece ha potuto fare durante la passata stagione. È un ragazzo sveglio che si è subito ambientato molto bene in Italia, tant'è che per la prossima stagione ha scelto il nickname GiappoRiccionese da mettere sul casco. L'obiettivo del 2019 è, sicuramente, quello di vincere delle gare».

Oltre al motomondiale la Sic 58 - Squadra Corse è anche impegnata nei campionati di velocità. Sono campionati propedeutici per iniziare una carriera nel motomondiale o sono solo attività collaterali che insegnano ai ragazzi a stare in moto?

«Per la stagione 2018 la nostra Squadra è impegnata anche nei campionati CEV con Montella e Ieraci e ETC con Patacca, Falzone e Bertelle. Mi preme chiarire che noi non siamo un'Academy, ma una Squadra Corse che corre per formare i piloti e per portarli ad alti livelli, iniziando dai campionati di velocità "minori"».

I vostri ragazzi sono molto giovani, quanto conoscevano già e quanto hanno imparato da voi su chi era Marco Simoncelli?

«Tutti i ragazzi che corrono e lavorano nel mio team conoscevano già molto bene la storia di Marco, anzi per alcuni è stato proprio questo il motivo che li ha spinti a contattarmi. Però, è molto bello ed emozionante, quando incontro dei bambini piccoli che per età non hanno potuto conoscere Marco ma che ne conoscono la storia perché gli è stata raccontata dai loro genitori quasi come fosse una favola. Questo mi lascia sempre piacevolmente sorpreso e mi fa pensare a Marco quasi come ad una leggenda da tramandare ai propri figli.»


Lo scorso anno è tornato a Sepang dopo sei anni da quel giorno. È inutile chiederle l'emozione che ha provato, ma abbiamo letto la storia di quel famoso guanto che mancava all'appello e che dopo sei anni è tornato a casa e si è riunito al resto della tuta. Cosa ha significato riavere tutti i pezzi di quella tuta?

«Tornare a Sepang è stato molto difficile. Mi sono fatto accompagnare da mia moglie ma per entrambi non sono stati giorni facili. La storia del guanto è stata una sorpresa emozionante. Quando la signora che lo aveva mi ha chiamato, ho capito subito che si trattava di quel guanto. Ci siamo incontrati all'aeroporto e, nonostante la mia insistenza, lei non ha voluto nulla in cambio. Spero, davvero, che possa venire a Sepang 2018 come mia ospite. Quella tuta di Marco si trova nella galleria storica della Dainese, ma resta coperta. Mancava solo il guanto sinistro per completarla ma, io e mia moglie abbiamo deciso di tenerlo a casa con noi.»

La vostra vita dopo l'incidente non è solo il ritorno alle corse, ma è anche la Fondazione e tutti quei progetti collaterali che portano il nome di Marco. Posso chiederle dove trova e ha trovato la forza per andare avanti?

«Il fil rouge che accomuna tutto quello che io e la mia famiglia facciamo è la consapevolezza di non avere alcun rimpianto, perché sappiamo di aver fatto tutto quello che era in nostro potere per rendere Marco felice e per accompagnarlo nel suo sogno. Sia io che mia moglie sappiamo di aver fatto la cosa giusta. Lei dice sempre che se Marco avesse fatto il muratore quel giorno sarebbe caduto dall'impalcatura. Ognuno ha la propria storia… Però, devo ammettere che la vicinanza e l'affetto che la gente ci ha dimostrato e ci dimostra tutt'ora continuano a sorprendermi. E questo si traduce nelle numerosissime donazioni che riceviamo alla Fondazione. Fino ad ora abbiamo raccolta quasi 2.500.000 (due milioni e mezzo) di euro, una cifra impensabile all'inizio di questa avventura.»

Gli obiettivi per i due portacolori della Sic 58 – Squadra Corse impegnati nel motomondiale sono quelli di migliorarsi giorno dopo giorno e crescere, in pista e fuori. Dopo il podio di Motegi, nella gara di casa del 2017, il giapponese Tatsuki Suzuki quest'anno spera di togliersi quante più soddisfazioni possibili, magari centrando il gradino più alto del podio. Nelle prime sei gare di quest'anno ha centrato tre volte la top10 (Austin, Jerez e Le Mans). Per quanto riguarda Niccolò, ultimo arrivato nella squadra del Sic, questo è l'anno del riscatto. Dopo una stagione difficile su KTM sia per problemi di adattamento alla moto che, soprattutto, per i gravi infortuni subiti, Niccolò ha voglia di fare bene quest'anno e le prime sensazioni con la Honda sono state subito positive. Già nel week end d'esordio in Qatar ha ottenuto la pole position, la prima per il team italiano, e nonostante le difficoltà è riuscito a portare a casa degli ottimi piazzamenti in tutte le gare.

L'impegno della famiglia Simoncelli non è però solo il team. Da anni ormai la Fondazione Marco Simoncelli O.n.l.u.s. porta avanti una serie di iniziative umanitarie, ed è stata fondata dalla famiglia Simoncelli per onorare in modo degno e duraturo la memoria di Marco. Attualmente l'impegno principale della Fondazione è quello di finanziare un "Centro Diurno per Ragazzi Disabili" a Coriano. Si tratta di un progetto ambizioso in cui si sta concentrando tutta la raccolta fondi di questi ultimi tre anni, ma Paolo è un uomo temerario che non si lascia scoraggiare e ha sempre creduto che la sfida di raccogliere 2.500.000 di euro fosse affrontabilissima e assolutamente possibile. Ed ha avuto ragione! Il Centro verrà inaugurato entro il 2018 e sarà il fiore all'occhiello dei progetti della Fondazione che, parallelamente, si è occupata di aiutare la Croce Rossa di Rimini per comprare un'autoambulanza pediatrica.