Attualità
A Bisceglie arriva "la terapia della bambola"
Il centro anziani Storelli sperimenta una cura senza farmaci innovativa per combattere le demenze senili
Bisceglie - mercoledì 4 ottobre 2017
Il centro anziani Storelli non è quello che frettolosamente si tende a chiamare Casa di riposo. Qui non ci si ferma mai. Qui c'è sempre da fare.
Sotto la guida di un ormai collaudato gruppo di professionisti, gli ospiti di questa struttura vengono amorevolmente aiutati a svolgere diverse attività nel corso della giornata.
Si spazia dai laboratori occupazionali alle letture di gruppo alla stimolazione cognitiva a quella sensoriale, dalla Pet-therapy alla musicoterapia, dall'archivio del gesto a laboratori creativi a giochi di matematica o giochi con le parole, dalla ginnastica di gruppo fino alle feste a tema che coinvolgono spesso anche i parenti.
Il tutto è finalizzato a soddisfare i bisogni dell'anziano non solo dal punto di vista medico ma anche da quello delle relazioni sociali.
Ma quando i professionisti sono veri non si accontentano dei risultati ottenuti. Cercano sempre di migliorare. Grazie alla disponibilità del direttore generale don Fabio Daddato, che sotto le vesti da parroco nasconde doti da manager navigato, i professionisti del centro anziani Storelli hanno pensato di inserire fra le varie attività terapeutiche anche una nuova opportunità di recupero per i loro nonni (loro chiamano affettuosamente così tutti gli ospiti della struttura).
Nel corso di un affollato meeting con i parenti dei nonni, tenutosi lunedì 2 ottobre presso il centro, è stata introdotta la "terapia della bambola". Ad illustrarla, la psicologa milanese Giusy Carrubba, la psicologa della struttura Marianna Filograsso e l'assistente sociale Mariangela Germinario, instancabile trascinatrice di ogni attività.
Come illustrato dalla Carrubba, la "terapia della bambola" non è una cura farmacologica ma un coadiuvante. Anzi ha spesso consentito di ridurre i dosaggi di alcuni farmaci nel trattamento delle demenze senili e dell'Alzheimer.
Poiché non esistono cure farmacologiche efficaci al trattamento delle patologie che comportano perdite cognitive rilevanti, lo sforzo degli "addetti ai lavori" è orientato a cercare di ridurre le funzioni degenerative ed i disordini comportamentali di chi ne è affetto.
La terapia della bambola serve proprio a questo: favorisce sentimenti positivi di attaccamento e sicurezza e porta ad una diminuzione dell'aggressività che si manifesta negli anziani con demenza.
Lo strumento utilizzato nel trattamento non è un giocattolo comune. La Empathy Doll, prodotta interamente in Italia, ha caratteristiche particolari: capelli scomposti, braccia e gambe allargate (quasi a voler abbracciare chi la tiene), peso distribuito (per somigliare ad un neonato),
sguardo non diretto (per non mettere a disagio chi la guarda), tratti somatici appositamente studiati per favorire l'accoglimento attivo da parte dell'anziano.
A Bisceglie alcune bambole sono già state adottate. La somministrazione iniziale sarà diretta da un riabilitatore esperto, che valuterà i progressi stimolando la costruzione del rapporto simbolico, anche con il coinvolgimento della famiglia.
Sotto la guida di un ormai collaudato gruppo di professionisti, gli ospiti di questa struttura vengono amorevolmente aiutati a svolgere diverse attività nel corso della giornata.
Si spazia dai laboratori occupazionali alle letture di gruppo alla stimolazione cognitiva a quella sensoriale, dalla Pet-therapy alla musicoterapia, dall'archivio del gesto a laboratori creativi a giochi di matematica o giochi con le parole, dalla ginnastica di gruppo fino alle feste a tema che coinvolgono spesso anche i parenti.
Il tutto è finalizzato a soddisfare i bisogni dell'anziano non solo dal punto di vista medico ma anche da quello delle relazioni sociali.
Ma quando i professionisti sono veri non si accontentano dei risultati ottenuti. Cercano sempre di migliorare. Grazie alla disponibilità del direttore generale don Fabio Daddato, che sotto le vesti da parroco nasconde doti da manager navigato, i professionisti del centro anziani Storelli hanno pensato di inserire fra le varie attività terapeutiche anche una nuova opportunità di recupero per i loro nonni (loro chiamano affettuosamente così tutti gli ospiti della struttura).
Nel corso di un affollato meeting con i parenti dei nonni, tenutosi lunedì 2 ottobre presso il centro, è stata introdotta la "terapia della bambola". Ad illustrarla, la psicologa milanese Giusy Carrubba, la psicologa della struttura Marianna Filograsso e l'assistente sociale Mariangela Germinario, instancabile trascinatrice di ogni attività.
Come illustrato dalla Carrubba, la "terapia della bambola" non è una cura farmacologica ma un coadiuvante. Anzi ha spesso consentito di ridurre i dosaggi di alcuni farmaci nel trattamento delle demenze senili e dell'Alzheimer.
Poiché non esistono cure farmacologiche efficaci al trattamento delle patologie che comportano perdite cognitive rilevanti, lo sforzo degli "addetti ai lavori" è orientato a cercare di ridurre le funzioni degenerative ed i disordini comportamentali di chi ne è affetto.
La terapia della bambola serve proprio a questo: favorisce sentimenti positivi di attaccamento e sicurezza e porta ad una diminuzione dell'aggressività che si manifesta negli anziani con demenza.
Lo strumento utilizzato nel trattamento non è un giocattolo comune. La Empathy Doll, prodotta interamente in Italia, ha caratteristiche particolari: capelli scomposti, braccia e gambe allargate (quasi a voler abbracciare chi la tiene), peso distribuito (per somigliare ad un neonato),
sguardo non diretto (per non mettere a disagio chi la guarda), tratti somatici appositamente studiati per favorire l'accoglimento attivo da parte dell'anziano.
A Bisceglie alcune bambole sono già state adottate. La somministrazione iniziale sarà diretta da un riabilitatore esperto, che valuterà i progressi stimolando la costruzione del rapporto simbolico, anche con il coinvolgimento della famiglia.