Presepe © Bansky (profilo instagram)
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Religioni

Sopportare insieme: ecco gli auguri di Natale

Messaggio di auguri a cura di don Matteo Losapio

Eccoci arrivati alla Grande festa del Natale. Solennità liturgica ma soprattutto Grande Festa come ci ha ricordato anche Vinicio Capossela nel suo nuovo album dal titolo Sciusten feste n. 1965, storpiatura italogermanica delle Schützenfest, "un chiassoso raduno in cui si tira al bersaglio, si elegge un campione, si beve moltissimo e la musica non è un granché" come ricorda lo stesso cantautore. E per questo Natale vogliamo rimetterci in ascolto proprio della prima canzone dell'album Abide with me, Sopporta con me. Scritta dal reverendo scozzese Henry Francis Lyte, è un inno cristiano che, leggenda vuole, abbia suonato l'orchestra del Titanic mentre affondava, nel 1912. Ed è immerso in questa canzone che desidero augurarvi, buon Natale.



Sopporta con me, mio Signore, per ogni evenienza. Sopporta con me, gli eventi precipitano, le tenebre sprofondano, Signore, con me sopporta tutto questo. Non sopporta me, Signore, ma sopporta con me! Quando le tenebre attraversano la realtà in cui abito, le relazioni che mi trovo a vivere, e io stesso rischio di sprofondare: sopporta con me, Signore.

Dove l'aiuto degli altri fallisce, quando non basta più e il conforto svanisce. Aiuto dei senza aiuto, sopporta con me, soprattutto la sera. Soprattutto nelle mie sere, quando tutti i riflettori di abbassano e mi ritrovo solo con me stesso, dinanzi all'orlo di una libertà di cui mi sembra difficile trovare senso, quando vorrei parlare con le persone intorno a me ma tutti sembrano troppo indaffarati per prestarmi ascolto, quando neanche le parole degli altri bastano ad alleviare il peso di tutto ciò che mi porto dentro, sopporta con me, Signore.

Ai margini del breve giorno della vita, la gioia della terra cresce e continua, ma la sua gloria passa; tutto intorno quello che vedo cambia e decade. Oh, ma tu che non cambi mai, insomma, sopporta con me. Le luminarie di questo Natale brillano e tutto intorno è aria di festa, regali, cene e famigliari, ma tutto passa e anche dopo questo Natale forse mi ritrovo solo con qualche chilo di troppo da smaltire. Le gioie della vita ci sono e sono tante ma c'è un desiderio più profondo, più autentico e più concreto, di ciò che non cambia, di un "per sempre" in grado di afferrare il cuore e di fissare l'eternità nello sguardo di una persona amata.

Non ti chiedo la carità né parole di conforto, per chi mi hai preso? Per uno dei tuoi discepoli, eh Signore? Familiare, disponibile, paziente, libero, solitario. Non tenermi compagnia, ma abbi il coraggio almeno una volta, di sopportare con me. Non mi bastano più le zuccherose parole di questi giorni, ma una Parola in grado di riscaldare. Una Parola che non mi tenga solo compagnia in questi giorni ma che mi aiuti a diventare umano, a ricordarmi di essere di carne, di questa carne, fragile e meravigliosa.

Non venire nel terrore come il re dei re, ma delicato e gentile con ali di sentimento con lacrime per tutti i peccati e un cuore nuovo per ogni necessità. Vieni, amico dei peccatori, sopportiamo insieme. Ne abbiamo già troppi che spadroneggiano con terrore, presunzione e superbia. Ci sono già troppi governanti di questo mondo, troppi Erode che pesano carichi residuali. Abbiamo bisogno di persone che sappiano piangere per i nostri peccati, di persone in grado di essere amici, persone autentiche e vere, sincere e con un cuore rinnovato, delicate e gentili, che ci aiutino a sopportare insieme.

Nella mia testa continua a sorridere, come nella prima giovinezza. E nel frattempo ho attraversato ribellioni e perversioni che non mi hanno più lasciato, ma io ho lasciato loro. Almeno alla fine, oh Signore, sopporta con me. C'è stato un momento, Signore, in cui ho creduto in te. È il momento in cui ti ho ascoltato sorridere in un giorno di primavera nella mia giovinezza, quando tutto intorno c'è stato sole e splendore e non potevo fare a meno di essere felice. Un momento, anche solo un momento, in cui un raggio di sole, una stella cadente, un'onda di mare, un battito d'ali o una zolla di terra mi ha raccontato più delle mie debolezze, che mi ha aperto il senso di tutto questo mio errare e incontrare.

Sopporta con me, ne ho bisogno come le ore hanno bisogno di passare. Cosa, se non la grazia può alleviare il potere delle tentazioni? Chi, se non tu stesso potrà guidare il mio restare? Sole e nuvole, Signore, sopporta con me. Non ho bisogno di altro tempo, ma ho bisogno di tempo, Signore. Tempo di grazia per alleviare il grande potere della tentazione di lasciare tutto, di chiudere le porte alla vita, di mollare una persona che credevo di amare, di non impegnarmi o di abbandonare tutto ciò che ho faticosamente costruito perché non trovo alcuna motivazione. Solo tu puoi guidare il mio restare lì, nelle scelte che danno forma alla vita, stenuate dall'indifferenza e dalla mancanza di grazia e di grazie. Sopporta con me, Signore, perché possa trovare grazia, sole nelle mie nuvole, e restare.

Non temo nulla, se ci metteremo d'accordo. Il malessere è senza peso e le lacrime non sono amare. Dov'è la punta della morte? Dov'è sepolta la vittoria? Trionferò lo stesso, se tu solo sopporterai con me. Non è che non sia contento di ciò che faccio, ma alle volte la fatica si fa sentire. Per questo ho bisogno di Te che ti riveli in coloro che alleviano il mio peso, che non hanno paura delle mie lacrime e che sanno ascoltare anche quando non gemmano dagli occhi. Qualcuno che mi sia accanto e che mi abbracci perché la fredda punta della morte non mi colga e la vittoria della vita non sia sepolta nella neve. Un sorriso silenzioso che trionfa e rischiara l'indicibile che mi porto dentro.

Resisti fino al passaggio, prima che gli occhi mi si chiudano. Brilla nella nebbia e indicami il cielo trasparente. Il mattino irrompe in paradiso e l'ombra inutile della terra sparisce. In vita e morte, Signore, di questo davvero ti prego, sopporta con me. Brilla nel Cristo tuo Figlio, Signore, nella nebbia delle mie miopie. Brilla prima che gli occhi non vedano nient'altro che il buio che mi circonda. Irrompi nella mia storia con lo splendore caldo di un paradiso che sappia accogliermi per come sono e non per come gli altri mi vorrebbero. Brilla e riscalda con luce di vivo fulgore, non solo nelle convenzioni dei cenoni di questi giorni, ma nella mia vita e nella mia morte, nel senso ultimo di ogni mio giorno, nella dolcezza del ritorno di un amico lontano, di una nascita nuova, di un ritrovarsi in uno sguardo e accogliersi in un abbraccio che sappia sopportare, come il tuo Figlio Gesù che viene in mezzo a noi.

L'augurio è che questa ciascuno di noi possa incontrare il Signore che ha scelto di sopportare con noi, nel Volto del Cristo Bambino.
  • Natale
  • Matteo Losapio
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