25 aprile, il messaggio del Partito Democratico
«Dobbiamo essere tutti "costruttori di pace" se vogliamo vivere in serenità»
Tutti noi siamo abituati a vedere il 25 aprile come una festa della Liberazione dal Nazifascismo e di fine della Seconda Guerra Mondiale.
Quest'anno però, non è una festa di liberazione per tutti i popoli; infatti, nella vicina Ucraina si combatte ancora, non contro i tedeschi ma contro l'esercito russo di Vladimir Putin, che dal 24 febbraio 2022 ha invaso l'Ucraina.
Ancora una volta è guerra. Atroce, piena di distruzione, morti, stupri, sofferenza.
Nessuno mai avrebbe mai immaginato che, a distanza di tanto tempo, il mondo intero, potesse ritrovarsi a rivivere le peggiori mostruosità e nefandezze. Le crudeltà subite dalla popolazione Ucraina sono raccapriccianti e inenarrabili.
Una guerra "sacrilega e ripugnante" definita da Papa Francesco, impegnato insieme agli altri leader europei in tentavi di mediazione, rimasti purtroppo ancora inascoltati da Putin.
La Federazione delle Associazioni Partigiane ha fatto sapere che è fondamentale sostenere gli ucraini; un popolo che, come noi in passato, sta difendendo il proprio Paese, il suo diritto all'autodeterminazione ed i valori comuni della democrazia. Si tratta di una guerra partigiana simile a quella dei resistenti italiani del 1942/45. Zelensky è il Presidente liberamente eletto dal popolo ucraino e Putin non ha il diritto di esportare, con la guerra e la violenza, il suo regime autoritario altrove, eliminando ogni tipo di oppositore politico interni ed esterno.
Il Presidente Mattarella ha ricordato che Festeggiare il 25 aprile è un "dovere morale e civile".
La senatrice Liliana Segre ha dichiarato che quello di quest'anno sarà un 25 aprile diverso, un anno in cui sarà difficile cantare Bella Ciao senza pensare ai fratelli ucraini, impegnati nella lotta per la propria libertà.
Norberto Bobbio, in un discorso rivolto agli uomini ed alle donne della Resistenza il 25 aprile 1957, trovo nella liberazione: "Un'esplosione di gioia che si diffuse rapidamente in tutte le piazze, in tutte le vie, in tutte le case. Ci si perdeva di nuovo negli occhi e si sorrideva. Ci si abbracciava per strada. Si sventolavano fazzoletti e bandiere. Le strade, nonostante che gli ultimi cecchini sparassero dai tetti, si rianimavano. Si poteva ricominciare a sperare. Eravamo diventati uomini con un volto solo, ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno abbiamo vissuto una tra le esperienze più belle che all'uomo sia dato di provare: il miracolo della Libertà, sono stati giorni felici e, nonostante i lutti, i pericoli corsi, i morti attorno a noi e dietro di noi, furono tra i giorni più felici della nostra vita".
Quanto sopra riportato deve essere di monito per tutti e di insegnamento specie per i più giovani.
La guerra è morte, dolore, sofferenza, fame, distruzione e devastazione.
La Pace è vita, gioia, lavoro, benessere e felicità.
In democrazia il popolo è libero e sovrano, e deve esser libero di scegliere i propri rappresentanti e decidere le proprie sorti.
Ognuno di noi nel suo piccolo deve prodigarsi per una politica di pace, libertà e democrazia.
Dobbiamo essere tutti "costruttori di pace" se vogliamo vivere in serenità.
È questo l'auspicio che sentiamo di fare per questo 25 aprile: diventare tutti dei costruttori di pace!
Si torni quindi alla "Ostpolitik", al dialogo, alla distensione tra i popoli, al disarmo, alla non proliferazione e controllo dell'energia nucleare, tanto faticosamente raggiunti nel passato. Viva l'Italia! Viva l'Europa! Viva la pace!».